Al Monastero dei Benedettini commovente cerimonia per ricordare il prof. Giancarlo Magnano San Lio, già direttore del Disum e prorettore dell’Ateneo, scomparso venerdì scorso all’età di 61 anni
“Un uomo perbene. Tormentato, curioso. Che ha voluto vivere in proprio, conoscendo le miserie dell’Umanità, ha scelto di amarne la poesia e l’incanto”. È questo il ritratto di sé che il professor Giancarlo Magnano San Lio ha voluto regalare a chi lo ha conosciuto e tramandare a chi non ha fatto in tempo a conoscerlo, come la nipotina Ludovica che sta per nascere.
Un ‘medaglione’ che ha campeggiato sul maxischermo dell’aula magna “Mazzarino” del Monastero dei Benedettini per tutta la durata della cerimonia di commemorazione, accanto ad una sua immagine sorridente, posata, sobria: familiare, per chi gli è stato accanto da allievo o allieva, o da collega.
Un ritratto senza dubbio indelebile per i suoi cari, la moglie Rossella e le figlie Roberta e Marica, che questa mattina hanno ricevuto l’abbraccio affettuoso e commosso dal dipartimento di Scienze umanistiche, il ‘suo’ dipartimento, la ‘sua’ seconda casa, dove è stato innanzitutto docente, ‘maestro’, direttore “quasi a sua insaputa” dal 2013 al 2017, «in grado però - come ha ricordato il rettore Francesco Priolo, che ha aperto la cerimonia -, di esaltare il senso di identità e di appartenenza di tutti i docenti del dipartimento, che lo hanno ricambiato con appoggio e affetto in qualsiasi circostanza della sua vita».
Un momento della commemorazione al Monastero dei Benedettini
Un uomo perbene. E quell’aggettivo invariabile che sta per “persona onesta, proba e rispettosa delle norme sociali e morali”, è stato declinato via via in tutti gli interventi che si sono susseguiti, guardando tanto all’uomo delle istituzioni (è stato prorettore dell’Ateneo dal 2017 al 2019) quanto allo studioso di livello nazionale e internazionale nel campo della Filosofia, scomparso venerdì scorso ad appena 61 anni.
«Avremo tante altre occasioni per ricordare lo studioso Magnano – ha sottolineato la prof.ssa Marina Paino, attuale direttrice del Disum -: oggi siamo qui soprattutto per rendere omaggio all’uomo che ha vissuto ricercando l’indipendenza e la libertà di pensiero, mosso dalla passione per lo studio e per la ricerca, sempre refrattario a tutte le ‘gabbie’: anche a quella che gli ha costruito intorno la malattia».
«Grazie Giancarlo – lo ha salutato il prof. Francesco Priolo, prima di riconsegnare simbolicamente la toga accademica alla famiglia -. In te ricorderemo con riconoscenza e affetto l’amico premuroso, attento, saggio, equilibrato, sempre capace di saper ascoltare gli altri. Oggi per noi è un giorno di estrema tristezza e commozione, una perdita enorme per l’ateneo, per la città e per tutta la comunità scientifica. Faremo tesoro della tua eredità, e in particolare della signorilità, della forza e della dignità umana che ci hai mostrato soprattutto negli ultimi mesi della tua vita».
Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo, al suo fianco i docenti Luigi Ingaliso e Marina Paino
Nell’aula magna del Monastero dei Benedettini, dove era allestita la camera ardente, erano presenti numerosissimi docenti anche di altri dipartimenti, i due ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro, che lo hanno ricordato brevemente, l’ex preside di Lettere e Filosofia Enrico Iachello, tanti collaboratori del personale tecnico-amministrativo che hanno lavorato con lui fianco a fianco negli uffici del Monastero.
Tutti commossi anche per gli interventi del professor Luigi Ingaliso, che si è soffermato sugli aspetti scientifici del suo percorso accademico, fino all’ultimo tesi – ha detto – «verso uno sforzo di comprensione dell’esistente, perché nulla è privo di senso», come aveva appreso dal comune maestro Corrado Dollo e dalla frequentazione della Scuola napoletana, «facendo leva su rigore metodologico e spirito critico, ma improntati all’assoluta libertà di ricerca»; e delle allieve Ivana Randazzo e Isabella Bazzano, che hanno raccontato episodi e aneddoti o anche messaggi ricevuti dal prof. Magnano che rimangono, per loro, come veri e propri insegnamenti di vita.
Le figlie Roberta e Marica hanno infine letto alcune recenti riflessioni scritte dal docente nel periodo della malattia, «una ricostruzione di sé - le ha definite la prof.ssa Paino – intrapresa quando ormai appariva chiara la certezza della fine, la sua preziosa autobiografia intellettuale ed umana» e più tardi, in Cattedrale, dove si sono tenute le esequie concelebrate da padre Barbaro Scionti e padre Antonino La Manna, hanno indirizzato un commovente messaggio al genitore scomparso.
Un momento della celebrazione al Duomo di Catania
«Per mesi abbiamo sperato che anche la più dura delle sentenze potesse farci uno sconto, ma abbiamo perso questa battaglia. Ma tu sei stato eccezionale, prima e durante la malattia. Sei l’uomo che ci ha fatto comprendere che i supereroi non esistono e che non si può essere perfetti a questo mondo, che a volte ci scontriamo con pensieri contrastanti che sembrano non poter coesistere, ma che, invece, stanno lì, tutti diversi e tutti uguali tra loro, perché la vita è fatta di domande che non sempre trovano risposte», si legge nel messaggio delle figlie del docente.
«Hai affrontato la vita e tutti questi ultimi anni con un dono immenso: la dignità – prosegue la lettera delle figlie -. Ecco che per noi sei un esempio, per il tuo stare al mondo senza far rumore, ma facendo comunque sentire la tua presenza, la tua sostanza, la tua essenza. Abbiamo brillato grazie alla tua luce, e speriamo anche noi di aver illuminato quelle strade, spesso impervie, che ti sei trovato a percorrere. Il nostro bacio della buonanotte, per sempre. Quel bacio che rassicura, conforta, ascolta. Ti spinge al domani con coraggio».
«Sono stato fortunato, sono stato felice», ha scritto il prof. Magnano subito dopo aver terminato la sua ultima lezione al Monastero, nel maggio, come ha rivelato la sua stretta collaboratrice Ivana Randazzo. La più grande consolazione che un uomo perbene poteva regalare a chi gli ha voluto bene.