Economia, impresa e lavoro nella dottrina sociale della Chiesa i temi della ‘lectio’ dell’arcivescovo Luigi Renna
«Abbiamo bisogno di un’economia che fa vivere e non uccide, include e non esclude, ascolta il grido dei poveri e della terra, si prende cura del Creato». In altre parole, la visione delle questioni economiche e ambientali descritta da papa Bergoglio nella sua celebre enciclica Laudato si e aggiornata otto anni dopo nella recentissima Laudate Deum, contestualizzata nel drammatico stato di crisi climatica che stiamo vivendo. Quella che molti chiamano l’Economy of Francesco.
Monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente della commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, ha incontrato martedì scorso docenti e studenti del dipartimento di Economia e Impresa, nell’aula magna del Palazzo delle Scienze, per tenere una Lectio dal titolo Economia, impresa e lavoro nella dottrina sociale della chiesa. L’incontro, ha spiegato il direttore del Dei Roberto Cellini, introduce un ciclo di seminari proprio sulla “Economy of Francesco” e un altro sulla visione dei sistemi economici da parte delle più diffuse religioni nel mondo.
«In tempi nei quali siamo tutti chiamati ad affrontare una epocale transizione ecologica e digitale, un’istituzione laica come l’università – ha sottolineato Roberto Cellini – si apre all’ascolto di chi esprime voci autorevoli su questi argomenti, fornendo nuove chiavi di interpretazione nel rapporto tra lavoro e capitale, da intendersi soprattutto come capitale umano e sociale».
E l’assist di un economista qualificato come il prof. Cellini, che ha ringraziato l’arcivescovo per aver accolto l’invito, non passa certo inosservato: «Io sono un convinto sostenitore del Pil, come indicatore dello stato di salute di un Paese. Tuttavia oggi, in molti casi, dovremmo adottare più opportunamente il Bes, ossia un set di parametri sviluppati dall’Istat e dal Cnel che valutano il progresso di una società non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale: il benessere equo e sostenibile».
In foto mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, e il direttore del Dei, Roberto Cellini
«La Laudate Deum, l’ultima esortazione apostolica di Papa Francesco – ha ricordato mons. Luigi Renna – si rivolge non solo ai cattolici, ma a tutte le persone di buona volontà, come negli anni ’60, in piena guerra fredda, la Pacem in Terris di Giovanni XXIII. Allora l’emergenza era nucleare, il mondo era sull’orlo della distruzione per l’escalation atomica tra Usa e Urss: oggi, a causa dei cambiamenti climatici, abbiamo bisogno di nuovi modelli economici che salvino il pianeta, vista l’intrinseca debolezza di certa politica che non riesce ad assumere scelte coerenti e definite».
Questa è però la conclusione di un lungo excursus storico, teologico e anche filosofico attraverso il quale l’arcivescovo ha accompagnato tutti i presenti, partendo dall’Ora et labora di San Benedetto e dei monaci medievali “agricoltori d’Europa”, che assegna dignità al lavoro, una volta associato esclusivamente alla schiavitù; passando per la nascita dei monti di pietà e dei ‘monti frumentari’ nell’epoca dei Comuni, grazie ai quali l’attività bancaria non era più disprezzata e relegata agli ebrei ma veniva invece considerata il motore di un’economia, a patto che gli interessi fossero minimi o nulli, riconoscendo poi alla ‘mercatura’ una funzione sociale, dopo che Tommaso d’Aquino aveva ‘tagliato il nodo’ dei vincoli aristotelici, riconoscendo come leciti anche gli affari non strettamente finalizzati a sopperire alle necessità della vita, soltanto se ‘il fine è onesto’.
Francesco d’Assisi, l’Umanesimo in era rinascimentale e lo ‘sdoganamento’ del commercio da parte del vescovo di Firenze Antonio Pierozzi, la nascita del capitalismo celebrata da calvinisti e protestanti, la ricerca di armonia di Adam Smith e di giustizia sociale di Karl Marx, pur in contrasto con l’inevitabile impulso dell’interesse personale, l’impresa come comunità di Adriano Olivetti.
E ancora, la Rerum Novarum di papa Leone XIII nel 1891, che riavvicina prepotentemente alle questioni sociali una Chiesa ormai libera del ‘fardello’ temporale, o l’interventismo quasi profetico di Pio XI nel 1931, all’indomani della gravissima crisi mondiale partita da Wall Street e il magistero di Giuseppe Toniolo, filosofo ottocentesco, che propone ai cattolici di rafforzare la posizione etica nella visione economica, introducendo parametri come ‘famiglia’, ‘Stato’, ‘amor di patria’, ma anche ‘idee’, ‘affetti’ e ‘aspirazioni’.
Il pubblico presente nell'aula magna del Palazzo delle Scienze
«Gradualmente – ha osservato l’arcivescovo, citando il premio Nobel per l’Economia del 1974, Gunnar Myrdal -, si è affermata l’esigenza di non mettere distanza tra l’etica e l’economia, di valorizzare la dimensione valoriale extra-empirica e lo stesso Cristianesimo ha dovuto abbandonare la tendenza a ridursi ad uno spiritualismo disincarnato. E così, la stessa dottrina sociale della Chiesa ha preso posizione contro il collettivismo, che considera l’uomo come una molecola dell’organismo sociale, e contro lo stesso capitalismo, nel quale la politica viene soggetta all’economia e non al contrario, poiché la stessa ‘mano invisibile’ del mercato non è la Divina Provvidenza di manzoniana memoria. Il capitalismo non è l’unico modello, occorre invece un’economia di mercato che metta al centro la persona innanzitutto, a differenza di quanto ha fatto l’”homo economicus”», attraverso un approccio che il prof. Cellini ha definito “riduzionista e parziale”.
«È il distillato del pensiero, del magistero e dell’azione di tutti questi personaggi, nel corso dei secoli, dai Padri della Chiesa in poi – ha concluso l’arcivescovo -: il fine ultimo della produzione deve essere il servizio all’Uomo, integralmente considerato». «Il tutto è maggiore della parte, il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea: questi i capisaldi, dell’appello di papa Francesco, che rappresenta un invito a tutti a crescere nella responsabilità davanti a qualcosa che può essere ineluttabile, di fronte a un mondo che “si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. Il mio auspicio – ha detto mons. Renna - è quindi che queste parole siano terreno fecondo per le menti dei giovani universitari qui presenti, economisti di domani».