Fondo Filippo Vitanza, donati alla biblioteca del Disum trentamila libri

A sei anni dalla scomparsa, la famiglia del funzionario del Parlamento europeo ha affidato l’imponente patrimonio a Unict per renderlo accessibile a tutti gli appassionati di cultura multilingue e multidisciplinare

Sara Platania
Casa della Cultura "Filippo Vitanza"
Un momento della cerimonia
Visitatori alla Casa della Cultura "Filippo Vitanza"

Multilingue e multidisciplinare. Ma soprattutto con uno spirito che interpreta i valori europei del pluriculturalismo con approfondimenti in tema di istituzioni internazionali, di rapporti tra i popoli, di linguistica, di Mediterraneo e Medio Oriente, di religioni, di arte, musica e spettacolo, di diritti delle persone, di saggistica sui temi dell'attualità.

Un percorso enciclopedico che presta una attenzione particolare alla Grecia e al Mondo classico oltre a un ricco settore audiovideo.

È quanto prevede il Fondo Filippo Vitanza, un patrimonio di oltre trentamila volumi che la famiglia del funzionario del Parlamento europeo attivo nel settore della traduzione e, in particolare, della traduzione dal greco, a sei anni dalla morte, ha deciso di donare al Dipartimento Scienze umanistiche dell'Università di Catania.

E nei giorni scorsi, nell’aula magna “Santo Mazzarino” del Monastero dei Benedettini, la Casa della Cultura “Filippo Vitanza” è stata presentata alla città di Catania.

Un patrimonio frutto della passione di una vita di Filippo Vitanza, poliglotta e per quasi trent’anni funzionario del Parlamento europeo nell'ambito del settore traduzioni, che parlava, scriveva e lavorava utilizzando più di dieci lingue (tedesco, greco, francese, spagnolo, maltese, portoghese, inglese, russo, serbo, turco, persiano e altre ancora), alcune di queste apprese da autodidatta.

Casa della Cultura "Filippo Vitanza"

Casa della Cultura "Filippo Vitanza"

Da grande curioso del mondo, la conoscenza delle lingue non era per lui una questione soltanto tecnica. Dietro ogni lingua approfondiva e si prodigava alla scoperta della storia, delle culture, delle tradizioni popolari dei Paesi e dei Continenti a cui le lingue facevano riferimento. Proprio per questo la Biblioteca donata all'Università appare unica nel suo genere.

Filippo Vitanza, nato e cresciuto nei quartieri popolari di Catania, si era laureato nel 1973 in Lingue e letterature straniere e nel 1980 ha vinto il concorso al Parlamento Europeo come traduttore dal greco alle altre lingue europee, e viceversa, in occasione dell'ingresso della Grecia nell'Unione europea dopo il periodo della dittatura dei colonnelli.

Adesso, a sei anni dalla scomparsa, si è concretizzata la sua volontà di donare e far vivere la collezione alla città di Catania.

La famiglia Vitanza, infatti, si è chiesta come gestire una collezione tanto vasta (oltre trentamila volumi di ogni sorta, dalle grammatiche linguistiche ai testi di cinematografia) e ha scelto così di offrirla alla biblioteca del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania, in modo tale che la raccolta potesse essere curata con la dovuta perizia, ma fosse anche accessibile a tutti gli appassionati alla cultura come lo era Filippo Vitanza.

Filippo Vitanza

Un piccolo Filippo Vitanza

La cerimonia

All’iniziativa hanno preso parte la prof.ssa Marina Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche, i docenti Simona Inserra e Silvano Nigro e l’architetto Giuseppe Scannella (cugino di Vitanza) oltre a numerosi parenti e amici che nei loro ricordi all’unanimità hanno affermato la loro ammirazione per la persona di Filippo Vitanza.

Silvano Nigro, professore emerito alla Iulm di Milano, ha da subito coinvolto i presenti con i suoi personali ricordi di Vitanza riguardanti gli studi universitari e, in particolar modo, la sua tesi di laurea, ritenuta una lettura piuttosto ostica e, al contrario, da lui strenuamente difesa per il precoce acume critico dimostrato. Nigro si è detto, inoltre, felice di poter collaborare al progetto di recupero della biblioteca e del fondo della Casa della cultura “Filippo Vitanza”.

Questo è gran parte di ciò che rappresenta la persona e la biblioteca personale di Vitanza secondo la professoressa Simona Inserra, responsabile della biblioteca del Disum, che ha anche sottolineato «il valore intangibile dato dalla condivisione libera di una raccolta pensata con una disposizione di senso e con un’interconnessione di testi che solo poche biblioteche possono vantare».

A seguire Giuseppe Scannella ha rivolto un commosso pensiero al cugino Filippo lodandone la smisurata curiosità, definendolo un vero e proprio “bibliofilo”.

Un momento della presentazione

Un momento della presentazione nell'aula magna "Santo Mazzarino" al Monastero dei Benedettini

Ma chi è effettivamente un bibliofilo? Prima di disegnarne il profilo, si potrebbe menzionare la storia-leggenda di Gerberto d'Aurillac, noto come Silvestro II, il Papa dell'anno Mille. Si racconta che fosse talmente appassionato di libri che un giorno acquistò un rarissimo codice della Pharsalia di Marco Anneo Lucano, promettendo in cambio una sfera armillare in cuoio: un libro raro per un estroso astrolabio in cuoio.

Gerberto non era tuttavia a conoscenza del fatto che Lucano non avesse potuto completare la sua opera, poiché Nerone lo aveva costretto a suicidarsi tagliandosi le vene. Di conseguenza, una volta ricevuto il libro, ne poté leggere solo metà.

Ogni bibliofilo, dopo aver esaminato il volume appena acquistato, se lo trova incompleto o danneggiato, lo restituisce al libraio. Gerberto non poteva permettersi però di privarsi anche solo di una pagina di quella rarità; rispettò il patto, ma a modo suo, consegnando solo metà dell'astrolabio in cuoio.

Questo piacevole racconto ci è stato utile per farci un’idea della figura del bibliofilo, così come delle ingegnose trovate che può escogitare per salvaguardare quanto di più caro per lui: il libro.

Il bibliofilo è, in conclusione, un vorace lettore e un collezionista di manufatti letterari, attratto da volumi antichi, manoscritti autografi, prime edizioni, stampe raffinate e opere illustrate. Per il soggetto in causa, edizione, stampa e contenuto stanno sullo stesso piano. Le emozioni che possiamo trarre noi leggendo il testo, il bibliofilo le prova accarezzando un tipo di carta ben preciso e avendo, magari, una prima ristampa.