Al Dipartimento di Scienze politiche e sociali incontro con Giuseppe Galeani e Paola Cannatella autori della graphic novel “Oriana. Una donna libera”
«Vi son momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre». Nel 2001, scriveva così in La rabbia e l’orgoglio Oriana Fallaci, giornalista e autrice fra le donne italiane più discusse, amate o criticate a livello internazionale.
Il libro, al di là del carattere divisivo dato dai temi intorno al confronto fra occidente e Medioriente, rappresenta insieme a La forza della ragione e Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’Apocalisse (entrambi editi da Rizzoli, 2004) uno dei momenti più forti in cui la reporter prende la parola per sé ma ne rivendica l’atto per tutte e tutti.
Dare corpo, voce e parola alla stessa Fallaci è stata la chiave con cui l’ideatore e sceneggiatore Giuseppe Galeani e la fumettista, grafica e illustratrice Paola Cannatella hanno deciso - come hanno raccontato durante un incontro al Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania il 23 novembre - di restituire la sua vita in forma di fumetto al pubblico di lettori appassionati e alle nuove generazioni che non l’hanno conosciuta.
Un momento dell’incontro al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali con da sinistra Paola Cannatella, Giuseppe Galeani e Pinella di Gregorio
Farsi strada
«Personaggio complesso, ricco di contraddizioni, ma dalla grande onestà intellettuale». L’ha ricordata così, Pinella di Gregorio, direttrice del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Catania, agli studenti del corso di Politica, Media e Società e al pubblico presente durante l’introduzione alla presentazione. «Oriana Fallaci è stata una donna eroe consapevole cioè di essersi formata professionalmente e umanamente in un mondo a misura d’uomo, ragionando con la sua testa e tentando di seguire sempre i suoi desideri», ha aggiunto.
Lo ha fatto però «amando gli uomini» e riconoscendo anche a loro lo statuto di «eroi», ha concluso la direttrice ricordando le personalità messe in luce dalla stessa: come il compagno Alexandros Panagulis, poeta e politico greco ucciso in un incidente per la sua attività di resistenza, e i tanti uomini di potere incontrati per le sue memorabili interviste, verso cui non mostrò mai alcun timore.
La graphic novel Oriana. Una donna libera (edito da Rizzoli, 2022), voluta dall’erede della Fallaci, è stata commissionata a Galeani e Cannatella perché avevano già lavorato a un racconto di formazione di graphic journalism simile, dedicato a Maria Grazia Cutuli.
L’opera, che è costata più di un anno di lavoro, racconta lo sviluppo dell’identità della scrittrice in otto parti attraverso dei focus su alcuni conflitti legati alla sua figura: la crescita, l’affermazione come giornalista di reportage di guerra intorno ai temi più caldi a livello mondiale (dalla conquista dello spazio alla guerra in Vietnam), le posizioni forti legate al periodo del terrorismo dopo l’11 settembre e poi i momenti di silenzio insieme ai tanti furori, fino all’ultima parte della sua vita. Galeani e Cannatella hanno voluto, come hanno sottolineato, mostrare quindi le idee e le contraddizioni senza schierarsi o prendere posizione.
Giuseppe Galeani mostra la struttura della graphic novel “Oriana. Una donna libera”
Grazie al lavoro di ricerca e attento riadattamento delle fonti, dalla sua biografia a tutti i principali testi, emerge un profilo poco conosciuto: a partire dal carattere forte sin dall’infanzia, il rapporto con il padre e la madre, l’antifascismo e il percorso di scrittrice. Oriana Fallaci, nata come giornalista nel mondo dello spettacolo, dopo aver contribuito anche a rotocalchi femminili, iniziò a lavorare all’estero come inviata in ‘rosa’. Basta ricordare, come è stato fatto, l’intervista alla moglie dello shah di Persia.
Ma ben presto la sua professionalità e caparbietà l’hanno portata a cercare e trovare una propria via rispetto alle sue idee e volontà di racconto. Come accadde quando, ritrovatasi per caso durante l’invasione russa in Ungheria nel 1956, desisterà dalle indicazioni della redazione attraversando il fronte in mezzo ai carri armati anziché mantenersi a distanza. E da lì è iniziata una lunga carriera che l’ha portata sui temi e gli scenari più scottanti della politica e cultura internazionale.
Rileggere la società
Rispetto alle tante posizioni difficili della Fallaci, soprattutto nell’ultima parte della sua vita, come sul dibattito intorno alle relazioni con l’Islam e scelte come l’aborto, la graphic novel - hanno concordato tutti i partecipanti al dialogo - mostra l’importanza della necessità di porsi delle domande, al di là delle risposte.
L’esperienza di vita dell’autrice e il prodotto letterario per immagini evidenzia, per esempio, come sul tema della questione di genere, l’attenzione verso l’emancipazione femminile non è un argomento che riguarda soltanto l’essere donna o il patriarcato.
«Non ci potrà essere libertà - ha ricordato la Di Gregorio riprendendo i pensieri della scrittrice riportati nella biografia a fumetti - senza un ‘progresso’ generale di tutta la società che deve essere capace di rivedere l’uso dei corpi e la subordinazione come un problema su cui lavorare, soprattutto da parte delle stesse donne», ha proseguito la direttrice del Dsps che ha anche sottolineato così come il lavoro di questo romanzo a fumetti sia fondamentale in un momento storico in cui i femminicidi registrano una forte incidenza.
Sul delicato confronto sull’aborto, si è ricordato che al di là delle posizioni personali espresse in Lettera a un bambino mai nato del 1975, la Fallaci affermava con forza l’importanza della scelta delle donne e di dar loro voce. Come nell’intervista del 1976 in una puntata di AZ: un fatto, come e perché in cui sottolineò in apertura di essere l’unica donna fra cinque uomini a discuterne.
Allo stesso modo, sul tema dell’Islam, il messaggio della Fallaci era, secondo la direttrice di Unict, «anticipatore rispetto ai possibili effetti della non creazione di uno stato palestinese nella questione israeliana che avrebbe pesato a lungo nel tempo», come dimostrano ancora oggi i fatti di guerra nell’area.
Ma davanti a situazioni così complesse, Paola Cannatella ha voluto ricordare che l’insegnamento dell’autrice trasmesso dalla loro opera resta quello di ammettere la propria non conoscenza e da qui la necessità di studiare, ricercare e andare in prima persona a conoscere le informazioni legate alla realtà aprendo anche un dialogo con chi è coinvolto in prima persona o già preparato sui fatti.
Un momento dell’incontro con da sinistra Giuseppe Galeani, Paola Cannatella, Pinella Di Gregorio e Marcello Carammia
Autobiografia in forma di fumetto
Marcello Carammia, moderatore e presidente del corso di laurea magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations, ha ripercorso con gli autori il modo in cui è stato possibile restituire una vita e una produzione letteraria molto ampia e densa.
L’obiettivo, rispettando le volontà dell’erede, hanno dichiarato Galeani e Cannatella, è quello di «promuovere lo studio e la rilettura della Fallaci fuori dagli schieramenti».
Sulla stessa esisteva già una biografia del 2014 (Oriana. Una donna di Cristina De Stefano), una serie in due puntate sulla Rai (L’Oriana del 2015) e un’altra è attualmente in produzione sugli anni americani (Miss Fallaci). Ma questi non bastano. Raccontare l’autrice ha significato leggere tutta la sua opera per conoscerla da vicino e capire come e che cosa raccontare.
L’operazione non è stata semplice. «L’erede ci ha aiutati con le sue testimonianze di nipote che ha vissuto con lei negli Stati Uniti ma soprattutto portandoci per una full immersion di un giorno fra cimeli, foto e scritti», ha rivelato Galeani.
Da lì, l’idea di adottare un taglio narrativo mettendo al centro la stessa «Orianina», un personaggio inventato sulle sue fattezze, che racconta la sua vita attraverso le sue parole, derivate dai suoi testi. Il lavoro di adattamento ha assunto questo taglio anche per la formazione classicista, quasi da filologo, di Galeani.
Una tavola della graphic novel mostrata durante l’incontro
Il tratto del fumetto, invece, come ha spiegato Paola Cannatella, mostrando diverse tavole anche inedite perché legate alla fase preparatoria, adotta un tratto «fresco, non didascalico, volto a restituire in maniera non lineare le parole e a costruire con queste la storia, trovando anche delle forme di rielaborazione visiva, come per esempio per una nuvola di parole che compongono un revolver».
Bisognava, hanno ricordato entrambi gli autori, far parlare le immagini e la Fallaci è parola per cui non basta un lavoro di sintesi. Attraverso la costruzione visiva è stato possibile, per esempio, restituire il ‘metodo Fallaci’ delle interviste giocando con la realizzazione di una vera partita a scacchi, come lo definiva lei, insieme a Kissinger. Questo dà all’opera un «carattere indipendente a prescindere dagli scritti», ha spiegato la fumettista.
«Probabilmente la Fallaci avrebbe disprezzato questo libro, lei che non amava far parlare di sé, se non attraverso la propria voce e penna», ha ironizzato Galeani, sottolineando comunque l’obiettivo di presentare contenuti ed eventi attraverso il «filtro della sua coscienza». Da qui la funzione del disegno, ha aggiunto Cannatella, che consente di «non usare un personaggio simile, come nelle scelte di casting di una serie, ma ridar vita al personaggio grazie alla variazione degli stili da quello più realistico a interventi più liberi, lasciando a lei la possibilità di compiere delle scelte su che cosa raccontare».
Perché ‘incontrare’ la Fallaci
Ciò che è emerso quindi sono le tante sfaccettature dell’autrice non come «mito, leggenda» ma, come hanno voluto ricordare alla fine i partecipanti, «donna di carne e sangue» con problemi e difetti ma comunque una testimone di tutto il Novecento e del passaggio al terzo millennio: dalla Resistenza all’11 settembre.
A cornice del racconto, Galeani e Cannatella, hanno deciso di recuperare la forza dell’esempio della Fallaci di essere sé stessi sempre. Per questo lo sceneggiatore e la fumettista hanno voluto proporre all’inizio e alla fine del racconto un episodio che la vede come studentessa nel secondo dopoguerra scegliere, ma non sviluppare il tema della patria, ma sviare verso quello della libertà.
Questi valori consentono alla graphic novel, ha sottolineato l’illustratrice, di «parlare anche alle generazioni più giovani a cui abbiamo pensato come possibili destinatari nella realizzazione per trasmettere il senso della sua passione e testimonianza».