Dietro le quinte di Teatri Riflessi

Intervista a Dario D’Agata e Valerio Verzin, fondatori di IterCulture e direttori artistici del festival internazionale che porta il teatro nelle estati zafferanesi

Gabriella Tomarchio e Ludovica Rinciani (foto di Alice D’Antone)

Dal 2009 l’associazione IterCulture – animata da un gruppo di ragazzi e ragazze che cresce anno dopo anno – organizza il Festival Internazionale Teatri Riflessi. Ogni estate, per tre giorni, la città di Zafferana Etnea diventa la casa della cultura e del dialogo tra produzione artistica locale e internazionale.

Il festival è un evento gratuito, che avvicina un pubblico eterogeneo, non solo di addetti ai lavori, a una dimensione artistica, come quella del teatro e della danza che prima dell’arrivo della manifestazione in Sicilia, molti avvertivano come lontana. L’ottava edizione, svoltasi a Zafferana Etnea dal 13 al 15 luglio 2023, ha visto il tema Alterità declinato in varie forme, assimilato come nuovo orizzonte e prospettiva drammaturgica, in cui ha trionfato K(-A-)O, corto del coreografo giapponese Kenji Shinohe.

A distanza di qualche mese, abbiamo intervistato i direttori artistici Dario D’Agata e Valerio Verzin, per riflettere sull’edizione di quest’anno, sui traguardi raggiunti e quelli ancora da ottenere. I due hanno ricordato le difficoltà iniziali legate all’organizzazione di un evento unico nel suo genere, in un territorio spesso relegato ai margini della vita culturale della nazione e l’orgoglio di veder crescere un pubblico, la cui maggioranza non era mai andata al teatro.

Un momento della presentazione dell'edizione 2023

Un momento della presentazione dell'edizione 2023

Teatri Riflessi è stato il primo evento dedicato ai corti teatrali nel territorio catanese. Qual è stata l’iniziale risposta dei cittadini? Oggi, cosa notate di differente rispetto agli anni passati?

«All’inizio c'era la volontà di portare un evento dedicato al corto teatrale per renderlo accessibile a tutti e far sì che la gente, vedendo diversi spettacoli in una sera, potesse appassionarsi al teatro, per poi fruirne. È stata una scommessa che ha avuto un buon riscontro da parte del territorio nei primi anni: il pubblico è cresciuto, molte di queste persone non erano mai andate a teatro, ma sono state incuriosite dalla nostra apertura», ha dichiarato Dario D’Agata.

«Le prime tre edizioni sono state di sperimentazione. Si è costruito un pubblico che poi si è fidelizzato. La decisione di spostarsi nell'hinterland della città di Catania è servita a intercettarne uno nuovo e provare a colmare il gap tra centro e periferia. Il nostro lavoro di crescita ha fatto sì che l'edizione 2023 è stata quella con la maggiore partecipazione, non solo in termini numerici», ha aggiunto.

Quali sono state le sfide legate alla creazione di una manifestazione di tale portata innovativa? Ci sono stati momenti in cui avete pensato che non ne valesse la pena? Cosa vi ha spinto a superarli?

«Una caratteristica imprescindibile del festival è la gratuità. Non essendo previsto un biglietto, non ci sono dei ricavi che possono ripagare il lavoro che c'è dietro. L'idea di portare a Zafferana una fetta di operatori dello spettacolo ha dei costi, che spesso ci hanno fatto dubitare sulla fattibilità dell'evento», racconta Valerio Verzin.

«L'anno scorso abbiamo avuto un finanziamento regionale che ci ha permesso di amplificare le ricadute sul territorio: parliamo di ospitalità, accoglienza, trasporto locale che mettono in moto un'economia, oltre a rispondere alla domanda di cultura da parte della comunità. Questa è l'idea: creare pubblico che poi diventi pagante», ha aggiunto.

Quella di quest’anno è stata una finale di respiro internazionale. Come si arriva a costruire e consolidare un risultato simile, capace di attrarre talenti da ogni parte del mondo?

«Attrarre talenti e compagnie internazionali è estremamente difficile – ha proseguito –. C'è un'attività di comunicazione e di scrittura dei bandi non indifferente. Il lavoro del festival inizia non appena un'edizione si conclude. Quest'anno siamo stati particolarmente contenti della qualità della danza, che forse riesce meglio a catturare il format che noi proponiamo, quello del corto, soprattutto nel panorama internazionale, tant'è che nella finale di quest'anno quasi tutti i concorrenti provenivano dall’estero. È un confronto di cui anche il nostro territorio ha bisogno».

Un momento di uno spettacolo teatrale dell'edizione 2023

Un momento di uno spettacolo teatrale dell'edizione 2023

Da quest’anno IterCulture entra a far parte del Network Anticorpi XL, la rete italiana dedicata alla giovane danza d'autore. Cosa significa per voi questo risultato?

«L'ingresso nel network nazionale Anticorpi XL rappresenta un grandissimo risultato, che riconosce all'attività dell’associazione e al progetto Teatri Riflessi una rilevanza nazionale. Inoltre, in quanto referente per la Sicilia, siamo connessi a uno dei principali network nazionali di promozione della creatività emergente per il linguaggio del contemporaneo», ha dichiarato D’Agata.

«Fino all'anno scorso, per entrare nei progetti del network, un artista siciliano doveva farsi appoggiare da un'altra regione. Adesso per la prima volta, può “lavorare da casa" e avere un interlocutore che ben capisca quali sono le sfide del creare in questo territorio», ha precisato.

In occasione dell’ultima edizione di Teatri Riflessi i rapporti con Viagrande Studios sono diventati più fitti. Quanto è importante una sinergia tale nel nostro territorio e quali sono le visioni per il futuro che condividete?

«La collaborazione con Viagrande Studios è presente da tante edizioni e negli ultimi anni si è andata sempre di più arricchendo – ha proseguito –. Le visioni di IterCulture e Viagrande Studios partono dallo stesso assunto: valorizzare le nuove generazioni. L'attività di formazione di Viagrande Studios è simile a quella di IterCulture; infatti, per noi è particolarmente importante il ricambio generazionale degli artisti e soprattutto quello degli operatori culturali. Come associazione cerchiamo di fornire delle competenze professionali per avviare a questo settore tanti giovani che, iniziando da tirocinanti e volontari, scoprono la filiera produttiva dello spettacolo, se ne innamorano e ne capiscono l'utilità sociale, cercando di continuare questo tipo di azione nel proprio territorio».

Il coreografo giapponese Kenji Shinohe

Il coreografo giapponese Kenji Shinohe

Parliamo dell’evento in programma il prossimo 21 dicembre. La struttura di Viagrande Studios ospiterà l’acclamato corto vincitore di quest’estate; “K(-A-)O” di Kenji Shinohe. Secondo voi, cosa ha trasmesso questo corto più degli altri?

«L’artista è stato in grado di sfruttare il format del corto teatrale per raccontare l'urgenza contemporanea del raccontare se stessi e le proprie emozioni, e di come comunicarle nell'era dell'informazione – risponde D’Agata – Kenji mostra come la semplificazione della comunicazione e delle emozioni snaturi, smascheri, il messaggio dei corpi e delle sensazioni».

«È riuscito ad unire linguaggi diversi per arrivare a un'espressione universale. Si tratta di un corto di danza e di teatro che gioca con la tecnologia in modo molto ironico e provocatorio, riuscendo a conquistare allo stesso tempo il critico e il giovane spettatore inesperto», conclude.

«La serata del 21 dicembre sarà un'ottima occasione per vedere qualcosa di estremamente contemporaneo e internazionale. Kenji Shinohe porterà per la prima volta lo spettacolo “R”, che credo abbia le stesse caratteristiche di K(-A-)O», aggiunge Verzin.

«Parleremo anche della prossima edizione di Teatri Riflessi, delle attività di partenariato con Viagrande Studios e di come l'ingresso in Anticorpi XL coinvolgerà anche loro con dei percorsi di residenza – continua Verzin –. Sarà una serata dedicata alla celebrazione delle arti performative. Vi diamo appuntamento giovedì 21 dicembre, alle 20:45, a Viagrande Studios».