Il prezzo delle proprie idee

Le conseguenze e le paure di esprimere il proprio pensiero dal punto di vista della regista ungherese Katalin Moldovai intervistata dopo la proiezione del suo nuovo film “Without Air”

Stefano Zito

Without Air della regista ungherese, di origine rumena, Katalin Moldovai, è stato uno dei film protagonisti della quarta edizione del KinEst Fest di Catania. Dopo la proiezione, al Zō Centro Culture Contemporanee, gli scrittori e docenti Dario Accolla e Serena Maiorana hanno dato vita a un dialogo sulle tematiche del film moderato da Giusi Sipala.

Il film (2023) è tratto da una storia realmente accaduta a Turda, in Romania, dove la regista è cresciuta all’interno della minoranza locale di lingua ungherese. Katalin Moldovai nell’intervista racconta: «Ho letto un articolo su questa insegnante e ho pensato fosse l’occasione giusta per parlare dei rischi del perdere la libertà di espressione e dell’oppressione subita dalle persone che provano ad esprimere una propria opinione».

L’insegnante protagonista Ana Bauch, interpretata splendidamente da Ágnes Krasznahorkai, viene progressivamente allontanata da tutti. La regista ha voluto spiegare questo fenomeno sociale: «Quando la paura si diffonde in un gruppo, i comportamenti cambiano. Ogni persona cerca di tutelarsi in tanti modi per paura di perdere il lavoro o una posizione all’interno di una società, ma purtroppo in queste situazioni perdono sempre e solo gli studenti».

Un fotogramma del film Without Air

Un fotogramma del film Without Air

«Le riprese sono state effettuate in una piccola e suggestiva città vicino Cluj-Napoca – ha raccontato la regista –. Attualmente rappresenta il più grande centro culturale della comunità ungherese in Romania e uno dei più importanti centri culturali del Paese, grazie a teatri, biblioteche, gallerie d’arte, festival e varie università e scuole, le quali assicurano un’istruzione di alto livello nelle tre lingue storiche della Transilvania, ovvero rumeno, tedesco e ungherese».

Nel film la protagonista propone agli studenti la visione di Poeti dall’inferno (1995) di Agnieszka Holland, il quale tratta l’omosessualità. Katalin Moldovai afferma: «Questo le crea tantissimi problemi, poiché nel 2019 non esisteva ancora una legge aperta all’interpretazione, che è entrata in vigore soltanto nel 2021».

Prima di allora, gli insegnanti lavoravano in una situazione molto delicata, dato che erano costretti ad una sorta di autocensura comune, malgrado la tematica sia certamente secolare e vissuta da sempre in ogni angolo del mondo. Moldovai ha poi continuato: «Secondo me è sempre molto pericoloso quando la politica vuole intromettersi nella vita personale degli individui, in particolare quando vuole entrare nelle camere da letto della gente. Bisognerebbe capire che si tratta di una sfera privata e la politica dovrebbe rimanerne fuori».

Un fotogramma del film Without Air

Un fotogramma del film Without Air

In seguito, la regista parla del suo legame con il cinema italiano: «Guardo spesso film italiani, soprattutto quelli di Fellini, Antonioni e Pasolini. Presto approfondirò altri registi, perché l’Italia è certamente una fonte di ispirazione indiretta ai miei lavori». Continuando, racconta anche quali sono gli altri riferimenti cinematografici personali: «Sono una grande fan della Noul Val rumena, guardo tutti i loro film. In generale, i miei registi preferiti sono Cristi Puiu, Cristian Mungiu e Ildikó Enyedi, che hanno certamente influenzato molto i miei lavori».

La regista, infine, ha parlato del ruolo delle scuole di cinema per i giovani: «Dal mio punto di vista sono sicuramente utili, ma dipende sempre dal tipo di insegnante che ti ritrovi davanti. Ovviamente è possibile anche imparare da soli, però la scuola ti dà un ambiente in cui incontri persone con i tuoi stessi interessi, quindi diventa più facile avere stimoli sempre nuovi».

La bellezza di conoscere e chiacchierare con artisti stranieri risiede nella possibilità di immergersi in culture e prospettive diverse, che ampliano la nostra comprensione del mondo e arricchiscono il nostro spirito. Ogni artista è il portavoce di una storia unica, spesso legata a tradizioni, valori e sensibilità specifiche del proprio Paese.

I festival internazionali come questo svolgono un ruolo fondamentale in questo scambio culturale, poiché grazie ad un incontro diretto con i protagonisti, ciascuno di noi può apprezzare le diversità stilistiche, linguistiche e tematiche, sperimentando emozioni e riflessioni che ampliano la sensibilità umana. In definitiva, partecipare a questi eventi significa quindi aprirsi a nuove idee, emozioni e linguaggi, che contribuiscono a costruire una società più consapevole, inclusiva e tollerante.