Il principio di uguaglianza e le sue declinazioni

I docenti Paolo Silvestri, Antonio Guidara e Aurelio Mirone sono intervenuti sull’articolo 3 della Costituzione Italiana in chiave contemporanea

Maria Josè Capraro, Matteo Leone, Benedetta Saccuzzo e Isabella Spalletta

Il tema dell’uguaglianza, partendo dall’articolo 3 della Costituzione italiana, è stato al centro del convegno che si è tenuto nei giorni scorsi nell’aula magna di Villa Cerami del Dipartimento di Giurisprudenza.

Un evento – dal titolo Il principio di uguaglianza e le sue declinazioni – organizzato nell’ambito delle attività del Dottorato di ricerca in Giurisprudenza che ha visto come relatori i docenti Paolo Silvestri, Antonio Guidara e Aurelio Mirone dell’ateneo catanese.

Il prof. Paolo Silvestri ha introdotto il dibattito partendo dalla copertina della rivista Forbes 400, emblema dell'oligarchia economica globale, per sottolineare la sproporzione nella distribuzione della ricchezza. Ha osservato come la redistribuzione non avvenga solo in senso progressivo: «Togliere ai poveri per dare ai ricchi è sempre una forma di redistribuzione» e ha portato esempi concreti sulla sproporzione della ricchezza: "Bill Gates guadagna così tanto al secondo che raccogliere una banconota da cento dollari sarebbe per lui una perdita di tempo".

E riprendendo l’articolo 3 della Costituzione Italiana - che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese” – il prof. Paolo Silvestri ha avviato una riflessione articolata su cosa significhi il termine ‘eguagliare’ in una società complessa come quella odierna suscitando interrogativi fondamentali per la comprensione del principio di uguaglianza.

“Quando parliamo del principio di uguaglianza non possiamo semplicemente limitarlo al suo articolo”, ha detto in apertura della sua relazione dal titolo Eguaglianza e giustizia distributiva.

A seguire il docente ha evidenziato come sia “necessario oggi analizzare e soffermarsi sulle tre grandi domande che si vengono a creare quando si parla di questa questione: Qual è la posta in gioco? Qual è il valore dell’uguaglianza? Ma soprattutto, si è uguali rispetto a che cosa?”

“Queste domande - ha continuato Silvestri -, pongono il diritto di fronte a sfide complesse, soprattutto quando si parla di giustizia distributiva e commutativa”. “Quest’ultima - come ha sottolineato più volte il prof. Silvestri - deve essere vista come un simbolo di solidarietà, il poter pagare in base alla propria reale capacità economica; la giustizia fiscale, quindi, non può prescindere dal principio che ogni individuo o impresa debba pagare in base alla propria capacità di farlo, assicurando che nessuno sia sovraccaricato rispetto alle proprie risorse”.

“In una società eterogenea come la nostra, diventa dunque di primaria importanza chiedersi in che misura le diseguaglianze economiche e sociali possano essere giustificate e secondo quale criterio tutti i cittadini possano considerarsi uguali”, ha aggiunto.

Un momento dell'intervento del prof. Paolo Silvestri

Un momento dell'intervento del prof. Paolo Silvestri

A supporto di questi importanti quesiti, lo stesso Paolo Silvestri, ha citato John Rawls, un filosofo politico statunitense che in una delle sue più importanti operedal titolo Una teoria della giustizia (1971), ha proposto un esperimento mentale, il cosiddetto velo di Ignoranza, in cui i lettori sono invitati ad immaginare di poter scegliere le regole di una società senza sapere quale posizione avranno al suo interno.

“Il risultato è la proposta di una società con uguali libertà per tutti e disuguaglianze economiche e sociali giustificate solo al miglioramento delle condizioni di chi è meno avvantaggiato – ha spiegato -. L'obiettivo di Rawls, quindi, è costruire una società che garantisca a tutti le libertà fondamentali, ma che al tempo stesso preveda una redistribuzione della ricchezza a favore dei più svantaggiati. Rawls, dunque, smonta così il concetto di meritocrazia, sostenendo che il "merito" è spesso frutto di circostanze casuali, e propone un welfare state che garantisca giustizia per tutti, in particolare per i più svantaggiati”.

Il secondo intervento dell’incontro – dal titolo Uguaglianza e capacità contributiva - è stato affidato al prof. Antonio Guidara, che ha introdotto il tema della capacità contributiva come chiave di lettura del principio di uguaglianza e della giustizia fiscale. "La tassazione è il cuore del problema redistributivo", ha detto.

Nella sua relazione il docente ha ricordato che molte rivoluzioni sono nate da problemi fiscali e ha sottolineato che «il semplice spostamento del carico fiscale tra regioni non risolve il problema della giusta redistribuzione delle risorse».

A seguire ha affrontato il tema del principio di uguaglianza proponendo un paragone dell’articolo 3 tra le costituzioni di diversi paesi europei.

In particolar modo il docente ha sottolineato “come l’articolo 3 della Costituzione Italiana abbia delle analogie con quella francese e spagnola” evidenziando “le modalità attraverso cui ogni paese agisce per garantire la salvaguardia del principio”.

A non sorprendere però, continua Guidara, “è come altre costituzioni, come ad esempio quella tedesca, non perseguano gli stessi obiettivi”. Il docente ha poi focalizzato la sua attenzione sull’articolo 53 della Costituzione Italiana che stabilisce “il principio della capacità contributiva nel sistema fiscale”.

“Secondo la nostra Costituzione – ha detto - il sistema tributario deve riflettere la capacità economica di ciascun cittadino, un principio che implica che il contributo fiscale è legato alla possibilità reale di pagamento, ovvero alle risorse effettivamente a disposizione del singolo. In sintesi tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e che il sistema tributario deve essere ispirato a criteri di progressività”.

"Questo principio ha una duplice valenza: solidaristica ed egualitaria - ha aggiunto -. La solidarietà si manifesta nel fatto che ciascuno contribuisce alle spese pubbliche in base alle proprie possibilità economiche, mentre l'uguaglianza si riflette nella capacità contributiva come parametro per determinare il dovere di partecipazione alla spesa pubblica".

Guidara ha poi distinto tra capacità contributiva e capacità economica, evidenziando come il sistema tributario debba tenere conto delle condizioni personali e familiari del contribuente. "Prendiamo due lavoratori con lo stesso stipendio: ma con situazioni familiari differenti, non subiscono lo stesso impatto fiscale - ha detto -. Questo dimostra l'importanza di una tassazione equa e calibrata sulle reali possibilità di ciascuno».

In chiusura di intervento il docente ha invitato i presenti “alla riflessione e alla speranza che la capacità economica possa effettivamente tradursi in maniera effettiva e in un sistema fiscale equo”.

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro

A concludere l’incontro è stato il prof. Aurelio Mirone, il quale – nella sua relazione dal titolo Principio di uguaglianza e relazione economiche - si è soffermato “sulle effettive difficoltà di applicare il principio di uguaglianza sancito nell’articolo 3 nel Diritto commerciale” distinguendo tra uguaglianza formale e sostanziale.

"L'articolo 3 della Costituzione sancisce il principio di uguaglianza, ma ci si chiede se esso riguardi solo le persone fisiche o anche le persone giuridiche, come imprese e società", ha osservato. "La giurisprudenza costituzionale ha chiarito che il principio si estende anche a queste ultime, influenzando la regolazione delle attività economiche e della concorrenza", ha spiegato anche se ha evidenziato come questa scelta non abbia risolto le difficoltà nell’applicarlo concretamente nel mondo commerciale”. “Il principio di uguaglianza si scontra, quindi, con le complessità del contesto economico, dove la giustizia può diventare soggettiva e influenzata dalle dinamiche di mercato”, ha aggiunto.

Secondo il prof. Mirone, infatti, “anche se molte leggi commerciali parlano di uguaglianza, spesso non rispecchiano davvero lo spirito del principio costituzionale, rendendo difficile applicarlo in modo uniforme e giusto nel campo economico”.

A conclusione dell’evento, un dibattito tra relatori e pubblico ha confermato quanto questi temi siano centrali non solo per gli studiosi di diritto, ma per l’intera società. «Se non colleghiamo l'eguaglianza al principio di dignità umana, diventa difficile affermare che sia un valore universale», ha sottolineato il prof. Paolo Silvestri. 

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