A Giulio D’Arrigo il premio “Sir Julian Priestley” per la migliore tesi sulle istituzioni europee

È stato conferito per l’eccellenza dell’elaborato a conclusione del master in European Political and Governance Studies

Alfio Russo

È stato assegnato a Giulio D’Arrigo il premio Sir Julian Priestley per la migliore tesi sulle istituzioni europee a conclusione del master in European Political and Governance Studies (indirizzo European Public Policy Analysis) al Collegio d’Europa di Bruges.

La tesi - dal titolo European Political Parties in the EU Agenda-Setting: The Case of Minimum Wages and the Party of European Socialists – ha meritato la menzione di Eccellente.

Un importante riconoscimento, quindi, per l’allievo diplomando della Scuola Superiore di Catania ed ex studente dell’Università di Catania del corso di laurea in Storia, politica e relazioni internazionali e del corso di laurea magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'ateneo catanese.

Il Collegio d’Europa, infatti, è un prestigioso centro di studi post-universitari sugli affari europei fondato nel 1949 su impulso dei padri fondatori dell’integrazione europea (tra cui Alcide De Gasperi, Winston Churchill e Salvador de Madariaga), a cui si accede attraverso un rigoroso processo di selezione gestito, per gli studenti italiani, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il quale eroga anche borse di studio per gli studenti più meritevoli.

D’Arrigo, inoltre, ha ricevuto il premio del Dipartimento per gli Affari Europei della Presidenza del Consiglio dei Ministri destinato ai cinque migliori studenti italiani del Collegio d’Europa. Il premio è stato consegnato dal Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Raffaele Fitto, in una cerimonia che ha avuto luogo a Roma l’11 luglio scorso.

«Il master che ho conseguito è di durata annuale e verte su studi politici e di governance dell’Unione europea, approfondendone le questioni più salienti e strategiche per il periodo attuale – spiega Giulio D’Arrigo -. Offre un’ampia gamma di corsi che coprono tutto lo spettro di attività dell’UE, in modo da permettere agli studenti di costruire il percorso di professionalizzazione che preferiscono. I corsi sono tenuti da accademici di chiara fama o da professionisti di alto livello negli affari europei che lavorano nelle istituzioni europee o nel settore privato che vi gravita attorno».

«All’interno del master in European Political and Governance Studies, io sono stato studente del percorso in European Public Policy Analysis, un curriculum che unisce alla formazione politologica degli elementi di studio economico delle politiche pubbliche dell’UE – ha aggiunto -. A questo specifico curriculum sono stati ammessi solo sei studenti da tutta Europa. mentre il master generale ha circa novanta studenti provenienti da Europa e paesi del Mediterraneo, che poi vanno a dividersi tra i diversi corsi opzionali».

Oltre al master in studi politici, il Collegio d’Europa offre anche master in studi legali, in studi economici e in relazioni internazionali, anch’essi al campus di Bruges, in studi interdisciplinari al campus di Natolin in Polonia, e in “integrazione e trasformazione europea” al campus di Tirana, operativo a partire dall’anno accademico 2024/25.

L’obiettivo di tutti questi master è di dare una formazione d’eccellenza negli affari europei a studenti che possano ambire a raggiungere posizioni di alto livello nelle amministrazioni europee e nazionali, nei corpi diplomatici, nel settore privato orientato verso l’Unione europea e nell’accademia.

Giulio D'Arrigo mentre riceve il riconoscimento dal ministro Raffaele Fitto

Giulio D'Arrigo mentre riceve il riconoscimento dal ministro Raffaele Fitto

«Adesso mi piacerebbe intraprendere una carriera nella ricerca accademica sulla politica dell’Unione europea, un tema che approfondirò nei prossimi anni nel dottorato di ricerca in Political and Social Sciences all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, al quale sono stato ammesso – racconta l’ex studente dell’ateneo catanese -. Nel corso del master a Bruges mi sono specializzato nelle politiche economiche e sociali dell’UE. La mia tesi ha provato a spiegare perché il tema dei salari minimi, argomento inusuale per l’Unione europea, che non ha molte competenze a riguardo, è riuscito ad entrare nell’agenda legislativa dell’UE con una proposta di direttiva avanzata dalla Commissione europea nel 2020 e approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio nel 2022».

«La direttiva non introduce un salario minimo unico europeo, ma piuttosto stabilisce delle regole che gli Stati membri devono rispettare relativamente all’adeguatezza dei salari minimi, siano essi introdotti tramite legge o tramite contrattazione collettiva sindacale, quest’ultimo caso è quello italiano – aggiunge -. Se tradizionalmente l’UE si occupa di temi considerati molto “tecnici” e poco divisivi dal punto di vista politico, quello dei salari minimi è invece un argomento su cui il dibattito, a livello sia europeo sia nazionale, come il caso italiano dimostra, è abbastanza acceso e mostra chiare divisioni politico-ideologiche».

«Nella mia tesi dimostro come il Partito del Socialismo Europeo, ossia la federazione europea dei partiti di centro-sinistra, sia stato il “motore” dietro l’ingresso dei salari minimi nell’agenda legislativa dell’Unione, mettendo in atto una serie di strategie che vanno dalla prioritizzazione del tema nella campagna elettorale del 2019 allo sviluppo di alleanze di scopo con altri attori politici europei, come la Confederazione europea dei sindacati o l’ala più centrista del Partito popolare europeo», precisa l’allievo diplomando della Scuola Superiore di Catania.

«Il fatto che l’idea di una legge provenga da un partito politico è qualcosa di molto normale a livello nazionale, ma non lo è a livello europeo, dove invece generalmente la spinta dietro una proposta legislativa ha origine negli ambienti amministrativo-burocratici della Commissione europea oppure a livello intergovernativo», aggiunge.

«La maggiore rilevanza dei partiti politici nell’agenda-setting, cioè nella fase di proposta dei temi da affrontare e su cui legiferare, e la tendenza ad occuparsi anche di temi su cui il dibattito politico è più divisivo sono, a quanto pare, alcuni degli sviluppi più recenti nella politica dell’Unione europea. Questi sviluppi si possono rintracciare anche in altre iniziative, ad esempio molte di quelle legate al Green deal europeo come il bando alle automobili a benzina e diesel, o le misure della direttiva “Case green”. Ho intenzione di continuare a fare ricerca su questo argomento nel prossimo futuro, a partire dalla mia tesi di diploma per la Scuola Superiore di Catania», spiega Giulio D’Arrigo.

«Per concludere vorrei sottolineare che sono molto grato all’Università di Catania e alla Scuola Superiore per avermi fornito una formazione di livello molto alto in ambito politologico, dandomi tutti gli strumenti necessari per sviluppare nuove conoscenze ancora più specialistiche – ha detto Giulio D’Arrigo -. E se ho avuto l’onore di ricevere il premio Sir Julian Priestley per la mia tesi, a cui decine di miei colleghi del Collegio d’Europa si erano candidati, è anche grazie ai corsi avanzati di rappresentanza degli interessi nell’UE e di metodologia della ricerca politica che ho seguito alla Scuola Superiore di Catania negli anni scorsi, che mi hanno offerto delle opportunità uniche di crescita accademica».

Giulio D'Arrigo con i due riconoscimenti

Giulio D'Arrigo con i due riconoscimenti