Da mimo a attore e regista: ecco Graziano Piazza

Il direttore del Teatro Stabile di Catania ha incontrato gli studenti del Dipartimento di Scienze umanistiche

Damiana Cotispoti

«Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?» Con questa citazione di Joseph Conrad, l’attore, regista e direttore del Teatro Stabile di Catania, Graziano Piazza, ha aperto l’incontro con gli studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’ateneo catanese al Monastero dei Benedettini.

E se nella sua vita ha recitato nei più grandi teatri italiani ed anche greci, la sua carriera ha preso vita nelle vesti di mimo. «In passato – confessa l’attore - ho avuto molte difficoltà con le parole, specialmente da giovane, a causa della dislessia. Ma ho superato questa difficoltà anche grazie ad incontri importanti come quello con Marcel Marceau».

E, inoltre, grazie ad un esercizio che Graziano Piazza ha eseguito per venticinque anni della sua vita: «leggere ogni giorno una pagina ad alta voce e realizzarne un riassunto in tre righe». «Solo così sono riuscito a superare la dislessia e salire sui grandi palchi italiani», ha aggiunto.

Nel corso dell’incontro – realizzato dalla docente Simona Scattina di Discipline dello spettacolo con la partecipazione di Stefania Rimini, ordinaria di Cinema, fotografia e televisione, entrambe del Disum – il regista si è soffermato sul Teatro Stabile di Catania illustrandone la storia prestigiosa e la sua suddivisione tra le due sale, una più tradizionale, il teatro Verga, e una meno, il teatro Futura.

E in particolar modo Graziano Piazza ha condiviso con gli studenti il suo sogno nel cassetto: «Vorrei che Catania possa diventare una città attrattiva, da cui poter non andare via».

Parole che hanno richiamato il tema della restanza, come lo ha definito, ovvero la possibilità di restare nella propria terra, sfruttando le forze intrinseche in essa.

E tra le possibili innovazioni “teatrali” il direttore ha proposto, per fare in modo che questo accada, «l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale nel teatro». «Può essere in grado di creare delle esperienze sensoriali e immersive, in cui ciascuno di noi è stimolato a trovare, all’interno di ciò che si sta vedendo, un’esperienza personale», ha aggiunto.

Graziano Piazza

Graziano Piazza in un momento dell'incontro

E da una proiezione futura, il regista è ritornato, nel suo intervento, all’aspetto umano dell’attore, raccontandone diversi aneddoti sulle loro vite, esprimendo anche la loro difficoltà maggiore che, al contrario di come qualcuno potrebbe pensare, «non sta nel ripetersi ad ogni spettacolo, ma nel ritrovare in ogni ripetizione la stessa emozione, la stessa condizione, la stessa attitudine e far in modo che l’opera sia ogni volta “nuova”».

E sempre in merito alla figura dell’attore si è soffermato sul tema Hic et nunc (qui e ora), sottolineandone «l’importanza della presenza fisica a teatro e dell’unicità di ogni momento, di ogni atto».

«L’attore valorizza, dunque, l’importanza del gesto inteso come materia e quindi come qualcosa di reale: ciò che è vero resiste al tempo e allo spazio», ha affermato, ed è proprio questo che «il teatro crea qualcosa di vero».

Nel corso dell’incontro è emerso il fondamentale legame tra teatro e università e, in particolar modo, tra la struttura che dirige e l’ateneo catanese evidenziando il progetto che coinvolgerà gli studenti e che permetterà loro di poter vedere le proprie idee rappresentate in teatro. Altri studenti, invece, faranno parte della commissione della giuria e altri come grafici, costumisti e scenografi.

«Il segreto di tutto sta nella nostra passione, forza e energia», ha detto Graziano Piazza rivolgendosi agli studenti.

E in chiusura, riprendendo una frase di Jalal al-Din Rumi - «lascia che la bellezza di ciò che ami sia ciò che fai» - Graziano Piazza ha concluso l’incontro augurando alle studentesse e agli studenti che queste parole possano suscitare in ciascuno la stessa reazione intensa e profonda percepita dall’attore.