Il commiato della docente Vania Patanè a pochi giorni dalla scomparsa del past preside di Giurisprudenza
Il 17 settembre ci ha lasciato Enzo Zappalà, giurista insigne, un grande Maestro della scuola processual-penalistica catanese, che ha rappresentato un riferimento costante per generazioni di studiosi. La sua opera lascia un segno profondo in tutti in tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di frequentarlo, e la sua scomparsa un vuoto difficilmente colmabile.
Nato a Paternò il 7 aprile 1941 e laureatosi in Giurisprudenza all’Università di Catania nel 1965, era divenuto professore ordinario di Procedura penale nei primi anni ottanta.
Della Facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo catanese è stato preside tra il 1993 e il 2002, e in questo ruolo avviò quel processo di ristrutturazione del Polo didattico di Via Roccaromana e dell’Auditorium della ex Chiesa della Purità.
Furono anni in cui la Facoltà, grazie alla sua presidenza attivissima, appassionata e lungimirante, vide la realizzazione di importanti progetti, che ancora oggi testimoniano il suo impegno sempre fattivo e concreto nel realizzare ciò in cui credeva.
È stato componente di numerose commissioni scientifiche, istituite al Ministero della Giustizia, per la riforma del codice di procedura penale e delle disposizioni complementari, presidente della commissione ministeriale di riforma codici penali militari, componente del Comitato di esperti del Consiglio d’Europa per la redazione della Raccomandazione sulla mediazione in materia penale.
Vice-presidente dell’Associazione fra gli studiosi del processo penale, di cui è stato anche componente del Consiglio direttivo, ha promosso la costituzione all’inizio degli anni 2000, del Centro di ricerca d’Ateneo sulla giustizia dei minori e della famiglia, che ha diretto fino al 2008. Ha altresì promosso l’attivazione di uno dei primi dottorati di ricerca internazionali del nostro Ateneo, quello in Politiche penali europee, insieme ai colleghi dell’Università di Aix Marseille.
Il docente e giurista Enzo Zappalà
Ha svolto attività di insegnamento all’estero all’Università Nazionale della Somalia (Ministero degli Affari Esteri Servizio per la Cooperazione allo Sviluppo), alla Facoltà di Giurisprudenza delle Università di Aix en Provence e di Bordeaux, ed è stato anche visiting scholar alla London School of Economics and Political Science.
Ha ricoperto il ruolo di presidente del Comitato Etico dell’Università di Catania e dell’Opera Universitaria, nonché componente del comitato scientifico della Scuola Superiore dell’Università di Catania e della commissione scientifica del Centro nazionale di difesa e prevenzione sociale di Milano.
Autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche che hanno tratteggiato il progressivo sviluppo del sistema processuale e le sue derive; tra le tante, il Manuale di Diritto Processuale Penale, scritto con gli amici e colleghi di una vita quali Delfino Siracusano, Nino Galati e Giovanni Tranchina, e le monografie su “La tassatività dei mezzi di prova nel processo penale”, “L’impugnazione tardiva della sentenza penale nella pratica giurisprudenziale” e “La ricusazione del giudice penale”.
Le sue relazioni ai convegni, sempre connotate da una vena arguta e un’attenta riflessione scientifica, resteranno nella memoria di quanti lo hanno conosciuto.
Una dolce ironia, da autentico figlio della sua terra – la Sicilia – ha spesso accompagnato i momenti conviviali, nei quali si evidenziava per la sua profonda umanità e si scopriva un mondo di passioni fatto di arte, musica, viaggi, vela.
Il docente e giurista Enzo Zappalà
È stato il meno baronale di tutti i processual-penalisti della sua generazione. Il suo modo semplice e senza paludamenti di offrirsi agli altri lo faceva percepire come lo studioso autorevole, ma sempre disponibile al dialogo e al confronto.
Era felice di poter parlare con i più giovani e conoscere i temi dei loro lavori. Non gli interessava il grado della posizione accademica, ma la qualità della ricerca.
Un Maestro dotato di una particolare bravura nel sdrammatizzare i momenti difficili e di spronare i suoi allievi, coniugando, in maniera esemplare, intelligenza, empatia e una rara capacità di comprensione umana.
Enzo Zappalà non è stato, però, soltanto un indiscusso Maestro: con la sua scomparsa è come se fosse venuto meno quel mondo di riferimenti nel segno del quale molti di noi, suoi allievi, hanno intrapreso, tanti anni fa, il percorso universitario di studio e di ricerca; un mondo fatto non solo di conoscenza, ma soprattutto di valori.
La levatura umana che lo contraddistingueva ha rappresentato il tratto che lo ha reso, anche e soprattutto, un maestro di vita, un punto di riferimento costante.
Diceva spesso: «È vero che esprimere certe idee, difendere certi valori talvolta ti fa sentire minoranza, ma essere minoranza non ti esime dal difendere e dal sostenere le tue idee».
Non si stancava mai di ricordare che ciò che conta non è soltanto raggiungere dei traguardi, ma soprattutto il modo in cui li raggiungi.
C'è un senso di spaesamento nella perdita di un Maestro, mitigato solo dalla certezza che i suoi insegnamenti non si perderanno nel tempo.
Nella vita raramente ci rendiamo conto che riceviamo molto di più di ciò che diamo e che è solo con la gratitudine che si ripaga, anche se in parte, questo debito. Per questo non possiamo che ringraziarlo, di tutto.