Il pistacchio, un toccasana per la salute

Il progetto Frastuca, finanziato con fondi Prin, mira a favorire lo sviluppo di una filiera sostenibile dell’alimento che ha particolari proprietà nutrizionali

Alfio Russo
La docente Cinzia Caggia (Di3A, Unict)
La docente Cinzia Lucia Randazzo (Di3A, Unict)
Il docente Nicolò Musso (Biometec, Unict)
La docente Maria Grazia Perrone (Università di Bari)

Un approccio integrato multidisciplinare per fornire un nuovo supporto scientifico per lo sviluppo di una filiera sostenibile del pistacchio e offrire prodotti sicuri e di alta qualità utili per l'industria alimentare e farmaceutica e utili per trovare soluzioni specifiche orientate al consumatore. 

Sono solo alcuni obiettivi del progetto Frastuca - FRom A modeling STUdy to a Comprehensive explorative Approach, finanziato con fondi Prin - Progetti di Ricerca d'Interesse Nazionale, che nasce dalla collaborazione fra gli atenei di Catania e di Bari “Aldo Moro”.

Un progetto incentrato sulla Pistacia vera L. varietà Bronte, il prodotto tipico italiano di alta qualità già in possesso del marchio Denominazione di Origine Protetta e conosciuto anche come “Pistacchio Verde di Bronte”, meglio noto in Sicilia con il termine “frastuca”. 

«La Pistacia vera L. varietà Bronte è stata ampiamente studiata per le sue proprietà nutrizionali e, grazie alla sua lunga storia di accettazione, potrebbe rappresentare un ingrediente versatile per alimenti o prodotti nutraceutici, contribuendo alla qualità della dieta – spiega il prof. Cosimo G. Fortuna del Dipartimento di Scienze chimiche dell’Università di Catania e principal investigator del progetto -. Il pistacchio, infatti, è classificato tra i 50 alimenti più ricchi di polifenoli antiossidanti».

«Il progetto Frastuca mira a esplorare i meccanismi dei composti bioattivi, con effetti benefici sulla salute, attraverso un approccio multidisciplinare che prevede la messa a punto della procedura di estrazione del pistacchio e dei suoi sottoprodotti fino alla caratterizzazione farmacologica e antimicrobica attraverso la modellazione molecolare – continua il docente dell’ateneo catanese -. L'approccio DEG (Different Expression Gene Analysis) sarà eseguito su geni principalmente coinvolti nei processi antinfiammatori e nelle vie di protezione antiossidante. L'attività antimicrobica sarà valutata nei confronti di microrganismi clinici, animali e correlati agli alimenti, con l'obiettivo di offrire conservanti naturali da utilizzare negli alimenti clean label».

«Sarà, inoltre, impostata l'implementazione di efficaci strategie di etichettatura e comunicazione per guidare i consumatori verso scelte più sane e consapevoli, contribuendo alla crescita della consapevolezza del cliente, secondo uno dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile» aggiunge il prof. Cosimo G. Fortuna.

A far parte del team di ricerca del progetto anche i docenti Cinzia Caggia e Cinzia Lucia Randazzo del Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente, Alessandro Giuffrida del Dipartimento di Scienze chimiche e Nicolò Musso del Biometec dell’ateneo catanese. A guidare l’unità di ricerca dell’Università di Bari “Aldo Moro” la docente Maria Grazia Perrone. Un progetto che sarà svolto in collaborazione con l’azienda Gusto di Bronte.

Un progetto, dunque, che sposa in pieno le esigenze delle industrie farmaceutiche e nutraceutiche sempre più orientate all'uso di composti chimici naturali e anche quelle dei consumatori di alimenti naturali e minimamente trasformati

«Questi particolari tipi di alimenti stanno guidando fortemente la domanda di composti naturali con proprietà antiossidanti e antimicrobiche – aggiunge il prof. Cosimo G. Fortuna -. Non a caso è stato osservato un rapido aumento dell'uso di nutraceutici e i sottoprodotti vegetali sono stati trovati ricchi di composti con effetti benefici. L'integrazione nutraceutica non prevede la diagnosi da parte di un professionista qualificato e questo comporta che molti consumatori si auto-prescrivono sostanze, vitamine, minerali, antiossidanti e nutraceutici senza alcun consiglio medico, convinti di un generico benefico sul benessere piuttosto che per trattare sintomi o una specifica malattia stato. Per questo oggi sono necessarie le evidenze basate sulla ricerca per informare correttamente i consumatori».

Il docente Cosimo G. Fortuna

Il docente Cosimo G. Fortuna