Il cinema della vita di Goliarda Sapienza: da Jean Gabin a Citto Maselli

Un incontro con proiezioni per celebrare la scrittrice e attrice catanese al Zō Centro Culture Contemporanee

Gaia Tripi

Dopo la seconda edizione di Cantieri Intermediali, il festival nato all’interno dell’area performativa e letteraria del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania che si è tenuto il mese scorso, la città di Catania continua ad ospitare eventi in occasione del centenario della nascita di Goliarda Sapienza, che riflettono l'importanza della riscoperta e valorizzazione dell’eredità di una figura poliedrica e appassionata.

La serata del 21 maggio, ospitata da Zō Centro Culture Contemporanee, ha offerto un’intima riflessione sulla vita e sull’opera della Sapienza, attraverso la proiezione di due film significativi e profondamente legati alla sua esistenza: La Bête Humaine di Jean Renoir (1938) e Lettera aperta a un giornale della sera di Citto Maselli (1970), in un percorso che riflette l’impegno politico e sociale dell’artista e la sua intensa relazione con il cinema.

Le due opere ricordano il profondo legame tra l’esperienza di attrice, scrittrice e spettatrice dell’artista siciliana: «Non ci sarebbe stata la scrittrice e l’attrice – ha ricordato la professoressa Maria Rizzarelli dell’Università di Catania, durante il suo intervento tra le due visioni – senza la sua esperienza di spettatrice e cinefila appassionata, che da bambina andava al cinema ogni giorno».

Un momento dell’intervento della prof.ssa Maria Rizzarelli

Un momento dell’intervento della prof.ssa Maria Rizzarelli

L’ammirazione per Jean Gabin e La Bête Humaine

Il film di Renoir, basato sull’omonimo romanzo di Émile Zola, e interpretato da Jean Gabin, è tra i film più amati dalla giovane Goliarda Sapienza, come testimoniato nel suo libro Io, Jean Gabin, dedicato proprio al celebre attore francese e all’influenza che ha avuto nella formazione dell’autrice e interprete siciliana.

Il libro è «una sua autobiografia di spettatrice», secondo le parole con cui lo descrive Maria Rizzarelli: «la visione di un film con Jean Gabin significa celebrare il modo di Goliarda di guardare al cinema».

Donna cinefila appassionata, in cerca di modelli di identificazione, la giovane Goliarda trova un punto di riferimento nei modi più eccentrici, scegliendo un eroe libertario e anarchico, corrispondente alla propria sete di indipendenza e ingovernabilità, centrale nei suoi scritti.

Anche se alle donne della sua generazione non era concesso andare quotidianamente al cinema, Sapienza ha trasgredito i modelli femminili dell’epoca e, anzi, ha utilizzato il cinema come mezzo per costruire la propria identità e soggettività, personale e artistica.

L’esperienza di spettatrice e il suo sguardo originale e personale nei confronti del cinema sono diventate il fulcro della sua formazione di donna. Tanto che il romanzo dedicato al racconto del suo percorso di crescita intorno ai film dell’attore, nel panorama della letteratura del Novecento, costellata di autobiografie di spettatori uomini, è diventato un eccezionale veicolo di prospettiva femminile.

Jean Gabin e Simone Simon in una scena di “La Bête Humaine”

Jean Gabin e Simone Simon in una scena di “La Bête Humaine”

Lettera aperta a un giornale della sera e l’impegno politico

L’esperienza di fronte al grande schermo ha poi portato Goliarda a fare esperienza dentro il cinema.

La seconda proiezione, Lettera aperta a un giornale della sera, è stata un omaggio alla sua esperienza come attrice e cinematografara, come si definiva lei stessa in riferimento alle sue svariate mansioni all’interno del mondo della settima arte: da assistente alla regia di Francesco Maselli (detto “Citto”) alla sua prima prova da documentarista, da acting coach per molte attrici fino alla scrittura di sceneggiature – il cui apporto non è stato ancora accuratamente approfondito in ambito di ricerca accademica, come è stato notato durante l’incontro.

Il film del 1970, diretto da Maselli, amplifica il sodalizio con il regista a partire dal titolo, omaggio alle varie lettere aperte pubblicate dalla scrittrice. Protagonista del film è l’entourage intellettuale e politica a cui appartengono la sorella di Goliarda e quest’ultima, che interpretano sé stesse. L’opera è una testimonianza dell’impegno politico e sociale degli intellettuali contro la guerra e la violenza in generale, riferita all’epoca agli scontri in Vietnam.

Goliarda Sapienza e Citto Maselli insieme sul set

Goliarda Sapienza e Citto Maselli insieme sul set

Il film, infatti, è una provocazione di un gruppo di compagni, dichiaratisi pronti a partire per il Vietnam per sostenere la resistenza dei Viet Cong. Un messaggio forte e attuale anche oggi, in cui manca il coraggio di schierarsi e abbandonare i propri agi per combattere ingiustizie e genocidi. La decisione di scrivere una lettera, proponendo di formare una brigata d’intellettuali per andare a combattere nel Paese, diventa un atto simbolico di resistenza e una critica al conformismo passivo, minaccia per la moralità e l’impegno politico.

Tra una proiezione e l’altra, la serata ha offerto l’esibizione musicale del Coro Scatenato Helin Bölek, fondato da Ciccio Giuffrida e Gianni Famoso e diretto da Anna Borisova, con una performance di brani – tra cui anche alcuni inediti – legati alla Resistenza. Il coro ha proposto un tributo alla dimensione collettiva e resistenziale della vita di Goliarda, enfatizzandone lo spirito combattivo, il suo contributo alla lotta contro le ingiustizie sociali ed evidenziando l’eredità di Sapienza come partigiana e intellettuale impegnata.

L’esibizione del Coro Scatenato Helin Bölek

L’esibizione del Coro Scatenato Helin Bölek