A Unict un confronto sulla sostenibilità tra istituzioni, imprese e ‘compagni’ di Banco per dimostrare che il terzo settore contribuisce alla promozione e allo sviluppo del capitale sociale e del bene relazionale
Hanno spento le 25 candeline e al tempo stesso acceso, in tutti questi anni, il ‘fuoco’ della solidarietà e della speranza per tanti soggetti deboli e svantaggiati.
È il Banco Alimentare della Sicilia ha fatto tappa a Catania, nella prestigiosa aula magna dell’ateneo catanese, per festeggiare i suoi primi 25 anni. Un luogo simbolo e importante della città a conferma di quella stretta sinergia e collaborazione intrapresa tra il Banco Alimentare della Sicilia con l’ateneo e tutte le altre istituzioni e associazioni del territorio per coniugare i temi della solidarietà e della lotta allo spreco alimentare con quelli scientifici e accademici e trovare, grazie a questa unione, nuove risorse in termini di idee, progetti e fattibilità.
Ad aprire l’incontro dal titolo In Rete, costruiamo territori sostenibili - 25 anni l’esperienza del Banco Alimentare della Sicilia: l’impegno, i traguardi e le sfide per rendere sostenibile e inclusivo il territorio è stato proprio il rettore Francesco Priolo che nel suo intervento ha rimarcato come «tutte le istituzioni qui presenti testimoniano la propria particolare attenzione all’opera che svolge il Banco alimentare della Sicilia, una realtà che ho avuto il piacere di conoscere direttamente nell’aprile scorso”.
«A partire da quell’incontro – ha aggiunto il rettore Francesco Priolo - abbiamo voluto concedere l’aula più simbolica dell’Università di Catania per l’apertura delle celebrazioni dei 25 anni di attività del “Banco”, promuovendo un incontro che valorizzi soprattutto l’impegno, le sfide e i traguardi per rendere il territorio sostenibile e inclusivo».
«L’Università di Catania, in questo contesto, conferma ancora una volta il proprio impegno nel settore della terza missione, ovvero la responsabilità sociale verso il territorio in cui l’ateneo opera – ha precisato -. Le istituzioni, lavorando in rete, devono essere in grado di affiancare all’azione per restituire dignità alle persone ed eliminare gli sprechi alimentari anche l’obiettivo di rendere questo territorio, che attualmente versa in gravi difficoltà, sostenibile da tutti i punti di vista».
Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo
A seguire mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, ha sottolineato che «venticinque anni del Banco Alimentare permettono di essere grati a questa istituzione che ha creato un ponte fra le tante povertà della nostra Catania e della nostra Sicilia, realtà emerse ad esempio nell’ultimo Report della Caritas, insieme con le tante forme di solidarietà che i cittadini riescono ad esprimere».
«Grazie al Banco Alimentare si evita lo spreco e si sostengono tante famiglie, ma allo stesso tempo si dà l’opportunità, a ogni cittadino comune, di educare la propria famiglia al risparmio, al non-spreco e, soprattutto, alla solidarietà» ha aggiunto prima di passare la parola al prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, al vicepresidente della Regione Luca Sammartino, al neo sindaco di Catania, Enrico Trantino e al vicepresidente della Fondazione Banco Alimentare, Pierangelo Angelini.
Il presidente del Banco Alimentare della Sicilia, Pietro Maugeri, ha evidenziato gli obiettivi del convegno, ovvero dimostrare che l’attività del terzo settore può unire i territori, contribuire alla lotta allo spreco, tutelare l'ambiente e alleviare le conseguenze della povertà in termini psicologici e nel disagio concreto di non avere cibo per sé e per i propri cari.
«Abbiamo deciso di festeggiare questo traguardo con un convegno sul tema della sostenibilità alimentare invitando i nostri “Compagni di Banco” - ha dichiarato Maugeri -. 25 anni fa nessuno parlava di questi temi, ma oggi con il lavoro del Banco e con il lavoro sinergico del terzo settore, è diventato un tema di attualità».
Alcune delle autorità presenti al convegno al Palazzo centrale
Sostenibilità è la parola chiave, quella attraverso cui si sono avvicendati i quattro focus del convegno modetato da Giuliana Malaguti, responsabile comunicazione Fondazione Banco Alimentare: lotta allo spreco, economie circolari in movimento, responsabilità sociale d’impresa e territorialità.
Sul primo focus - Lotta allo spreco – è intervenuta Maria Chiara Gadda, prima firmataria della Legge “Antispreco”, approvata all’unanimità dal Parlamento nel 2016, che ha tracciato i punti chiave di questa legge che rappresenta un fiore all’occhiello per l’Italia, anche in ambito internazionale, ma che avrebbe bisogno di essere applicata in ogni suo aspetto.
«I venticinque anni di attività del Banco Alimentare Sicilia hanno permesso di fotografare un cambiamento sui territori nella risposta al bisogno di recupero degli alimenti e hanno concretizzato la necessità di dover tramutare la buona volontà in un percorso strutturale – ha spiegato -. Senza questa trasformazione neppure la Legge Gadda contro gli sprechi può funzionare. La legge 166 non pone limiti ai beni che possono essere recuperati, l’abbondanza è un fatto negativo solo quando diventa spreco, quando non diventa un’opportunità».
«Non è un caso se durante la pandemia da Covid-19 le nuove disposizioni, che hanno interessato la norma, hanno ampliato il paniere dei beni facendo spazio a giocattoli, libri, apparecchiature elettroniche e persino materiali d'arredo – ha aggiunto -. La donazione non è solo un modo per allungare il ciclo di vita del prodotto, ma una via per declinare un nuovo modello di responsabilità sociale e d’impresa nel Paese. In questa sala sono presenti tutti gli attori da ritenere fondamentali per l’attuazione della legge 166. Profit, non profit, università e istituzioni pubbliche hanno tutte un impatto fondamentale per l’attuazione della legge in Italia».
Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo
Sul focus Economie circolari in movimento è intervenuto, tra gli altri, Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento regionale dell’Agricoltura, che ha precisato come «lavorare con il Banco Alimentare, applicando la legge Antispreco, conferisce un valore istituzionale alla donazione». «Un esempio si ritrova nel progetto denominato Ri-Pescato, finanziato da Intesa San Paolo, grazie al quale il pescato di frodo può essere donato al terzo settore» ha aggiunto.
Ma è stata anche l’occasione per parlare di Cuore Generoso, un progetto concreto di economia circolare, grazie agli interventi di Daniela Scuderi, ispettore capo della Polizia provinciale di Catania e madrina del progetto Cuore Generoso, e Donatella Privitera, docente dell’ateneo catanese.
«Cuore generoso è un progetto avviato nel 2020 su iniziativa della Polizia provinciale di Catania rivolto alle fasce più deboli della cittadinanza e ad una riduzione dello spreco alimentare – ha spiegato la docente Donatella Privitera -. Lo spreco alimentare è una risorsa, occorre sistematizzare i diversi progetti in materia a livello di governance e moltiplicarli per aver un maggiore effetto positivo per Catania e non solo. Il progetto prende il via dagli scarti alimentari del mercato agro-alimentare catanese recuperati dal Banco alimentare e poi distribuiti alle fasce più deboli della popolazione».
I relatori dei quattro focus
Responsabilità sociale d’impresa, terzo focus, è stato aperto da Gennaro Gigante, direttore della filiale di Catania della Banca d’Italia, che ha spiegato ai presenti «l’importanza della cooperazione tra gli Stati, forse anche al di là dell’Agenda 2030, e quanto gli eventi bellici che stiamo vivendo la stiano minando». «Obiettivi ambientali rallentati, quindi, a fronte di scommesse che dovevano essere vinte, a cominciare dalla riconversione delle aziende a forte impatto ambientale attraverso investimenti specifici e ad hoc» ha aggiunto.
Giovanni Arena, amministratore delegato Fratelli Arena, ha tracciato i punti cardine di una collaborazione che ha messo in campo sia progetti importanti durante il Covid come “Alimentiamo la speranza sia un consolidato rapporto con il Banco Alimentare che ha permesso di distribuire diverse tonnellate di cibo.
Interessante e proficua anche la collaborazione con Randstad Italia di cui ha tracciato le linee Bruno Piccoli, area manager Sicilia. Un accordo che ha permesso di formare addetti alla logistica dando così una seconda possibilità lavorativa a persone che si trovavano in difficoltà.
Territorialità, quarto e ultimo focus, ha visto protagonista il prof. Roberto Cellini, direttore del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania, che spiegato, con semplicità, come «i comportamenti responsabili nel trattamento del cibo contribuiscono al risparmio sociale e che l’attività del terzo settore è una soluzione all’incapacità dello Stato di risolvere alcuni problemi».
Un momento dell'intervento del prof. Roberto Cellini
Al tempo stesso ha evidenziato come «queste iniziative sono di fondamentale importanza per contribuire alla crescita del capitale sociale, un fattore produttivo di particolare interesse per il buon funzionamento dell’economia». «Come ateneo siamo attivamente impegnati con il progetto GRINS, finanziato dal programma Next Generation EU (e, in particolare, dal PNRR) finalizzato a una crescita resiliente, inclusiva e sostenibile – ha aggiunto -. Dobbiamo favorire, anche con queste iniziative, la creazione di capitale sociale e quindi di sostenibilità e crescita sociale della città. Quanti più beni relazionali ci sono in una comunità, tanto più alto è il grado di felicità della comunità».
A concludere i lavori della giornata gli interventi di due esperienze dal territorio con Stefano Principato, presidente della Croce Rossa Italia, sezione di Catania, e Silvestro Di Napoli, presidente dell’Associazione Bartimeo XXI.