Geographies of Sound, un dialogo su suoni e rumori del quotidiano

Presentato all’Accademia delle scienze di Bologna il volume di Luigi Collarile e Maria Rosa De Luca durante il seminario “Musica urbana”

Michele Russo (Università di Pavia-Cremona)

Lo studio del paesaggio sonoro è tutt’altro che materia ignota da quando il compositore canadese Murray Schafer ha ideato negli anni Sessanta il World Soundscape Project.

L’immersione nella nube acustica che ci circonda in ogni dove, e che solo nei casi più fortunati diventa veramente “armonica”, caratterizza la nostra quotidianità producendo gli effetti più disparati.

Ma il paesaggio sonoro ha sempre assunto le sembianze di quel proteiforme inviluppo attualmente noto oppure è un’entità in continua mutazione? È possibile ricostruire in chiave storica i processi di interazione fra gli attori compartecipi dei paesaggi del passato? E ancora, fino a che punto può essere utile processare i dati così raccolti con la prospettiva di integrare la ricerca interdisciplinare?

Questi sono solo alcuni degli interrogativi posti agli esperti convenuti al seminario Musica urbana. Suoni e rumori nell’età moderna e contemporanea che si è tenuto nei giorni scorsi all’Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna.

Non è un caso che una delle più antiche accademie italiane tutt’oggi in attività, direttamente derivata dall’Accademia degli Inquieti fondata nel 1691, continui non solo a promuovere, ma soprattutto a divulgare la ricerca su tematiche attuali e di largo interesse.

Dall’introduzione di Giuseppina La Face, già ordinaria di Storia della musica e Pedagogia musicale dell’Università di Bologna nonché socia dell’Accademia, è parso chiaro l’intento di offrire all’uditorio un’analisi globale dell’oggetto di studi.

Il cuore dell’incontro è stato rappresentato dalla presentazione del volume Geographies of Sound. Sounding and Listening to the Urban Space of Early Modern Italy with a Contemporary Perspective (Brepols, 2023) da parte dei curatori dell’edizione Luigi Collarile della Hochschule der Künste di Berna e Maria Rosa De Luca dell'Università di Catania.

In foto da sinistra Giuseppina La Face, Maria Rosa De Luca e Luigi Collarile

In foto da sinistra Giuseppina La Face, Maria Rosa De Luca e Luigi Collarile

Dall’intervento a quattro mani, informato del contenuto e delle prospettive poste dai dieci studi della collettanea, è emersa la centralità del paesaggio sonoro come ecosistema semiotico di riferimento per gli abitanti di una città.

Esso ha rivestito e continua a rivestire un ruolo cruciale nell’orientamento spaziale, nell’informazione e nella partecipazione alla vita sociale di una comunità. Una ricerca di tal sorta non può non giovarsi dell’analisi di vari tipi di fonti da intercettare e acquisire per mezzo di differenti strategie di indagine.

Ne deriva un quadro a più strati in cui la dimensione sonora del reale rappresenta soltanto il culmine di una più complessa stratificazione di orizzonti sonori profondi connessi con l’identità sonora individuale, sia essa istituzionale o personale.

Attorno a tale nucleo epistemologico, che si prevede essere rafforzato da nuove pubblicazioni sulla scorta di Geographies of Sound, si dispone la costellazione di interventi degli esperti convenuti.

Franco Piperno, emerito all’Università di Roma La Sapienza e co-curatore della recente raccolta Music, Place, and Identity in Italian Urban Soundscapes Circa 1550-1860, ha posto l’accento su come sia rimasta traccia di certe suggestioni provocate dal paesaggio sonoro nell’ascoltatore (più o meno) informato del passato. 

Del tutto calzante la citazione a mo’ di esempio dell’esagerata (per l’epoca) dotazione di organico prevista da Gregorio Allegri per il suo Miserere dato in esecuzione esclusivamente nella Cappella Sistina e di come abbia impressionato il giovanissimo Mozart a tal punto da realizzarne estemporaneamente una trascrizione al limite con la leggenda.

In foto da sinistra Franco Piperno, Paolo Fabbri, Giuseppina La Face, Maria Rosa De Luca e Luigi Collarile

In foto da sinistra Franco Piperno, Paolo Fabbri, Giuseppina La Face, Maria Rosa De Luca e Luigi Collarile

Ragguardevoli e arricchenti sul piano interdisciplinare gli interventi della giurista Marcella Gola e dello psichiatra Domenico Berardi, entrambi ordinari all’Università di Bologna.

Il quadro presentato da Gola, che pur si sarebbe giovato di un’integrazione a sfondo comparatistico con il diritto europeo, ha delineato pieni e vuoti del diritto intorno alla tollerabilità dell’impatto acustico nelle aree urbane. Il legislatore italiano non sembra affatto esentato dall’arduo compito di discernere tra gradevolezza della musica e tedio del rumore.

Tale sottile e delicato limite è apparso sorprendentemente soggettivo nel contributo di Berardi, nient’altro che una concreta testimonianza sulle criticità quotidiane di alcuni pazienti psichiatrici rispetto alla sfera acustica.

In certi casi, l’ipersensibilità al rumore può impattare sulla vita quotidiana a tal punto da assumere i tratti di una vera e propria patologia. D’altro canto, una condizione di tal sorta, ritenuta dai più gravemente invalidante, potrebbe offrire un punto di vista alternativo sui processi (consapevoli e non) di fruizione sonora di massa e sulla regolamentazione di questi ultimi.

«Il nesso tra l’ecologia acustica di Schafer e la formazione musicale – ha concluso Carla Cuomo, associata di Pedagogia musicale all’Università di Bologna – risiede in una cosciente educazione all’ascolto, quella, cioè, volta a favorire la sensibilità, la consapevolezza e la comprensione delle caratteristiche del paesaggio sonoro, contemporaneo e storico. Da questa prospettiva non può essere esclusa l’analisi del rapporto tra ascolto e produzione del suono, nonché la conoscenza e la comprensione della musica come cultura, testimonianza di civiltà».