Il manoscritto dimenticato: cronaca della scoperta della più antica collezione di farfalle d’Italia e del mondo

Ad illustrarlo al Muzoo, per “Un Tè al museo”, il naturalista ed entomologo siciliano Marcello Romano           

Alfio Russo

Tanta fragilitas custodita durat per secula (sic!). Con queste parole il pittore e naturalista messinese Saverio Scilla evidenziava le fragilità del suo manoscritto interamente dedicato alle farfalle, preservato per oltre tre secoli.

Un'opera che contiene la descrizione di 211 farfalle in ogni stadio della loro metamorfosi, dall’uovo all’insetto perfetto.

Si tratta della prima raccolta italiana di farfalle, una delle più antiche collezioni entomologiche del mondo, realizzata intorno al 1715 da Saverio Scilla, figlio del noto pittore siciliano Agostino da cui ereditò non solo l’estro artistico, ma anche un profondo interesse per la numismatica e per le scienze naturali. Saverio, infatti, nel corso della sua “vita” romana, divenne ben presto un rinomato pittore e restauratore di opere d’arte e tra gli altri restaurò anche un dipinto di Raffaello per conto del papa Clemente XI.

Purtroppo il manoscritto a cui Saverio Scilla era profondamente legato, non fu successivamente pubblicato e se ne persero le tracce, tanto che molti autori lo considerarono perduto.

Saturnia pyri. Tomo II (Ms. 3330), carta 2r. Foto Marcello Romano su concessione della Biblioteca Casanatense, Roma, MiC

Saturnia pyri. Tomo II (Ms. 3330), carta 2r. Foto Marcello Romano su concessione della Biblioteca Casanatense, Roma, MiC

Grazie al naturalista ed entomologo siciliano Marcello Romano, l'opera di Saverio Scilla, di inestimabile valore storico, documentale e scientifico è tornata alla luce.

Lo studioso originario di Capaci, infatti, dopo una lunga e complessa indagine bibliografica che lo ha portato fino alla Biblioteca Casanatense di Roma, è riuscito a risalire all’opera grazie anche alla digitalizzazione degli archivi, avviata negli anni ’90 e all’incrocio di numerosi dati.

«L’opera di Scilla, unica nel suo genere, può definirsi a tutti gli effetti un manoscritto-collezione - racconta Marcello Romano -. I tre volumi in quarto che la compongono racchiudono infatti, accanto al testo e ai magnifici e accurati disegni ad acquerello che raffigurano gli stadi preimaginali di oltre 130 specie di lepidotteri, una vera e propria collezione con 211 farfalle diurne e notturne, stese fra due lamine di mica e raccolte fra il 1701 ed il 1714».

A sinistra Aglais io. Tomo I (Ms. 3329), carta 31r. A destra bruchi di Acherontia atropos. Tomo II (Ms. 3330), carta 34r. Foto Marcello Romano su concessione della Biblioteca Casanatense, Roma, MiC

A sinistra Aglais io. Tomo I (Ms. 3329), carta 31r. A destra bruchi di Acherontia atropos. Tomo II (Ms. 3330), carta 34r. Foto Marcello Romano su concessione della Biblioteca Casanatense, Roma, MiC

«È la prima raccolta italiana di lepidotteri e fra le più antiche collezioni entomologiche pre-linneane al mondo, giunta pressoché intatta fino ai giorni nostri», spiega Romano. I taxa identificati sono 99 a livello di specie, quattro a livello di Genere e cinque a livello di Famiglia.

«Le Famiglie rappresentate sono ventuno - sottolinea Romano -. Generalmente non vengono indicate le località di raccolta. Tuttavia le osservazioni riportate per qualche specie riguardano Spoleto, Roma, sughereti di Monte Mario e San Pancrazio a Roma e ci indicano la provenienza dei materiali dall’Italia centrale e soprattutto dalla capitale e dai suoi immediati dintorni». «Le farfalle, perfettamente conservate - spiega Romano - ci forniscono una fotografia della entomofauna dell'Italia centrale di tre secoli fa, ben prima che Linneo ordinasse le scienze naturali con la sua celebre tassonomia binomiale».

A sinistra Arctia villica e a destra Ascotis selenaria. Foto M. Romano su concessione della Biblioteca Casanatense, Roma, MiC

A sinistra Arctia villica e a destra Ascotis selenaria. Foto Marcello Romano su concessione della Biblioteca Casanatense, Roma, MiC

«La notazione più antica riguarda un bruco raccolto nel giugno 1701. L'opera costituisce perciò un’importante testimonianza della fauna di lepidotteri diurni e notturni italiani degli inizi del XVIII secolo - spiega Romano - Il valore storico, documentale e scientifico di questo manoscritto è perciò inestimabile».

Basti pensare che la più antica farfalla conosciuta, ancora infilzata nel suo spillo originale, una Pontia daplidice, è stata raccolta a Gamlingay, in Inghilterra, nel maggio 1702. L’esemplare è conservato nel Regno Unito all’Oxford University Museum of Natural History.

«Il manoscritto offre inoltre un’ampia visione su un metodo di conservazione dei lepidotteri, assai diffuso in Europa nei primi decenni del Settecento, che ne ha garantito, nel corso di tre secoli, la protezione da attacchi di parassiti e di altri agenti esterni», conclude Romano. «È un’opera unica nel suo genere – aggiunge - perché affianca in maniera originale alla collezione delle farfalle un testo illustrativo e più di 400 disegni acquerellati degli stadi preimaginali di bruchi e crisalidi, realizzati con una precisione del tratto ed una corrispondenza scientifica al soggetto reale che non ha eguali nelle opere coeve».

I tre Tomi del manoscritto. Foto M. Romano su concessione della Biblioteca Casanatense, Roma, MiC

I tre Tomi del manoscritto. Foto Marcello Romano su concessione della Biblioteca Casanatense, Roma, MiC

Nel suo studio, Marcello Romano fornisce anche alcuni cenni biografici su Saverio Scilla e sul padre Agostino, che ne influenzò significativamente la formazione artistica e naturalistica.

Ripercorre tutte le tappe che gli hanno consentito di ricostruire la storia del manoscritto e di accertare l’esistenza di due sue copie, realizzate da altre mani, con caratteristiche proprie e in cui le farfalle sono sostituite da disegni ad acquerello.

Analizza infine la struttura esterna del manoscritto e il suo stato di conservazione ed esamina separatamente le tre principali componenti dell’opera: collezione, disegni e testo illustrativo.

Due appendici completano e concludono il lavoro, pubblicato sulle pagine delle Memorie della Società Entomologica Italiana, prestigiosa rivista scientifica che viene pubblicata dal 1922. La prima presenta l’elenco di tutte le specie con esemplari preparati identificate all’interno della collezione e la seconda l’indice sinottico del manoscritto, che include i titoli dei capitoli e le denominazioni originali assegnate da Scilla alle specie trattate, accompagnate dal binomio scientifico attuale.

La Biblioteca Casanatense, Roma

La Biblioteca Casanatense, Roma

Al Museo di Zoologia la presentazione del manoscritto

Nell’ambito dell’incontro del ciclo Un tè al museo, nei locali della sezione di Biologia animale dell’Università di Catania, il naturalista e entomologo Marcello Romano, ha illustrato i contenuti del manoscritto.

Ad aprire i lavori Fabio Massimo Viglianisi, responsabile delle attività didattiche ed educative del Muzoo, insieme con il naturalista, entomologo e malacologo Ignazio Sparacio.

Il relatore ha prima ripercorso le principali tappe della faticosa e lunga ricerca del manoscritto in tutta Europa, una vera e propria caccia al tesoro basata su pochi indizi lasciati su altri manoscritti e libri dispersi in Sicilia e in Germania che lo hanno portato infine a scoprire la presenza del manoscritto all’interno della Biblioteca Casanatense a Roma, che lo custodisce dal 1743.

Suscitando grande emozione nei numerosi presenti all’incontro, Marcello Romano è riuscito a trasmettere la sua personale emozione nell’aprire e nello sfogliare, per primo, dopo trecento anni, il manoscritto del messinese Scilla, scoprendovi al suo interno una collezione di farfalle vere, tra le più antiche al mondo, in ottimo stato di conservazione, accompagnata da centinaia di disegni ad acquarello di una fattura e precisione che lascia senza fiato ancora oggi.

In foto da sinistra Ignazio Sparacio, Marcello Romano e Fabio Viglianisi

In foto da sinistra Ignazio Sparacio, Marcello Romano e Fabio Viglianisi

Dopo aver illustrato le numerose tavole e la perfetta conservazione, dopo più di 300 anni, delle farfalleincastrate nelle pagine ognuna tra due lamine sottilissime di talco, l’autore ha concluso l’intervento auspicando che il manoscritto, così delicato e prezioso, possa essere conservato all'interno di un museo o quantomeno che la sua consultazione avvenga sotto controllo di personale preparato, evidenziando come ad ogni apertura delle pagine il suo contenuto, particolarmente fragile, possa essere irrimediabilmente compromesso.

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