A Villa Zingali Tetto si è tenuto un incontro sulle diverse dimensioni dei paesaggi etnei tra architettura, botanica e zoologia
«Un vulcano è molto più di un rischio. È una montagna, un terreno speciale, un microclima speciale, una dinamica nel tempo, un'icona, un mito, una divinità, un dio, un'entità nel paesaggio con una personalità, storia e comportamento caratteristico. Come una persona. Ed è uno scorcio dell'immagine del paesaggio primitivo ancora prima della presenza degli uomini, degli animali, delle piante. Insomma, prima della vita. Di fronte a un vulcano e alla sua gente, si può capire rapidamente che un paesaggio è un nodo complesso di relazioni tra elementi naturali, metabolismi, dinamiche, tempo, persone che costituiscono un connubio in cui non si può distinguere il paesaggio dalla gente.
Con queste parole João Ferreira Nunes, docente dell’Atelier di Paesaggio all’Accademia di Architettura di Mendrisio insieme con João Gomes da Silva, ha aperto i lavori della giornata di studio dedicata ai paesaggi dell’Etna, organizzata nei locali del Museo della Rappresentazione - Villa Zingali Tetto (sabato 1 marzo) a cura di docenti universitari dell’ateneo catanese, nell’ambito del viaggio di studio dei 20 allievi dei due paesaggisti portoghesi sul terreno di lavoro del semestre appena iniziato.
Avvicinarsi a un paesaggio vulcanico è molto più che studiare la geologia, la topografia, la botanica, il microclima, la dinamica, la storia delle loro eruzioni: significa avvicinarsi a un paesaggio, a un popolo, a una cultura. Da questi temi è partito il confronto dei docenti partecipanti al seminario, inserito nel più ampio programma di eventi interni al Museo della Rappresentazione, a cura del Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura.

Etna, rappresentazione grafica delle colate laviche
Etnascape(s). Esperienze intorno ai paesaggi dell’Etna
Ad aprire i lavori del seminario è stata la prof.ssa Simona Calvagna del Dipartimento di Ingegneria civile e architettura dell’Università di Catania con una relazione dal titolo Etnascape(s). Experiences around the landscapes of Etna.
La docente, con la presentazione, si è soffermata su diverse esperienze condotte attorno allo studio dei paesaggi dell’Etna. A partire da una ricerca legata alla consulenza del DICAr per la redazione del Piano paesaggistico provinciale richiesta dalla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Catania, sviluppata tra il 2004 e il 2008, con la partecipazione, tra gli altri, anche dei docenti Giorgio Sabella e Pietro Minissale di Unict, la prof.ssa Simona Calvagna ha in seguito accennato agli esiti del dottorato di ricerca in co-tutela Italia-Francia con l’Université de Paris 1 Panthéon-Sorbonne sui paesaggi delle lave urbane di Catania (2004), concludendo con il racconto sintetico di alcune più recenti esperienze di laboratori didattici degli ultimi 20 anni sui paesaggi della colata del 1669.
«L’estrema varietà e mutevolezza delle condizioni pedoclimatiche dell’Etna, distribuite su una superficie di oltre 1500 Kmq, con un’altezza di 3400 metri ai crateri sommitali, non consentono di definire univocamente il carattere dei paesaggi di questo maestoso vulcano attivo – ha spiegato la docente -. Più simile a un caleidoscopio in continua evoluzione, il paesaggio dell’Etna si dispiega tra la dimensione materiale del complesso mosaico di componenti bio-fisico-sociali dei suoi versanti e la dimensione intangibile delle rappresentazioni che di esso ha prodotto l’uomo nei millenni».
«Se l’integrità dei caratteri naturalistici delle aree sommitali e l’eccezionale valore dell’attività vulcanica “documentata da esseri umani per almeno 2700 anni” hanno portato al riconoscimento dell’Etna nella Unesco World Heritage List nel giugno 2013, passando dai paesaggi d’alta quota ai bassi versanti del vulcano, l’ambiente naturale si ibrida con l’insediamento umano attraverso processi di colonizzazione attuati con sempre minore consapevolezza dei caratteri identitari e sempre maggior spregiudicatezza nell’obliterare le tracce della memoria del rapporto atavico tra uomo e vulcano», ha detto in chiusura di intervento.

Un momento dell'intervento della prof.ssa Simona Calvagna
L’Etna: un grande laboratorio naturale per lo studio della biodiversità
A seguire è intervenuto Giorgio Sabella, docente di Zoologia al Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali dell’Università di Catania, con una relazione dal titolo L’Etna: un grande laboratorio naturale per lo studio della biodiversità.
«L’Etna, primo Parco regionale ad essere istituito in Sicilia nel 1987, rappresenta per i naturalisti di tutto il mondo un’area di enorme interesse per numerosi ed articolati aspetti, anche paesaggistici», ha spiegato il prof. Sabella che, partendo da un breve excursus sulle più recenti estinzioni locali di Vertebrati in Sicilia, ha evidenziato «come l’istituzione del Parco abbia consentito la tutela di numerose specie animali, per le quali oggi questa area protetta rappresenta un vero e proprio rifugio e senza la quale oggi, probabilmente, molte di esse sarebbero scomparse».
«Il valore scientifico della fauna etnea è inoltre accresciuto dalle particolari condizioni ecologiche che si realizzano sul vulcano per l’alternarsi di due processi naturali parzialmente discontinui nello spazio e nel tempo – ha aggiunto -. Da un lato le eruzioni vulcaniche, che presentano una durata relativamente breve, al più qualche anno, creano un forte disturbo sulle comunità animali e vegetali, che viene parzialmente compensato dalle ricolonizzazioni naturali delle lave. Quest’ultimo fenomeno, tuttavia, richiede tempi molto lunghi, stimabili nell’ordine di centinaia e migliaia di anni».
«L’Etna rappresenta quindi un vero e proprio laboratorio naturale, che risulta molto utile per lo studio di svariate ed articolate problematiche ecologiche quali ad esempio la dinamica dei processi di colonizzazione o di ricolonizzazione degli habitat e gli effetti della loro frammentazione sulla composizione, struttura e dinamica delle comunità animali e vegetali – ha aggiunto -. Si tratta di temi di grande attualità che investono alcuni aspetti cruciali della conservazione della natura e della pianificazione ambientale basate su criteri realmente scientifici e non meramente estetici, che dovrebbero indirizzare le strategie di gestione delle aree protette».

Lo scorcio di una grotta presente sull'Etna e la caratteristica vegetazione
Etna, il paesaggio vegetale 3D: diversità, dinamismo, disturbo
Successivamente il prof. Pietro Minissale, docente di Botanica Sistematica presso il Dipartimento di Scienze biologiche Geologiche e ambientali all'Università di Catania e esperto riconosciuto nel campo della classificazione e della filogenesi delle piante, è intervenuto con una relazione dal titolo “Etna, il paesaggio vegetale 3D: diversità, dinamismo, disturbo”.
«Un’alta montagna vulcanica quale è l’Etna rappresenta un luogo ad alta diversità biologica, per le piante luogo di speciazione e adattamento a condizioni anche estreme e per le comunità vegetali luogo soggetto a fattori ambientali spesso mutevoli che determinano grande diversità anche nel paesaggio vegetale al quale si sovrappone spesso l’attività antropica millenaria che ha contribuito a modellarlo – ha spiegato il docente -. Oggi l’influsso antropico in molti casi è diventato assai poco sostenibile e soprattutto alle quote più basse stravolge un paesaggio un tempo mirabile senza una capacità degli enti preposti a gestirlo, a salvaguardarlo adeguatamente».
Proprio l’attività di ricerca del prof. Minissale si concentra sull’identificazione delle specie vegetali, lo studio delle relazioni evolutive e la comprensione della biodiversità vegetale utilizzando approcci innovativi, tra cui la genetica molecolare e l'analisi filogenetica, per ricostruire gli alberi evolutivi delle piante stesse e studiarne distribuzione geografica e l’adattamento ecologico.
Minissale, nella sua carriera accademica, ha contribuito a numerosi studi internazionali e progetti di conservazione della biodiversità, con un focus particolare sulla protezione delle specie vegetali in pericolo.

Etna, colata lavica e vegetazione tipica
Il viaggio sull’Etna e attorno alla montagna
Gli studenti dell’Accademia di Architettura di Mendrisio hanno partecipato a numerose iniziative nei quattro giorni del loro viaggio di studio supportati anche dagli architetti Augusto Ligresti e Angela Palmitessa, assistenti dell’Atelier Nunes-Gomes dell’accademia svizzera.
La prima tappa è stato l’Atelier “Le Nid” di Barbaro Messina, un esperto ceramista di Paternò. E ancora il meeting, con visita, all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in cui Salvatore Giammanco ha illustrato le attività di ricerca scientifica nei settori della geofisica e della vulcanologia portati avanti dall’Ingv. Tra le diverse sedi sul territorio nazionale, l’Ingv ha istituito l’Osservatorio Etneo di Catania dedicato al monitoraggio e allo studio dei vulcani siciliani, tra cui l’Etna, lo Stromboli, Vulcano e Pantelleria. Il monitoraggio di queste imponenti strutture naturali e le aree tettoniche circostanti, si affianca a un’intesa attività di ricerca internazionale nei campi di studio affini, vulcanologia, sismologia e ambiente.
Altra tappa del viaggio l’escursione sull’Etna, dove hanno potuto vivere l’esperienza unica di osservare da vicino la colata lavica attualmente in corso al cratere Sud-Est partendo dal Rifugio Sapienza e la visita alla azienda di pistacchi Camuto di Bronte. E ancora il seminario a Villa Zingali Tetto e la degustazione di vini alla vineria di Salvo Foti a Milo. In chiusura la degustazione di prodotti tipici alla Pasticceria Condorelli di Belpasso e la visita al Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena che ospita il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania e al Castagno dei Cento cavalli di Sant’Alfio.

L'Etna innevata nel dicembre 2024