Come toccare con mano la Sila

Ambienti e habitat silani sono stati studiati dagli allievi del corso di laurea magistrale in Biologia ambientale in una escursione 

Alfio Russo
Un momento dell'escursione
Un momento dell'escursione
Un momento dell'escursione
Un momento dell'escursione
Foto di gruppo degli studenti
In foto da sinistra Alfredo Rippa, Saverio Sciandrello, Carmine Lupia e Gianpietro Giusso del Galdo
Gli studenti in un momento di svago
Gli studenti e i docenti durante una escursione

Come toccare con mano ambienti e habitat di elevato pregio naturalistico studiati nelle aule universitarie. È quanto hanno vissuto gli oltre trenta studenti del corso di laurea magistrale in Biologia ambientale del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania che sono stati guidati dai docenti Gianpietro Giusso del Galdo e Saverio Sciandrello.

Nel corso delle attività in campo sviluppate nella tre giorni di escursione al Parco nazionale della Sila sono stati numerosi i temi discussi in campo e in particolar modo la conservazione della flora e della fauna, le funzioni ecosistemiche degli habitat forestali, i metodi di campionamento e analisi delle comunità, i cambiamenti climatici e gli effetti sulla componente vegetale.   

Durante il primo giorno è stato percorso il sentiero Granaro dei Santi Apostoli che attraversa una fitto bosco a dominanza di pino larico Pinete (sub)mediterranee di pini neri endemici e boschi di faggio (Fagus sylvatica) con Monotropa hypopitys, piccola geofita parassita delle zone temperato-fredde dell'Eurasia, boschi inclusi nell’habitat Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex, entrambi prioritari di conservazione secondo la Direttiva Habitat 43/92.

Gli studenti che hanno partecipato all'escursione nel Parco della Sila

Gli studenti che hanno partecipato all'escursione nel Parco della Sila

Nel fondovalle, invece, sono stati osservati boschi di Ontano nero (Alnus glutionsa) con un fiabesco sottobosco a dominanza di Felce femmina (Athyrium filix-femina) e Carice ascellare (Carex remota), habitat prioritario di conservazione Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae).

Fino ad ammirare due splendide cascate sgorganti dal costone della montagna: la Cascata Cuti e la Cascata Murano, quest’ultima prende vita dal Torrente Melito (così chiamata in onore di un brigante della banda di Diego Mazza, che vi si nascose per tre giorni dopo essere sfuggito ai soldati). Oltre allo spettacolare paesaggio naturale queste cascate creano un microclima che favorisce la presenza di vere e proprie riserve di biodiversità.

Il secondo giorno, al ZSC Colle del Telegrafo, è stato dedicato a due importantissimi habitat di direttiva rappresentati da torbiere e faggete. L'escursione si è sviluppata percorrendo un anello di circa dieci chilometri a 1600 metri di quota passando per Cugno di Porrazzo, Rifugio Gandinetti e Colle del Telegrafo.

Un momento dell'escursione

Un momento dell'escursione

Durante l'attività sono stati condotti dei rilievi fitosociologici per monitorare la flora presente in quei luoghi. In particolare è stata ammirata la bellezza e l’estensione delle formazioni boschive a faggio e abete bianco Faggeti degli Appennini con Abies alba in contatto con le praterie ad Asfodelo montano (Asphodelus macrocarpus) e Armeria calabrese (Arneria brutia).

Particolare attenzione è stata posta alle Torbiere di transizione e instabili, habitat umido di particolare interesse scientifico, caratterizzato da densi popolamenti di sfagni e numerose specie di carici, fortemente minacciato dai cambiamenti climatici.

L'ultima giornata è stata dedicata al Centro visite Antonio Garcea del Parco Nazionale della Sila sotto la guida attenta degli esperti Alfredo Rippa (zoologo) e Carmine Lupia (botanico) del Reparto Carabinieri Biodiversità di Catanzaro.

All'interno del parco e del museo annesso è stato possibile apprezzare due importanti specie arboree della Sila: il Pinus nigra subsp laricio e la Abies alba, importanti dal punto di vista etno-botanico in quanto utilizzati per il loro legno e per la loro resina sin dall'epoca romana.

Proseguendo la visita sono anche stati toccati importanti argomenti dal punto di vista zoologico grazie al contributo di noti esperti che hanno condiviso con il gruppo le ultime conoscenze scientifiche circa il lupo silano, un tempo in via d'estinzione.

Gli studenti insieme con i docenti Gianpietro Giusso del Galdo e Saverio Sciandrello e con le guide Alfredo Rippa e Carmine Lupia

Gli studenti insieme con i docenti Gianpietro Giusso del Galdo e Saverio Sciandrello e con le guide Alfredo Rippa e Carmine Lupia