L'uomo, le macchine e l'intelligenza

Sui problemi etici e prospettive legali del rapporto uomo-macchina si è soffermato il prof. Salvatore Amato in occasione del convegno dal titolo "Biodiritto, identità e vulnerabilità"

Michela Aiello

«L’intelligenza artificiale influenza sistematicamente tutte le nostre attività: dalla politica, all’arte allo sport e non c’è aspetto della nostra esistenza che non ne sia condizionato». È così che il professore Salvatore Amato, docente di filosofia del diritto, ha esordito descrivendo il complesso rapporto tra uomo e macchine.

L’avvento dei nuovi sistemi di intelligenza artificiale, infatti, ha dato avvio a riflessioni e dibattiti di carattere etico, sociale e politico. Ci si è quindi chiesti in che modo queste tecnologie influenzino la nostra quotidianità e in che modo possano condizionare il futuro.

«Basti pensare – ha continuato il professore Amato – al ruolo che Facebook ha svolto nelle campagne elettorali. O quello di Tik Tok che ci ha ormai abituati a una politica fatta di continue contrapposizioni e di visioni più o meno contrastanti. Per quanto riguarda il futuro, le ipotesi sono diverse. Si potrebbe, prima di tutto, arrivare a una collaborazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, sfruttando le enormi potenzialità che già adesso ci offre. Grazie all’intelligenza artificiale, per esempio, sono stati scoperti nuovi vaccini e sono stati fatti enormi progressi nel mondo della biologia».

Un momento dell'intervento del prof. Salvatore Amato

Un momento dell'intervento del prof. Salvatore Amato

«Il rischio più grande è che l’intelligenza artificiale finisca per controllare ogni aspetto della nostra esistenza privandoci di tutte quelle caratteristiche che ci rendono ‘umani’ – ha aggiunto -. Se pensiamo ai possibili impieghi militari dell’intelligenza artificiale, che tra l’altro stiamo già vedendo in questi ultimi drammatici conflitti, si aprono prospettive tremende per il futuro. Ma c’è anche l’ipotesi di una guerra combattuta da droni e robot-killer che eviterà il sacrificio di vite umane. In definitiva possiamo dire che alcune prospettive sono positive, altre negative, ma tutto dipende da come si sceglie di utilizzare gli strumenti che si hanno a disposizione».

Ma nella vastità dell’ecosistema digitale risulta spesso difficile tutelare gli interessi del singolo. Per farlo, sarà forse necessario istituire nuovi diritti digitali?

La questione è controversa e molti Paesi hanno formulato delle proposte di legge. Nonostante ciò il problema risulta irrisolto. Il professore Amato ha, infatti, spiegato che «l’Unione Europea ha effettivamente provato a stabilire delle direttive univoche tramite l’AI Act, regolamento di cui gli Stati Uniti, e altri Paesi, hanno approvato tanti aspetti».

«Nel caso specifico degli Stati Uniti, Trump ha da poco annunciato di voler cambiare la politica di regolamentazione di Biden, motivo per cui non possiamo, al momento, immaginare cosa ci riserverà il futuro», ha aggiunto.

Il prof. Salvatore Amato

Il prof. Salvatore Amato

In ogni caso, stabilire delle linee guida giuridiche che regolino l’uso e l’applicazione dell’intelligenza artificiale è indispensabile per sfruttarne le potenzialità. Le sue applicazioni sono illimitate e le sue prestazioni variano a seconda del settore e dell’ambito scelto.

«Nel mondo giuridico, per esempio  l’intelligenza artificiale viene utilizzata nella cosiddetta polizia predittiva per valutare la pericolosità sociale di alcuni soggetti negli Stati Uniti d’America – ha detto il docente –. In generale potrebbe portare diversi vantaggi tra cui la semplificazione di tanti rapporti processuali ma non mancherebbero molteplici criticità. Ci si potrebbe chiedere: è possibile fare affidamento su un robot-giudice? Certamente garantirebbe imparzialità ed eviterebbe il problema del consiglio superiore della magistratura, ma è chiaro che la valutazione di un essere umano e qualcosa di diverso da quella di una macchina».

L’operato e il lungo lavoro di ricerca svolto dal professore Salvatore Amato sono stati protagonisti del convegno dal titolo Biodiritto, identità e vulnerabilità, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza nell’aula magna di Villa Cerami. 

Un momento dei lavori

Un momento dei lavori nell'aula magna di Villa Cerami

Ad aprire i lavori è stato il prof. Salvatore Zappalà, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza. «Ho sempre trovato in Salvatore Amato una grandissima disponibilità, segno dello spirito di servizio e di missione che lo contraddistinguono – ha detto il prof. Salvatore Zappalà -. E ho sempre avuto conferma, nel corso degli anni, della sua grande generosità e della sua fiducia nel mondo universitario e nel modo in cui quest’ultimo deve funzionare. Salvatore ha manifestato, in tutti i suoi atti, uno spirito istituzionale di altissimo livello che mi auguro possa essere da modello per i nostri giovani e per tutti gli studenti che verranno».

Il professore Giuseppe Speciale, presidente del corso di laurea in Giurisprudenza, ha posto l’attenzione sul lavoro intellettuale svolto dal docente precisando che «il grande merito di Salvatore Amato è quello di aver introdotto discipline che affrontavano il rapporto tra tecnologia e diritto. Collaborare con Salvatore significa avere accanto un interlocutore con cui costruire qualcosa nell’interesse degli studenti, dell’università e della didattica in generale».

A seguire il professore Bruno Montanari ha introdotto l’evento sottolineando che «l’assenza di una mente importante come quella di Salvatore in questa facoltà, e in un settore disciplinare così importante oggi, sarà davvero evidente. Ha avuto il grande merito di essere un intellettuale con una grande indipendenza critica nell’affrontare anche le questioni più delicate».

Un momento dei lavori

Un momento dei lavori nell'aula magna di Villa Cerami

L’evento è proseguito con una due giorni di interventi di colleghi, ex studenti e personalità di rilievo che, in un modo o nell’altro, hanno collaborato con il professore Amato. Il convegno è stato quindi un saluto speciale e un grande omaggio per un membro del corpo docenti, adesso in quiescenza, che, nel corso degli anni, si è distinto in qualità di insegnante e studioso, svolgendo il proprio lavoro con passione e dedizione.

Tra questi il ricordo di Alberto Andronico, ordinario di Filosofia del diritto (vai al suo intervento)