Gli eventi di Palermo raccontati da chi c’era agli studenti e alle studentesse presenti all'incontro al Dipartimento di Giurisprudenza
Gustav Mahler, importante compositore austriaco, disse che la memoria "non è il culto delle ceneri ma la custodia del fuoco". Gli attentati di Capaci e di via d’Amelio, che portarono alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, rappresentano un ricordo indelebile nelle vite di moltissimi cittadini italiani, ma per coloro che non li hanno vissuti risultano eventi distanti.
In Falcone e Borsellino – il fuoco della memoria i fatti sono raccontati da coloro che li hanno vissuti in prima persona. Il docufilm, proiettato nei giorni scorsi nell’aula 1 di Villa Cerami, sede del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania, raccoglie quindi le testimonianze dirette di familiari, amici, magistrati e giornalisti che, in un modo o nell’altro, hanno avuto a che fare con le vittime.
«Durante gli incontri a scuola – ha esordito Costantino Visconti, ordinario di Diritto penale all’Università di Palermo – ci siamo resi conto che ciò che davvero colpiva i ragazzi era parlare con i testimoni. Da questi incontri, infatti, è venuto fuori un materiale umano ed emozionale che non sapevamo come gestire. Abbiamo pensato che realizzare un film – e dunque raccontare gli eventi in forma cinematografica – potesse essere un’operazione vantaggiosa che adesso stiamo condividendo con gli studenti di tutta Italia».
Dopo gli attentati è cambiata, non solo, la percezione della criminalità, ma anche il rapporto con la mafia stessa.

Falcone e Borsellino (foto di Toni Gentile)
«Se il contrasto con la mafia è cambiato – ha spiegato Francesco Curcio, procuratore della Repubblica al Tribunale di Catania – è merito di Giovanni Falcone, ideatore di numerosi strumenti che hanno funzionato soprattutto in Sicilia. Cosa Nostra, tra tutte le mafie, è quella che in trent’anni è cambiata di più. Oggi infatti è diventata, come altre organizzazioni mafiose, una vera e propria agenzia che offre servizi illegali. Rimangono invece inalterati i legami con il mondo politico, cosa che ovviamente ha serissime ripercussioni sulla nostra società».
Gli eventi che hanno avuto luogo a Palermo hanno, in modi diversi, sconvolto l’Italia portando innumerevoli novità. Nel caso specifico di Catania, ci si è chiesti, ci sono stati dei cambiamenti? In che modo gli episodi palermitani hanno influenzato l’ambiente catanese?
«Catania – ha raccontato Agata Santonocito, procuratore aggiunto al Tribunale di Catania – ha vissuto un’epoca, fino alle stragi, in cui si viveva bendati. Raramente troverete, sfogliando i quotidiani del tempo, la parola ‘mafia’ collegata a Catania, poiché era molto più comune parlare di ‘bande armate’. Negli anni 60 poi cominciò a prendere forma Cosa Nostra, come la conosciamo oggi, e vennero pian piano a galla tutti coloro che erano coinvolti. Gli eventi di Palermo rivelarono la verità. Dopo le stragi del ‘92 lo Stato si dotò di strumenti veramente efficaci e, grazie a coloro che decisero di collaborare, vennero arrestate tantissime persone. Soltanto dal 1996 al 2001, infatti, si contano ben 450 persone».

Un momento dell'incontro. In foto da sinistra Costantino Visconti, Giancarlo Cascino, Agata Santonocito e Francesco Curcio
«La mafia – riprendendo le parole dello stesso Giovanni Falcone – è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine».
Giancarlo Cascino, presidente della Giunta dell’Associazione Nazionale dei Magistrati di Catania, ha infatti precisato che «in questo momento storico, dobbiamo tenerci strette le conquiste fatte grazie a Falcone e Borsellino ma adattarle ai tempi. Lo stesso discorso vale per il movimento antimafia che necessita di un grande rinnovamento. Se la mafia è un organismo che si evolve, bisogna cambiare le strategie e misurarsi con i nuovi fenomeni mafiosi che, soprattutto oggi, sono sempre più sommersi e sotterranei».
Il dibattito finale ha quindi messo in evidenza la finalità civica, e non puramente didattica, dell’incontro. Il docufilm, infatti, è nato con l’obiettivo di coinvolgere i ragazzi ricordando loro che non si tratta di un pezzo di storia passata ma di eventi che, come il fuoco, bisogna tenere vivi nella memoria collettiva.

Studenti e studentesse presenti all'incontro nell'aula 1 di Villa Cerami