La rassegna messinese è giunta al nastro di partenza. Dal 1° all’8 dicembre sarà riproposta al pubblico nella rinnovata veste che unisce cinema e opera lirica. L’intervista al direttore artistico Ninni Panzera
Dopo 22 anni ritorna il Messina Film Festival. Dal 1° all’8 dicembre la rassegna sarà riproposta al pubblico nella rinnovata veste che unisce cinema e opera lirica.
Ecco l'intervista a Ninni Panzera per UnictMagazine.
Qual è la storia della manifestazione e che genere di percorso ha portato alla sua rinascita?
«L’ultima edizione risale al 2001, poi c’è stata una lunga interruzione. In origine il festival era collegato alla Saletta Milani, storico cineclub nel centro di Messina, una piccola sala di cinquanta posti, ma cuore pulsante della città. Da lì è iniziata la storia di Giuseppe Tornatore con Nuovo Cinema Paradiso (1988)», dichiara Ninni Panzera.
«E sempre da lì sono passati cineasti del calibro di Werner Herzog e Peter Greenway, insieme a compositori come Philip Glass, Michael Nyman e Franco Battiato. Lo scorso anno, curando il volume Bellini al Cinema, ho avuto modo di scoprire una miriade di fatti e curiosità sul legame tra cinema e opera lirica. Considerato poi che non esistevano rassegne dedicate a questo particolare e singolare rapporto, è nata l’idea di riprendere il Messina Film Festival nella nuova declinazione di “Cinema & Opera”. Sono stato fortunato a trovare l’immediato sostegno del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, del suo commissario straordinario Orazio Miloro e del sovrintendente Gianfranco Scoglio, così è partita l’operazione Cinema & Opera 2023», ha aggiunto.
Messina Film Festival
Che cosa lega due espressioni artistiche, in apparenza così diverse, come cinema e opera lirica?
«In effetti, una delle cose che più mi ha stupito avvicinandomi a questi studi è l’intima connessione fra il cinema e l’opera lirica – ha spiegato il direttore artistico -. Non a caso, il cinema delle origini ha attinto a piene mani dall’opera lirica, traendo spunto dalle storie e dalle vicende che questa era capace di raccontare. L’interconnessione tra i due media è fortissima, si è cementata negli anni precedenti all’avvento del sonoro».
«In questa direzione vanno le proiezioni dei film muti La Norma (1915) di Gerolamo Lo Savio e Tosca (1908) di Alfredo De Antoni, che durante il festival saranno musicate dal vivo da un ensemble di studenti del conservatorio, su partiture originali. In seguito, questa fiamma nel cinema si è affievolita, ma l’interesse per il teatro d’opera è rimasto inalterato in grandi registi», continua Panzera.
«Voglio ricordare Luchino Visconti con Senso (1954), Bernardo Bertolucci e Marco Bellocchio, a cui sarà dedicato un omaggio cinematografico, in occasione del conferimento del dottorato di ricerca honoris causa da parte dell’Università di Messina. Ecco dunque che, anche ai nostri giorni, l’opera lirica continua a essere oggetto di grande interesse per il cinema», ha aggiunto.
Un momento della presentazione di Messina Film Festival
La rassegna si aprirà con la mostra, da lei curata, su Vincenzo Bellini e il cinema. Cosa ci dice il cinema sul compositore catanese?
«Il caso di Vincenzo Bellini racchiude simbolicamente quello che è il rapporto tra cinema e opera lirica. Un grande regista come Carmine Gallone ha diretto, dal 1935 al 1954, tre diverse versioni di Casta Diva: quella italiana del 1935 con Sandro Palmieri nei panni del compositore; quella inglese, che non è una traduzione, ma una diversa edizione cinematografica intitolata The Divine Spark, dove è Phillips Holmes a interpretare Bellini; infine un remake nel 1954. Erano film campioni d’incassi in Italia, e anche molto visti all’estero», afferma Ninni Panzera.
«La mostra che sarà inaugurata il primo dicembre lo attesta, presentando materiali pubblicitari reperiti in tutto il mondo. Troverete manifesti pubblicitari spagnoli, francesi, tedeschi, austriaci, alcuni addirittura dal Sudamerica, che mostrano una grandissima vitalità. Bellini era un’eccellenza italiana esportata nel mondo», ha precisato il direttore artistico.
Vincenzo Bellini in 6 film
Il secondo giorno vedrà un omaggio a Maria Callas, nella ricorrenza del centenario della nascita. Qual è l’importanza della sua figura anche in ambito cinematografico e quanto può essere attuale?
«Nel giorno in cui avrebbe compiuto cento anni, proporremo un omaggio a Maria Callas, con la proiezione di Callas Forever (2002) di Franco Zeffirelli e del più recente Maria by Callas (2017), firmato da Tom Volf. Sarà anche l’occasione per rivedere Medea (1969) di Pasolini, unico film in cui la divina è protagonista; insieme al prezioso documentario L’isola di Medea (2017), realizzato da Sergio Naitza, che fa luce sul rapporto affettivo, oltre che professionale, tra la cantante e Pasolini, avvalendosi delle testimonianze di coloro che erano presenti sul set. Sarà anche l’occasione per vedere delle scene inedite, che furono tagliate dal regista in sede di montaggio», ha annunciato Ninni Panzera.
«Da pochi giorni è uscito Callas – Parigi, 1958 (2023) di Tom Volf, che racconta di uno straordinario concerto tenuto nella capitale francese; poi c’è Lettere e memorie (2023), sempre di Tom Volf, con Monica Bellucci nel cast; e sono ancora in corso le riprese del film Maria di Pablo Larraìn, con Angelina Jolie e Valeria Golino. Assistiamo a un grande fermento intorno a questa grandissima figura d’artista», ha continuato.
Maria Callas e Pier Paolo Pasolini
Il festival sembra in grado di guardare al passato, senza dimenticare di aprirsi alla contemporaneità, con un tocco pop che ammicca al piccolo schermo nella sezione “Spot Opera”.
«Si tratta di una scelta precisa, quella di affiancare allo sguardo sul passato una prospettiva sul presente, che ho cercato di realizzare sia attraverso il concorso di cortometraggi, sia attraverso la sezione dedicata agli spot pubblicitari che utilizzano le arie liriche», racconta il direttore.
«Lo guardo sul presente è una delle sfide più affascinanti del festival “Cinema & Opera”. Se è vero che questo genere di musica, per opinione comune, è riservato a un mercato di nicchia, mi chiedo allora il motivo per cui gli esperti di comunicazione ricorrano alle arie d’opera per promuovere con successo prodotti di massa – ha aggiunto -. Un caso su tutti è quello dello stilista Jean Paul Gaultier, che dal 1997 al 2023 ha realizzato sette spot, tutti accompagnati dalle note di Casta Diva. Si tratta di una vera e propria saga pubblicitaria che va avanti da ventisei anni».
«Sarà poi singolare veder scorrere sull’aria di Va, pensiero quattro diversi spot, che vanno dalla pubblicità di una banca ai tortellini, passando per il lancio del celebre aereo Concorde della British Airways. Si rimane stupiti da come le stesse note, scritte secoli fa, riescano ad abbracciare emozioni così diverse di fronte a immagini e contesti tanto vari. Il festival vuole avere un carattere totalmente multidisciplinare», conclude.
Il regista Marco Bellocchio
La rassegna sarà conclusa da un omaggio a Marco Bellocchio, che metterà in luce il suo rapporto con l'opera lirica. Qual è il legame del regista con questo genere?
«Marco Bellocchio da ragazzo voleva fare il cantante lirico. Tutta la sua cinematografia è intrisa di questa passione, che lo ha permeato sin da ragazzo», confessa il direttore artistico.
«Perciò abbiamo operato una selezione tra le sue opere: un mediometraggio, Addio del passato (2000), il cui titolo è tratto dalla Traviata di Verdi e che racconta il rapporto del compositore con la sua terra, con Parma e con Piacenza in particolare; Pagliacci (2016) che è un cortometraggio di diciotto minuti realizzato insieme agli studenti della scuola di cinema di Bobbio; I pugni in tasca (1965) e Vincere (2009), in cui un’aria lirica viene utilizzata in maniera diversa dal consueto, a testimonianza dell’ampio ventaglio di possibilità offerte da questo straordinario genere di musica», ha detto in chiusura di intervista Ninni Panzera.