Faccia a faccia con la Preistoria

Intervista a Simone Lo Savio, ideatore ed organizzatore dell’esposizione al Museo di Zoologia e Casa delle farfalle. Un allestimento per far "rivivere" gli Ominidi ai più piccoli e ai più grandi

Barbara Gullotta
L'esposizione Faccia a faccia con la preistoria
Un momento della cerimonia di presentazione della esposizione
In foto Simone Lo Savio mentre presenta la nuova esposizione
Un momento della presentazione

Un nuovo allestimento per arricchire il Museo di Zoologia e Casa delle farfalle dell’Università di Catania.

È stato denominato Faccia a faccia con la Preistoria e a inaugurarlo i docenti Rosolino Cirrincione, direttore del Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali, e Giorgio Sabella, responsabile scientifico del Muzoo, insieme con il dott. Fabio Massimo Viglianisi, responsabile delle attività didattiche ed educative del Muzoo, e il dott. Simone Lo Savio, ideatore ed organizzatore dell’esposizione.

Presenti anche il dott. Diego Leone del Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali e la studentessa Michela Triolo del corso di laurea in Scienze ambientali e naturali che hanno curato l'allestimento dei volti degli individui in esposizione. 

Ad illustrare la nuova esposizione è stato proprio l’ideatore Simone Lo Savio.

In foto da sinistra Fabio Massimo Viglianisi, Rosolino Cirrincione, Michela Triolo, Simone Lo Savio, Diego Leone e Giorgio Sabella

In foto da sinistra Fabio Massimo Viglianisi, Rosolino Cirrincione, Michela Triolo, Simone Lo Savio, Diego Leone e Giorgio Sabella 

Com'è nata l'idea della mostra?

«Ho collaborato per diversi anni con il Museo di Zoologia e insieme con alcuni docenti abbiamo notato le copie dei crani originali degli Ominidi destavano minor interesse rispetto agli animali tassidermizzati. Era comprensibile chiaramente tutto ciò, però non mi sembrava opportuno che questi reperti, dal valore culturale importantissimo, venissero trascurati», ha spiegato Simone Lo Savio.

«Ho considerato anche che non tutti i visitatori erano in grado di immaginare come questi individui dovessero apparire quando erano ancora in vita o magari potevano immaginarli nel modo sbagliato in base ai dati che abbiamo attualmente – ha aggiunto -. Per questi motivi ho deciso di ricostruirli per attirare maggiormente l'attenzione e perché in questo modo potevamo fornire ai visitatori del museo l'immagine più scientificamente accurata in base alle conoscenze attuali di questi esemplari».

Quanto tempo avete impiegato per realizzare questi volti?

«È stato un lavoro che ho svolto da aprile ad agosto del 2023 in prima battuta per gli otto busti, poi il resto dell'esposizione in realtà ha portato via più tempo perché ho aggiunto le tavole e i poster. Per allestire la mostra abbiamo impiegato circa quattro mesi», ha detto l’ideatore.

In foto Simone Lo Savio mentre presenta la nuova esposizione

In foto Simone Lo Savio mentre presenta la nuova esposizione

Per ricreare i volti vi siete basati su elementi di cui eravate già in possesso o vi siete fatti aiutare anche dalla tecnologia?

«È stata una procedura un po’ semplificata rispetto a quella che si usa tradizionalmente. È ovvio che chiaramente i musei di rilievo maggiore a livello mondiale, come quello di Washington o di Londra, con un budget non paragonabile al nostro, adottano procedure di solito molto complicate», ha spiegato Simone Lo Savio.

«Io ho cercato di avvicinarmi il più possibile e facendo appunto ricerche su testi e articoli, ho applicato una procedura forense nel senso che ho ricostruito prima il resto del cranio mancante, i denti e dopodiché i muscoli, la pelle, il tessuto connettivo, i peli e tutto il resto», ha aggiunto.

Dal punto di vista culturale l’esposizione potrebbe interessare sia gli adulti, sia i più ai giovani?

«Sì, io penso di sì soprattutto perché questa parte della storia umana, la Preistoria, viene studiata esclusivamente dai bambini piccoli alle scuole dell’Infanzia e molto spesso si semplifica un po’ troppo – ha detto Simone Lo Savio -. Quindi avere l'opportunità di far vedere ai bambini qualcosa che magari hanno studiato sul libro qualche mese prima, poterlo guardare negli occhi, secondo me aiuterà non solo a capire meglio quello che hanno studiato, ma probabilmente anche ad appassionarsi di più all'argomento».