KinEst Fest: il cinema da ritrovare

Intervista a Santina Arena e Chiara Platania, curatrici del KinEst Fest – Festival Internazionale del Cinema in scena a Catania, che quest’anno si è diviso tra Centro Universitario Teatrale e Zō Centro Culture Contemporanee

Giovanni Greco

La quarta edizione del KinEst Fest – Festival Internazionale del Cinema presenta film indipendenti dalla diversa origine culturale tra centro ed est Europa, ma con un punto in comune: creare cinema a prescindere dalla situazione e dai mezzi.

Ad illustrarli Santina Arena e Chiara Platania, curatrici del KinEst Fest in scena a Catania. Un'edizione che quest’anno è stata ospitata dal Centro Universitario Teatrale dell'ateneo catanese e dal Zō Centro Culture Contemporanee

Quanto vi sta a cuore l’idea di avvicinare il mondo dei giovani al cinema?

«Speriamo sempre di avvicinare i più giovani alla Settima Arte e siamo soddisfatte delle richieste ricevute, non tanto nel numero ma nell’entusiasmo manifestato. Crediamo che il nostro sistema produttivo sia fallace in questo senso», afferma Chiara Platania, co-curatrice del festival – «perché abbiamo molti aspiranti registi le cui opere non arrivano al grande schermo, nonostante siamo uno dei paesi che investe di più nell’industria cinematografica. In buona parte dell’Europa, invece, ci sono registi giovanissimi che realizzano pellicole, a volte come tesi di laurea, capaci di sfondare sul mercato, molte di queste sono presenti al festival, come Without Air di Katilin Moldovai, opera prima della regista, già premiata al festival di Trento», conclude.

Il film è stato proiettato il 5 novembre al Centro Zō e tratta di una donna, Ana Bauch (Ágnes Krasznahorkai), insegnante di lettere in una scuola superiore ungherese che decide di mostrare un film sulla vita di Rimbaud, che non viene però apprezzato dai genitori di alcuni studenti, che, accusano la docente di promuovere l’omosessualità, costringendola a scegliere tra il lavoro e i suoi ideali» – aggiunge Santina Arena, l’altra curatrice del festival.

Un fotogramma del film

Un fotogramma del film

Esiste un collegamento tra tutti questi film pur essendo di paesi e culture diverse?

«Teniamo sempre a scegliere film che rispecchino le nostre idee sul mondo e desideriamo lasciarne una traccia nei nostri eventi, per questo abbiamo inserito Without air, nonostante fosse già stato presentato al festival di Trento, per via delle tematiche trattate, come quelle dell’omofobia e della poca abitudine da parte delle ultime generazioni a guardare film più impegnativi», afferma Chiara Platania.

«Nel 2022 abbiamo proiettato Horse Riders di Marjan Gavrilovski nel liceo musicale Angelo Musco di Librino – prosegue -. Il film racconta di un gruppo di senzatetto ed è stato girato con una macchina da presa e cinque attori, di cui tre protagonisti: Dolores Popovic, Nikola Kuzelov e Boban Kuleski».

«Abbiamo notato che gli spettatori non erano abituati al sottotitolo e che le loro preferenze erano concentrate sui blockbuster famosi – ricorda -. È proprio questo il punto, buona parte del nostro pubblico va in sala solamente per film blockbuster o al massimo opere pubblicizzate dai social network che arrivano poi sul grande schermo. In Macedonia invece, il film Te dua, majke sempre di Marjan Gavrilovski, che ha avuto la prima visione mondiale al KinEst Fest qualche anno fa, ha tenuto testa a Barbie negli incassi nazionali».

Un fotogramma del film

Un fotogramma del film

Cosa potete dirci sul film Franky five star?

«La proiezione in concorso al Centro Universitario Teatrale è una meravigliosa commedia diretta da Birgit Möller, che racconta di Franky, una ragazza (interpretata da Lena Urzendowsky) dalle cinque personalità diverse che devono convivere insieme – spiega Santina Arena –. È sviluppato su due piani narrativi, quello della Franky accademica, della vita sociale, le relazioni e del mondo esterno, e le sue personalità che si sviluppano nella sua mente come in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, passando dalla donna vanitosa e curata esteticamente alla bambina dai comportamenti infantili».

«Queste personalità sono rappresentate, ad esempio, dal maggiordomo o dalla bambina che quando esce di casa fa scatenare il lato infantile della protagonista, facendoci capire con giochi di montaggio e transizioni il senso della storia. È un film che racconta in modo goliardico tutto ciò che c’è in noi», aggiunge Santina Arena. La regista era presente in sala, e dopo aver ricevuto l’applauso del pubblico è stata disponibile a dialogare con i presenti, rispondendo a domande e curiosità sulla realizzazione e sul significato del film.

Un fotogramma del film

Un fotogramma del film

Una breve battuta su Nocn klid?

«Quello di Michal Hogenauer, in programma il 6 novembre, è un altro film da attenzionare. Sarà l’anteprima assoluta in Italia – spiegano le curatrici –. Saremo spettatori della storia di un borghese dalla vita così tranquilla e anonima da non avere un nome, ma un’iniziale “M.”, a sottolineare la sua mancanza d’identità nel mondo».

«Tutto questo verrà scombinato dagli eventi e la narrazione assumerà i toni di un thriller ad alta tensione, con cui il regista unisce dramma e critica sociale con generi più leggeri, rompendo il clichè spesso presente del cinema drammatico spesso fine a sé stesso e senza l’ardire di osare», sostengono Santina Arena e Chiara Platania.

E nel concludere l’intervista tengono a un’ultima considerazione: «Da queste culture cinematografiche possiamo imparare a sviluppare uno sguardo critico verso ciò che ci circonda, attraverso l’arte, senza il timore di commettere errori e mettendoci in gioco sin da subito. Molti dei film presentati al KinEst Fest sono stati realizzati da registi giovani che hanno realizzato questi lungometraggi come tesi di laurea, a testimonianza di un sistema istituzionale che supporta questo tipo di iniziative e da cui prendere spunto».

Un momento della presentazione al Cut di Unict

Un momento della presentazione al Cut di Unict