Sono i temi che i 36 studenti del Dipartimento di Giurisprudenza hanno affrontato nella causa del processo simulato coordinato dalla docente Gabriella Nicosia
Un ambiente di lavoro stressogeno e l’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione dei rapporti di lavoro di una società pubblica. È il caso di Gugliema Marconi (nome di fantasia) che è stato affrontato dai 36 studenti e studentesse che hanno preso parte al processo simulato di Diritto del lavoro.
Una iniziativa, ormai appuntamento fisso di una delle cattedre di Diritto del Lavoro, gestita dalla prof.ssa Gabriella Nicosia del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania.
Un “processo” discusso, nell’aula magna di Villa Cerami, dopo i saluti istituzionali, alla presenza di Laura Renda, presidente della sezione Lavoro del Tribunale di Catania, e Giuseppe Napoletano, presidente del Centro nazionale studi di Diritto del Lavoro "Domenico Napoletano” e già presidente della sezione Lavoro della Corte di Cassazione.
Quest’anno, infatti, il processo simulato ha avuto il patrocinio del Centro Nazionale Studi di Diritto del lavoro “Domenico Napoletano”. Ai due presidenti - che hanno approfondito i temi nel corso di un incontro dal titolo “Il giudice del lavoro e le sue tecniche” (vai all'articolo) è stato consegnato il compito di valutare l’apprendimento scientifico e tecnico degli studenti partecipanti al corso.
Gli studenti, infatti, hanno atteso di conoscere l’opinione dei due presidenti e di sapere se i propri atti avessero incontrato il relativo consenso.
Il caso oggetto di studio, frutto di una pura elaborazione di fantasia, ha visto come protagonista Guglielma Marconi, dipendente da una società pubblica avente oltre 300 dipendenti e gestrice del servizio elettrico con inquadramento al V livello del Ccnl Gas Acqua.
La protagonista ha visto frustrata le proprie aspirazioni di carriera in ragione del ricorso ad una nuova strumentazione basata su un sistema di autoapprendimento dell’intelligenza artificiale (machine learning) capace di selezionare velocemente i curricula per la partecipazione alla progressione dalla quale infine è rimasta esclusa.
Tra i dati inseriti nella macchina ai fini della elaborazione dei titoli per la partecipazione alla progressione, era stata infatti introdotta anche l’attitudine a gestire utenti e clienti ricavata dall’esperienza della società negli ultimi 10 anni. Proprio i dati riguardanti questo range temporale contemplavano un periodo di profondo malessere della protagonista che aveva pure avuto risvolti negativi sull’attività di gestione della clientela.
«Dopo la fase introduttiva - spiegano gli avvocati Marco Cuttone e Nino Matafù, entrambi tutor del percorso didattico – destinata a spiegare il metodo e anche a individuare i tre gruppi dei ricorrenti, resistenti e giudici; abbiamo iniziato a lavorare più intensamente con il gruppo dei ricorrenti che sarebbero stati i primi a depositare il proprio atto, successivamente è stato il momento dei resistenti. I giudici hanno iniziato a studiare la questione, per poi confrontarsi nella fase finale in modo da elaborare e depositare la propria sentenza».

Un momento del processo
Il "processo" raccontato con la voce degli studenti
Nell’aula magna di Villa Cerami, di fronte ai due presidenti hanno preso la parola per primi, i ricorrenti, divisi in 4 sottogruppi: il primo gruppo ha trattato il fatto in sé, il secondo si è occupato dell’inquadramento, quale disciplina si adatti al caso della dottoressa.
Il terzo gruppo si è occupato della tematica inerente all’ambiente stressogeno e ai recenti approdi della giurisprudenza della Cassazione.
L’ ultimo gruppo ha trattato il tema dell’intelligenza artificiale quale strumento dai risvolti ancora inesplorati.
Lo studente Giovanni Valerio Amato, ha evidenziato il compito svolto: «Ci siamo occupati di difendere una lavoratrice, la dottoressa, Guglielma Marconi che tramite noi avvocati innanzitutto chiedeva il riconoscimento delle mansioni superiori e le differenze retributive.
Abbiamo voluto tutelare la nostra assistita dai tentativi di bloccarla in ragione delle difficoltà di lavorare in gruppo all'interno dell’ente stesso dovute a cause stressogene create dallo stesso datore di lavoro».
Il gruppo dei ricorrenti ha descritto l'esperienza del processo simulato come una prova di non poco momento, ma al contempo assai formativa. «Questo progetto cerca di rendere più concreto il nostro percorso formativo all’interno del dipartimento, ci ha insegnato a reperire le fonti e a scrivere in modo diverso, seguendo un ragionamento logico giuridico, ma anche cosa fa un avvocato e ci ha responsabilizzato e reso più consapevoli rispetto ai nostri progetti futuri», hanno spiegato nel loro intervento.
In seguito, è stato il momento dei resistenti. «Siamo la parte resistente - ha spiegato la studentessa Mariagrazia Sarcià - nello svolgimento del processo ci siamo adoperati per smontare le argomentazioni della parte ricorrente, è stato un lavoro molto difficoltoso perché abbiamo affrontato temi e argomenti nuovi, tanto che pure per la giurisprudenza attuale risultano particolarmente ostici. Ci siamo adoperati a 360 gradi cercando sia nell'emeroteca di ateneo, sia accedendo a varie tipologie di siti che ci sono stati messi a disposizione presso i quali abbiamo trovato l’occorrente per cercare di risolvere le problematiche che si sono poste».
Ciò che ha maggiormente entusiasmato la totalità degli studenti coinvolti nel progetto è stata proprio la possibilità di approcciarsi a tematiche sostanziali da riferire allo strumento processuale, un approccio diverso che ha permesso loro di confrontarsi con ciò che un giorno sarà il loro mestiere.
Come ha riportato Costantino Ragonese, parte resistente: «La cosa interessante di questi progetti è il passaggio dalla parte teorica cioè lo studio del manuale alla parte pratica. Il lavoro di squadra è risultato efficace e la discussione finale è stata un bel momento di confronto tra le parti. Un’esperienza utile in una società che ci chiede costantemente di correre e in cui oramai il teorico non basta più e bisogna velocemente confezionare soluzioni».
Salvatore Mauceri, parte del gruppo dei Giudici, ha esposto con vero entusiasmo la sua esperienza: «In quanto giudici il nostro atto è arrivato per ultimo, per cui il lavoro preliminare si è risolto in un fruttuoso lavoro di ricerca su tutto ciò che fosse inerente al caso, una volta ricevuti gli atti delle parti, abbiamo potuto elaborare la nostra sentenza».
Per gli studenti del gruppo dei giudici è stata un’esperienza difficile ma anche molto educativa. Tutte e tutti hanno affrontato con impegno una simulazione processuale giuslavoristica, hanno reperito fonti e si sono cimentati e scommessi nella redazione degli atti che si presentano nelle aule giudiziarie, hanno redatto una memoria di costituzione, una memoria difensiva e, infine, una sentenza. Poi hanno atteso con fermento ed emozione, e anche con una certa curiosità, il giudizio dei due illustri presidenti.
Il processo simulato si è concluso con un confronto tra il Giuseppe Napoletano, Laura Renda e gli allievi, sui temi trattati, e non sono mancati suggerimenti e spunti di riflessione per l’attività futura da parte dei due autorevoli esponenti della magistratura del lavoro.
«Abbiamo costruito - ha raccontato con soddisfazione la prof.ssa Gabriella Nicosia - un percorso didattico dinamico che intendeva scommettere sull’apprendimento di un metodo, sulla creatività, ma anche sull’entusiasmo degli studenti del Dipartimento di Giurisprudenza. Studentesse e studenti hanno studiato, proiettandosi emozionati a questo incontro finale, imparando e applicando il diritto, muovendosi con disinvoltura fra le fonti e riuscendo spesso a stupire me e i tutor con il reperimento di una sentenza magari inedita o di un articolo di particolare interesse, lasciandosi coinvolgere in un’esperienza che infine sono giunti a considerare unica nel cammino universitario».
«Naturalmente - ha aggiunto la docente di una delle cattedre del Diritto del lavoro del Dipartimento di Giurisprudenza - ai presidenti Napoletano e Renda va il nostro più vivo ringraziamento poiché con la propria generosa disponibilità hanno contribuito a motivare le nostre studentesse e ai nostri studenti. La loro partecipazione è un imprescindibile ingrediente del successo didattico di tutta la simulazione processuale».

Gli studenti e le studentesse che hanno preso parte al processo simulato
Gli studenti coinvolti nel processo simulato
I ricorrenti: Giovanni Valerio Amato, Angelo Battiato, Miriam Aurioso, Angela Calcaterra, Filippo Carbonaro, Francesco Cartalemi, Carolina Rita Curcuruto, Sara Galluzzo, Azzurra Musumeci, Giusi Palazzolo, Virginia Pennisi, Antonino Rubino, Giordana Scafile, Gabriel Scionti e Laura Torrisi.
I resistenti: Alessandra Arena, Noemi Castorina, Concetta Giulia Finocchiaro, Elena Agata Gulisano, Veronica Longo, Jessica Mangione, Giorgia Maria Montalto, Erika Pinnisi, Alice Puglisi, Costantino Ragonese e Mariagrazia Sarcià.
I giudici: Miriana Felicia Di Blasi, Salvatore Mauceri, Irene Mazzeo, Maria Vittoria Medulla, Diana Mocka, Valerio Porto, Erea Rampello, Cecilia Spagnolo, Costanza Spatafora e Desirè Torrisi.