Al congresso della Società Italiana di Scienza della Vegetazione i docenti Saverio Sciandrello e Marta Puglisi dell’Università di Catania hanno presentato due ricerche sui siti dell’Alcantara e dell’Etna
Il ripristino degli ecosistemi è un tema di particolare interesse per la comunità scientifica con l’obiettivo di recuperare e valorizzare la biodiversità.
Una tematica che ha registrato di recente anche l’intervento legislativo con una l’introduzione di una legge europea sul ripristino della natura. Si tratta della prima legge a livello continentale sul ripristino degli ecosistemi.
E nei giorni scorsi a Venezia - da tempo riconosciuta come il palcoscenico del mondo e, per la sua lunga storia di resilienza e integrazione con l’ambiente naturale e nominata Capitale Mondiale della Sostenibilità – si è tenuto il 57° Congresso Internazionale della Società Italiana di Scienza della Vegetazione organizzato dall’Università Ca’ Foscari.
Al centro del congresso i temi del Ripristino degli habitat di Direttiva, in particolare quelli prativi e dunali, i Processi ecologici che regolano le comunità vegetali, il loro dinamismo e i rapporti catenali e il Monitoraggio degli habitat e delle specie.
Nel corso dei lavori i docenti Saverio Sciandrello e Marta Puglisi del Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali dell’Università di Catania hanno presentato due ricerche riguardanti i siti della Valle dell’Alcantara e l’Etna.
Partecipanti all’escursione nel Delta del Tagliamento (San Michele al Tagliamento)
Vegetation classification and survey of the Alcantara valley (Sicily): first outcomes
La ricerca dal titolo Vegetation classification and survey of the Alcantara valley (Sicily): first outcomes presenta i risultati di uno studio fitosociologico e degli habitat naturali della Valle dell'Alcantara.
Lo studio porta la firma di Saverio Sciandrello, Marta Puglisi, Giulia Miraglia, Fabrizio Meli, Veronica Ranno, Gianpietro Giusso del Galdo (Università di Catania) e Valentina Tamburino (direttrice del Parco Fluviale dell'Alcantara) e illustra le numerose e diversificate, in relazione alle diverse variabili ambientali, fitocenosi rilevate, in particolare le comunità acquatiche radicanti (Ranunculo trichophylli-Groenlandietum densae), le vegetazione rupicola perenne (Erucastretum virgati), i boschi ripariali (Platano orientalis-Alnetum glutinosae e Platano-Salicetum gussonei), la vegetazione boschiva a caducifoglie (Aceri obtusati-Ostryetum carpinifoliae e Genisto-Quercetum congestae).
E ancora la vegetazione boschiva termofila sempreverde (Stipo bromoidis-Quercetum suberis e Bupleuro fruticosi-Quercetum ilicis), la macchia sempreverde (Asparago acutifolii-Oleetum sylvestris), le praterie steppiche (Heteropogono-Hyparrhenietum hirtae), e la vegetazione delle scogliere vulcaniche (Limonietum tauromenitani).
Le attività in campo hanno messo in luce una ricca flora vascolare, rappresentata da 515 taxa, con alcuni elementi di particolare pregio fitogeografico, come Colymbada tauromenitana, Limonium tauromenitanum, Erucastrum virgatum, Serapias francavillae, Stipa valdemonensis, Thapsia garganica L. subsp. messanensis, come pure 52 alberi monumentali (Quercus, Platanus, Olea Populus, Pyrus, Ilex, Celtis, Acer, Ceratonia) di altissimo valore naturalistico.
«È stata evidenziata l’importanza di alcuni habitat minacciati prioritari di conservazione – ha spiegato il docente Saverio Sciandrello -. In particolare i percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea; le Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion; i Boschi orientali di quercia bianca; le Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae).
«Questi habitat sono stati geolocalizzati al fine di attuare, in collaborazione con il Parco fluviale dell'Alcantara, un piano di monitoraggio delle comunità vegetali sensibili ai cambiamenti climatici e alle pressioni umane», ha aggiunto il ricercatore di Botanica sistematica dell’ateneo catanese.
Alcantara, vegetazione acquatica con Ranunculus tricophyllus, in contatto le comunità anfibie ad Apium nodiflorum
The high-altitude volcanic caves of Mount Etna (eastern Sicily, Italy): a refuge for ptero-bryophytic communities
La ricerca dal titolo The high-altitude volcanic caves of Mount Etna (eastern Sicily, Italy): a refuge for ptero-bryophytic communities è incentrata sulle grotte dell’Etna che rappresentano un ambiente di grande interesse geologico e biologico. A causa delle loro condizioni ambientali estreme, inoltre, rappresentano uno dei più ostici ecosistemi per la maggior parte dei gruppi tassonomici, in particolare quelli vegetali.
Per questo motivo, in occasione del 57° International Congress of Italian Society of Vegetation Science (SISV) è stata presentata una relazione sulle comunità brio-pteridofitiche delle grotte d’alta quota dell’Etna dal titolo The high-altitude volcanic caves of Mount Etna (eastern Sicily): a relevant refuge for some ptero-bryophyte communities.
«Si tratta di comunità specializzate e caratterizzate dalla presenza di specie di notevole importanza dal punto di vista fitogeografico e conservazionistico – ha spiegato la docente Marta Puglisi -. Particolarmente interessante è stato il ritrovamento di una specie pteridofitica, Polystichum lonchitis, nuovo record per la Sicilia, e di un gruppo di specie briofitiche artico-alpine che rappresentano i più interessanti relitti glaciali della brioflora siciliana».
«Studi di questo tipo rivelano quanto le grotte siano un prezioso rifugio per la biodiversità, in particolare per specie vegetali strettamente dipendenti dalle condizioni microclimatiche di un ambiente – ha aggiunto l’associata di Botanica sistematica dell’ateneo catanese -. La salvaguardia di questi habitat è fondamentale per proteggere la biodiversità delle grotte favorendone le interazioni biologiche e migliorandone le condizioni ecologiche».
La ricerca porta la firma di Marta Puglisi, Giulia Bacilliere, Manuela Porrovecchio e Saverio Sciandrello (Università di Catania).
In foto la ricercatrice Giulia Bacilliere in una delle grotte dell'Etna