La cultura dell’omertà: “Iddu”

Elio Germano e Antonio Piazza hanno incontro il pubblico in occasione dell’anteprima nazionale del nuovo film sul mafioso trapanese Matteo Messina Denaro

Stefano Zito

Messina e Catania hanno ospitato le anteprime nazionali del film Iddu - L’ultimo padrino di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia con Elio Germano e Toni Servillo. 

Il film è liberamente ispirato al saggio epistolare Lettere a Svetonio (2008), una raccolta di missive del boss latitante Matteo Messina Denaro destinate ad un ex sindaco di Castelvetrano che nel frattempo collaborava con i servizi segreti.

A rispondere alle domande del pubblico sul nuovo prodotto cinematografico sono stati il regista Antonio Piazza e l’attore Elio Germano.

«Il progetto all’inizio si chiamava Il latitante, poiché si basa soprattutto sull'assenza, ma contemporaneamente anche sulla giostra composta dalle persone che ruotano attorno a questo fantasma» – dichiara Elio Germano introducendo tematica principale e il processo creativo dell’opera. L’attore continua affermando: «La giostra umana rappresenta vari aspetti della nostra società e delle varie vite che, seppur apparentemente diverse, seguono gli stessi obiettivi».

Elio Germano e Antonio Piazza al cinema Apollo di Messina

Elio Germano e Antonio Piazza al cinema Apollo di Messina

A seguire, è intervenuto il regista Antonio Piazza che ha raccontato: «Questo film fa parte della trilogia di racconti siciliani, iniziata nel 2013 con il noir Salvo, continuata con Sicilian Ghost Story (2017) e conclusa quest’anno con Iddu».  Poi ha aggiunto: «La volontà di condividere questa storia nasce dalla necessità di comprendere il motivo di una latitanza così duratura».

Il film si pone questa domanda e risponde attraverso il racconto di un episodio caratterizzato dalla quantità di tempo impiegato dal boss Matteo Messina Denaro nello scrivere centinaia di pizzini, ovvero piccoli pezzi di carta o bigliettini, che hanno rivelato moltissime sfaccettature di questa figura nascosta al mondo per trent’anni.

«Messina Denaro era un narcisista patologico, con un ego smisurato che nutriva attraverso letture borghesi – afferma il regista, aggiungendo -. Nel suo covo sono stati trovati libri di Baudelaire, Dostoevskij e oltre duecento film di registi come Antonioni e Francis Ford Coppola». Le letture accrescevano il suo ego, ma non gli restituivano umanità. Per questa ragione Piazza racconta: «I pizzini non solo hanno svelato il suo narcisismo, ma hanno mostrato la realtà grottesca attorno a lui, che nutriva la sua latitanza».

Toni Servillo ed Elio Germano in una scena del film

Toni Servillo ed Elio Germano in una scena del film

Nel film spiccano le interpretazioni di Elio Germano, nei panni di Messina Denaro, e di Toni Servillo nelle vesti di Catello Palumbo, un politico condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Poco prima di concludere l’incontro, Germano ha raccontato la sua esperienza sul set: «È stato un piacere poter lavorare per la prima volta con Toni Servillo, mi reputo fortunato per aver potuto costruire il personaggio con grande attenzione e meticolosità a fianco di un professionista come lui».

In conclusione, il regista Antonio Piazza ha affermato: «Non ci sono messaggi da lasciare, ma resta a chiunque di noi solo amarezza, poiché la latitanza di Messina Denaro è una delle pagine più nere della storia italiana».

Tuttavia, la visione del film è un'occasione molto importante per avvicinarsi a questo argomento, dato che l’analisi della mafia rompe la quarta parete e arriva allo spettatore con forza, stimolando molteplici riflessioni su un tema ormai diventato un tabù, ma che ancora rappresenta il presente in cui viviamo.

Forse gli autori avrebbero potuto denunciare il plausibile ruolo di una parte delle istituzioni nella vicenda con più coraggio, ma la storia permette ugualmente di scoprire le origini delle persone che coltivano la cultura dell’omertà, rivelandone le debolezze e l’ipocrisia su cui è fondata. Quindi, la visione del film è necessaria, perché tutti gli spettatori hanno il dovere di iniziare un confronto, chiedendosi il motivo per cui avviene tutto ciò e studiando le alternative. Il cambiamento è possibile, poiché la realtà è soltanto il punto di partenza.