Proiezioni, giochi e dialoghi a Catania con il progetto che prevede diversi appuntamento tra film e attività interattive per ripensare le città
Ritrovarsi a vedere un’opera cinematografica, interagire attraverso oggetti e attività ludiche e confrontarsi sul rapporto fra comunità, città e diritto alla casa. È il cuore del progetto di una nuova rassegna cinematografica, Fermento al cinema, realizzata a Catania dal progetto Fermento Urbano in collaborazione con Magma Festival. Tre appuntamenti, ospitati negli spazi del Tinni Tinni Arts Club Catania, che nei prossimi mesi con la selezione di alcuni film a tema si propone di stimolare attraverso il cinema nuove visioni, idee e scambi creativi sul passato e futuro dei luoghi che abitiamo.
Il primo appuntamento è stato dedicato alla proiezione del film Le mani sulla città (1963) di Francesco Rosi, che racconta della speculazione edilizia a Napoli negli anni Cinquanta. Il tema è raccontato attraverso la contrapposizione tra Edoardo Nottola, un costruttore legato ad un partito di destra, e il consigliere comunale De Vita, legato ad un partito di sinistra, che prova invano a dimostrare come il primo e la politica del suo partito abbiano favorito il crollo di un palazzo, mostrato all’inizio del film, a causa di certi abusivismi edilizi.
Un momento dalla proiezione di “Fermento al cinema” con “Le mani sulla città” (1963) di Francesco Rosi
Alla fine del film gli spettatori sono colpiti da due aspetti. Da un lato le immagini di chiusura inquadrano la città dall’alto come se qualcuno la stesse materialmente toccando, avvicinando il pubblico alla sua dimensione concreta. Dall’altro, la didascalia a conclusione ricorda quanto le tematiche del lungometraggio siano reali e attuali: «i personaggi e fatti qui narrati sono immaginari. È autentica invece la realtà sociale e ambientale che li riproduce».
Questa rilevanza è stata avvertita da tutto il pubblico nel dibattito conclusivo, a cui hanno preso parte anche diversi esperti nel settore dell’edilizia. I loro interventi hanno permesso di ampliare la prospettiva sull’argomento, soprattutto sul fatto che la città etnea per esempio non rispetta in materia urbanistica la legge emanata nel 1968 per la realizzazione di nove metri quadrati di spazi verdi per ogni abitante.
Didascalia alla fine del film “Le mani sulla città” (1963) di Francesco Rosi
Jacopo Bianca e Marco Cutispoto, gli organizzatori della rassegna all’interno di Fermento Urbano, ci hanno spiegato il suo funzionamento e l’origine del progetto in questa intervista
L’iniziativa che presentate ha un approccio partecipato, condividendo un momento di confronto e tante attività interattive. Da dove è nata l'idea e qual è l’obiettivo principale di questa forma di cineforum?
«Portare l’interattività significa semplicemente far proseguire l’esperienza, perché non è un semplice cineforum o comunque una semplice visione - ha spiegato Jacopo Bianca -. Noi ci poniamo non solo l’obiettivo di creare dibattito, discutere sul film, ma anche quello di lasciare visivamente qualcosa al pubblico, perché le parole svaniscono. Un ricordo può svanire mentre una cartolina, come quella che abbiamo usato e dato al pubblico in questa prima occasione, sul quartiere di Catania di San Berillo (una delle maggiori operazioni di speculazione edilizie etnee) rimane sempre lì. Lo stesso vale per la mappa della città di Catania che dopo ogni incontro verrà aggiornata dal nostro pubblico».
«Il nostro obbiettivo è quello di far continuare la riflessione sul benessere del cittadino anche al ritorno a casa», ha aggiunto.
Le cartoline su San Berillo usate fra le attività interattive della rassegna “Fermento al Cinema”
In che modo vi ha influenzato l’idea di “cultura libera” rispetto alla partecipazione libera?
«Riteniamo giusto che sia accessibile a tutte e a tutti, a prescindere dal prezzo. Perché l'idea di questo progetto serve a creare comunità. E la Comunità, con la c maiuscola, è una comunità intergenerazionale e intersezionale, che possa cioè riguardare qualsiasi persona inserita in un contesto sociale», racconta Marco Cutispoto.
Secondo voi la voglia di racconto e critica sociale dell’Italia che viene portata avanti dal cinema di Francesco Rosi esiste ancora nel cinema di oggi?
«Questo fenomeno si sta tristemente normalizzando nonostante l’impatto ambientale che causano. E le poche opere audiovisive che trattano questi argomenti sono di nicchia. La speculazione edilizia di oggi è anche quella di edifici a due piani che diventano di undici. A volte ciò può essere necessario come servizio urbano ma spesso è frutto solo di interessi nelle costruzioni», ha aggiunto Marco Cutispoto.
Un momento dalla rassegna “Fermento al cinema”
Ne è un esempio a Catania lo sventramento e la successiva ricostruzione avvenuta dalla metà degli anni Cinquanta nell’area a ridosso dell’attuale Corso Sicilia e il Corso dei Martiri. Mentre oggi è Milano la città più colpita da questo fenomeno.»
Jacopo Bianca invece aggiunge: «Il film vuole anche sottolineare tutti i giochi di potere che stanno dietro alla vendita e alla gestione di immobili. Tornando al cinema di oggi credo che la critica sociale nel cinema italiano sia sempre esistita, con la differenza che oggi è più leggera. La commedia sembra assolvere in un certo senso i problemi dell’Italia, mentre registi come Rosi, Pasolini o Petri puntavano ad una denuncia sociale più dura e reale».
La rassegna proseguirà con altri due appuntamenti: l’11 Aprile riguarderà il diritto alla casa attraverso i tre cortometraggi di Habitat di Ina Georgieva (2013); Le case che eravamo, di Arianna Lodeserto (2018); e Lo stato brado, di Carlo Lo Giudice (2018), regista di origine catanese che sarà presente al dibattito. L’ultimo appuntamento si terrà il 9 maggio con il film The last black man in San Francisco di Joe Talbot (2019).