Gli studenti dell’Università di Catania, nelle vesti di “stagisti”, raccontano il Festival Internazionale del libro
I registi, gli attori, gli scrittori e i musicisti facevano bella mostra di sé sul red carpet taorminese tra incontri nelle varie location del festival o per le vie della città. Ma far girare nel modo migliore possibile Taobuk, il Festival internazionale del libro, vi erano anche decine e decine di tecnici e organizzatori.
In mezzo a loro, quasi nell’ombra, con le magliette color arancione e il pass che apriva tutte le porte appeso al collo, sempre col sorriso sulle labbra, sfidando ogni forma di stanchezza, anche cinquanta studenti dei diversi dipartimenti dell’Università di Catania.
Taobuk, alla sua tredicesima edizione, anche quest’anno ha aperto le porte agli studenti dell’ateneo catanese che, nelle vesti di stagisti, si sono messi in gioco vivendo appieno un’intensa esperienza formativa.
E a loro affidiamo il racconto di questi quattro giorni dal “dietro le quinte”.
Vere e proprie “ombrine”, come amano definirsi, che sembrano avere parecchie storie da raccontare. Dall’espressione inglese shadow – adoperata anche nel senso di “accompagnatore” – si sono occupati di guidare gli ospiti per le vie di Taormina, tener loro compagnia e assicurarsi del loro benessere durante l’intera permanenza. Ma le sorprese non sono sicuramente mancate!
Studenti e studentesse Unict a Taobuk
Dall’ospite perduto al vestito misterioso
Come in ogni edizione tantissimi gli ospiti – registi, attori, scrittori, musicisti – che si sono avvicendati nel fitto programma dell’evento e che sono entrati in contatto con noi studenti e studentesse di Unict, partecipanti allo stage di Taobuk. È dunque tempo di bilanci o, meglio, di follow-up per noi che dopo l’avventura vissuta ci raccontiamo tra interessanti e curiosi retroscena che fanno al contempo sorridere e restituiscono un'immagine avvincente e inedita, un po’ fuori dalle righe del festival.
Ci è capitato di accompagnare gli ospiti a pranzo, di aiutarli a prepararsi per l’intervento o per il discorso da tenere, e di dar loro dei consigli, se richiesto. Non dimenticheremo mai la gratitudine dimostrata per aver condiviso un caffè, un cioccolatino o semplicemente qualche chiacchiera. Alcuni, però, ci hanno sorpresi e messi a dura prova. Ad esempio, abbiamo aspettato a lungo l’arrivo di alcuni ospiti, scoprendo solo dopo che erano già arrivati a destinazione in assoluta autonomia, senza che li avessimo visti. Oppure siamo andati alla ricerca disperata dell’ospite perduto che aveva insistito per fare shopping da solo e, poi, era scomparso tra le vie della città. Inevitabile la corsa incredibile per riportarlo sano e salvo, nonché puntuale, al suo impegno in programma.
O, ancora, siamo andati incontro alle richieste più disparate, alcune comprensibili solo in apparenza, come quella di trasportare con estrema cura il vestito per la serata di gala dall’hotel al teatro, scoprendo, poi, una volta arrivati a destinazione, che non fosse dell’ospite, ma della sua assistente. Una strategia per depistare i sospetti e scoraggiare i paparazzi? Chi lo sa, una scelta sicuramente interessante, che ci ha lasciati senza parole e di cui non sapremo mai la verità.
Ma questa è solo una testimonianza “simpatica” in questo racconto a più voci di noi studenti che, senza saperlo, abbiamo scoperto di possedere anche delle grandi capacità di problem solving e flessibilità.
Studentesse e studenti di Unict con Giancarlo Collura, la loro "guida" a Taobuk
Le due studentesse “ombra” del presidente del festival
Il ruolo di assistenti personali di Antonella Ferrara ci ha permesso di vedere i retroscena a livello organizzativo di tutto ciò che può accadere durante un festival.
Non avremmo mai pensato che ci potessero essere così tante richieste e ingranaggi da mettere in moto. La cosa più entusiasmante è stata sicuramente il poter conoscere di persona tutti i più grandi ospiti, imparare qualcosa da ognuno di loro; mentre quella più divertente, il non riuscire spesso a trovarli, come è avvenuto anche durante la serata di gala, proprio nel momento in cui dovevano salire sul palco.
Alcuni semplicemente pensavano di avere tempo e si godevano da dietro le quinte lo spettacolo, mentre tutta la troupe li cercava per microfonarli. La quotidianità è stata frenetica: non ci si ferma mai quando tutto deve filare liscio.
Gli stagisti di Unict con Antonella Ferrara e il suo staff in occasione della serata di gala
Dal super ospite agli studenti delle scuole superiori
Spettatori privilegiati sono stati, senza dubbio, gli studenti degli ultimi anni delle scuole secondarie di secondo grado provenienti da tutta la Sicilia.
Grazie alla possibilità di partecipare ai contest sulle piattaforme social e ai tanti progetti di lettura, il giovane pubblico è stato chiamato a essere parte attiva e integrante del Festival.
Nel coordinamento dei diversi istituti scolastici siciliani siamo intervenuti noi, lieti di poter accogliere ragazze e ragazzi quasi nostri coetanei.
Davvero sorprendente trovarsi, stavolta, dall’altra parte della barricata e non sentirne il peso. Erano tutti ragazzi con qualche anno in meno di noi. È stato positivo non trovare un ampio distacco tra noi e loro. Oltre a dei momenti di confronto sulle questioni portate in risalto da alcuni interventi sul palco, tra una gaffe e l’altra, abbiamo alternato anche qualche sorriso. Scambiare opinioni con loro sugli argomenti trattati o, più semplicemente, su ciò che pensavano riguardo all’esperienza del Taobuk è stato, a mio avviso, un importante feedback.
Stagisti Unict in un momento di relax
Lo spirito del festival
Da queste brevi testimonianze emerge il grande spirito che ha animato le giornate: la passione.
La stessa che ha permesso a tutte e a tutti noi di tollerare la fatica, gli imprevisti, i ritmi concitati. Tanti giovani universitari, con tanti dubbi e entusiasmo, timori, angosce e non poche perplessità.
E non sono mancate le preoccupazioni personali che hanno accompagnato alcuni di noi prima della partenza. Ma a conclusione di tutto ci siamo ricreduti e possiamo testimoniare che, a volte, le nostre percezioni sono davvero irrazionali. Lo possiamo dire: non si deve mai aver paura di oltrepassare la soglia della nostra comfort zone.
E tra noi una studentessa, probabilmente la più grande di età, con la sua paura di sentirsi fuori luogo o inadatta ormai a certi tipi di esperienze. Ma all'improvviso ecco la magia, quella cosa che succede quando l’ambiente in cui ti trovi è positivo, in cui la voglia di fare e fare bene prende il sopravvento sulle età, le differenze e le preoccupazioni che scompaiono in nome di un solo imperativo: esserci.
Ed esserci con il cuore, con il fisico - messo a dura prova dagli oltre 25mila passi giornalieri segnati dallo smartphone – e, soprattutto, con passione. Credo che quest’ultima sia stata proprio la “livella”, per dirla con un illustre riferimento, ad aver azzerato le differenze e reso magica quest’esperienza.
La passione fresca, in germoglio, di giovani, intraprendenti e capaci alle prese con una macchina organizzativa enorme e messi di fronte a personalità di altissimo livello.
E la passione rifiorita di chi, più grande, con qualche esperienza in più nel bagaglio - e anche il ferro da stiro verticale per sé e per le coinquiline ignare delle esigenze di un viaggio superiore a due giorni - è riuscita a trarre il meglio da tutte le occasioni che si presentavano ogni giorno. Per cinque bellissimi giorni in cui abbiamo ascoltato, parlato, rubato tutto quello che potevamo da ogni persona che abbiamo incontrato.
Ci sono occasioni nella vita che potrebbero non tornare più, ma ce ne sono altre che potresti ritrovarti a un certo punto a rivivere e, se siamo pronti, abbiamo già vinto!
Siamo certi che quest’esperienza abbia arricchito in vari modi il bagaglio di tutti i partecipanti e abbia permesso a noi di crescere. Un breve, ma intenso percorso di collaborazione trasversale e di contatto tra mondi diversi, vissuto insieme e, soprattutto, con passione.
Studenti e studentesse Unict a Taobuk