Primo incontro tra riflesso e illusione dedicato al cineasta austriaco per la rassegna organizzata dal KinEst Fest Catania e dal Zō Centro Culture Contemporanee
Riflesso e illusione. È attorno a questi due punti chiave che ha ruotato il primo incontro dei tre in programma della rassegna organizzata dal KinEst Fest Catania e dal Zō Centro Culture Contemporanee.
Un appuntamento in cui Stefania Rimini, docente di Cinema all’Università di Catania, ha condotto il pubblico presente in sala nel mondo di Fritz Lang presentando la pellicola protagonista della prima proiezione: La donna del ritratto (1944).
Si tratta di uno dei capolavori del maestro del cinema, il quale riadatta il soggetto del romanzo Once Off Guard (1942) di J.H. Wallis, ribaltandone il finale tragico, ritenuto inadeguato al grande schermo e che ha preferito reinterpretare nel suo stile.
Il film – come ha ricordato la docente – possiede i caratteri del classico thriller noir, con tutti gli stilemi e stereotipi che ne derivano, come il sottofondo di musica jazz o le ambientazioni cittadine indefinite e spesso vuote. Ma il genio artistico di Lang riesce ad andare oltre gli stereotipi del genere, accostando una rigorosa gestione delle inquadrature a giochi di riflessi sbalorditivi per l’epoca.
I riflessi, sia visivamente, sia tematicamente, assumono quasi il ruolo di terzo protagonista, in aggiunta alla coppia formata da Edward G. Robinson e Joan Bennett. Il primo interpreta Richard Wanley, uno sprovveduto professore universitario di mezza età, che non accetta l’avanzare degli anni; la seconda veste i panni di Alice, vera e propria femme fatale in grado di bucare lo schermo con la sua bellezza fuori dal tempo.
Un momento dell'intervento di Stefania Rimini, docente Unict, e Chiara Platania, organizzatrice dell’evento
Lo sviluppo della trama vede Richard – intrappolato in una routine monotona e priva stimoli – venire stregato dalla donna raffigurata in un dipinto esposto nei pressi del circolo ricreativo che solitamente frequenta. Dato che moglie e figli hanno appena lasciato la città alla volta di un luogo non meglio precisato, Richard è libero di immaginare e bramare mille avventure, in uno slancio di ritrovata giovinezza. Il fantasticare è bloccato sul nascere dai due vecchi amici, i quali lo dissuadono da sbandate sentimentali: «alla nostra età anche bere un bicchiere di troppo può causare una tragedia».
Dopo essersi perso nella lettura, seduto in una delle comode poltrone del club, Richard non resiste alla tentazione di contemplare nuovamente la donna del ritratto. Tornato sul posto, scorge da un riflesso nella vetrina la donna del dipinto, stavolta in carne e ossa. Conosce così Alice.
I due iniziano un dialogo che li condurrà prima in un locale, poi a casa della donna. Richard assapora già l’adulterio, quando la coppia è inaspettatamente sorpresa dall’amante di Alice, che in un impeto d’ira si scaglia violentemente contro il protagonista. Nel tentativo di difendersi, il professore colpisce l’uomo con un paio di forbici, causandone la morte.
Da ciò si susseguono diverse peripezie per i due protagonisti: dal nascondere il cadavere dell’aggressore, che si scoprirà chiamarsi Mazard ed essere un magnate della finanza, al tentativo di eliminare un testimone che aveva chiesto una grossa somma di denaro in cambio del proprio silenzio.
Sul finale, dopo il fallito omicidio del ricattatore, in realtà un sicario che stava già pedinando Mazard, Richard sente il cerchio degli investigatori stringersi sempre più intorno a lui e decide drammaticamente di togliersi la vita con un farmaco, in origine destinato al ricattatore, ma durante un cambio di inquadrature gestito magistralmente ci viene rivelato il vero plot twist del film: l’intera vicenda era un sogno del protagonista che si era addormentato durante la lettura al club.
Una scena del film "La donna del ritratto" di Fritz Lang
Nella pellicola, Lang porta alla luce le tematiche della colpa e del rimorso, come quello provato da Richard per le proprie riprovevoli azioni. Avventurandosi nel campo della psicanalisi, il regista mette in scena un noir in cui moralità e pulsioni collidono e si scontrano fino all’ultimo respiro, con il finale che assume i toni di un monito sul controllo dei propri istinti.
Una componente evidente all’interno del film è il procedere della giustizia, mostrato con insistenza, un incedere inesorabile che sembra non lasciare scampo ai protagonisti.
In conclusione, apprezziamo come, al di là dell’estremo rigore nella composizione dell’immagine, i riflessi e la dimensione onirica siano i motivi prevalenti de La donna del ritratto, nonché la firma autoriale che Lang ha scelto di apporre sulla pellicola
Il ciclo di proiezioni proseguirà al Zō Centro Culture Contemporanee con Il prigioniero del terrore (1944) martedì 30 gennaio, e Maschere e pugnali (1946), il prossimo 6 febbraio.