L’ateneo catanese ha dedicato due giornate di studio al padre dell’Evoluzionismo e del pensiero scientifico
“Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”. È solo una delle tante citazioni con cui Charles Darwin – con il celebre saggio L'origine delle specie pubblicato per la prima volta il 24 novembre 1859 – provò a spiegare che sulla Terra ad avere la meglio è solo chi riesce a riprodursi in modo più efficace e non quello più energico fisicamente.
E senza andare troppo lontano con le ricerche e gli studi ecco che a riprodursi maggiormente sulla Terra sono alcuni dei mammiferi meno offensivi: i conigli.
E se allora, ben 165 anni fa, gli studi sul Dna fossero ancora ad uno stato embrionale, lo scienziato aveva già intuito che le variabili si generano attraverso mutazioni del genoma, tramite quel processo di selezione naturale che Darwin espose nel saggio L'origine delle specie, risultato degli studi svolti nel suggestivo viaggio intorno al mondo durato circa cinque anni a bordo del brigantino “Beagle”.
E dire che su quel veliero di modeste dimensioni Darwin voleva solamente studiare e realizzare la cartografia della costa dell’America del Sud.
Ma non fu esattamente così. In quegli anni – in quel viaggio sostenuto economicamente da sé stesso - Darwin riuscì a studiare la natura osservando le specie animali e vegetali del Pianeta.
Un viaggio in cui Darwin scoprì il fossile di un Toxodon, da lui definito «un animale strano» con quel corpo da rinoceronte, una testa di ippopotamo e denti da roditore. Un animale che è stato oggetto di uno studio pubblicato su Nature nel 2015.
Dalle teorie disegnate da Darwin un secolo e mezzo fa si è riusciti a capire che i suoi studi sulle capacità di adattamento delle specie oggi sono attuali più che mai, basti pensare agli allarmi lanciati in questi anni dagli scienziati sulle possibili delle conseguenze del cambiamento climatico.
Un momento dell'intervento del prof. Gianpietro Giusso del Galdo. Al suo fianco il prof. Rosolino Cirrincione e Maria Paola Germanò
Il naturalista – nato 214 anni fa, nella cittadina inglese di Shrewsbury il 12 febbraio del 1809 – è riuscito ad evidenziare come la sopravvivenza di una specie dipende solo dalla capacità di competere con le altre per conquistare quelle risorse necessarie a sopravvivere, in sintesi quelle capaci di adattarsi meglio all'ambiente. Una capacità che necessita “adattamenti” tramite cambiamenti progressivo nel tempo dei propri caratteri.
“Informazioni” che poi vengono tramandate di generazione in generazione per consentire la sopravvivenza solo a quegli organismi in grado di sfruttarne al meglio le proprie potenzialità vincendo quella competizione naturale tra specie e in cui chi non riesce a compiere un processo di adattamento non sopravvive.
Una teoria che agli inizi del Novecento è stata ripresa dai ricercatori con l’avvento della genetica e dei modelli matematici per lo studio delle popolazioni che favorì una prima estensione della teoria, il neodarwinismo. Il tutto a conferma che a 165 anni di distanza dalla pubblicazione de ‘L’origine delle specie’, la teoria dell’evoluzione è ancora valida.
A maggior ragione che in questi ultimi decenni ci si confronta sempre più con le nuove scienze di frontiera, la genomica. I ricercatori, infatti, partendo dalle teorie di Darwin, si stanno soffermando sulle innovazioni in diversi campi della ricerca come l’epigenetica (lo studio relativo al rapporto tra ambiente e Dna) e la biologia evolutiva dello sviluppo.
In sintesi la teoria darwiniana viene sempre più adattata ad oggi, ai virus e a quei meccanismi evolutivi che legano l’ambiente con la salute umana.
Un momento dell'intervento del prof. Rosolino Cirrincione
Ed è per questi motivi che a partire dal 1882 in tutto il mondo si celebra lo scienziato ogni 12 febbraio, giorno della sua nascita, con il Darwin Day.
Una giornata ideata per omaggiare l'avanguardistica teoria dell'evoluzione della specie e anche per andare oltre grazie agli scienziati che incontrano studenti e docenti di ogni ordine e grado.
E anche l’Università di Catania, tramite i dipartimenti di Scienze umanistiche e di Scienze biologiche geologiche e ambientali, ha celebrato – il 12 e 13 febbraio - il padre dell’Evoluzionismo aderendo al Darwin Day 2024.
Nel corso della due giorni spazio ai diversi aspetti del darwinismo, da quello sociale a quello politico, e sulla sua influenza nella società di oggi tra scienza e tecnologia.
Nell'aula "Giacomini" dell'Orto Botanico si è tenuto il primo incontro aperto dal direttore del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, Rosolino Cirrincione (vai al suo intervento), dalla presidente della Società Botanica Italiana - sezione Sicilia Maria Paola Germanò e da Corrado Bianca, segretario regionale Ente Fauna Siciliana e con i saluti della prof.ssa Marina Paino del Dipartimento di Scienze umanistiche.
A seguire le relazioni dei docenti Daniele Musumeci, dal titolo "Charles Darwin (1809 -1882): una biografia critica", di Giovanni Altadonna su "Alfred Russell Wallace e la selezione naturale" e di Alberto Giovanni Biuso su "Evoluzionismo, un paradigma" moderate da Gian Pietro Giusso del Galdo.
Il 13 febbraio, invece, nell'aula "Longo" della sezione di Biologia Animale di via Androne, la seconda parte dei lavori con gli interventi di Carmelo Ferlito sul tema "L'evoluzionismo di Darwin e la società umana", di Carmelo Monaco su "Charles Darwin geologo" e Giorgio Sabella su "Evoluzione del rapporto tra scienza e tecnologia" con la moderazione di Fabio Massimo Viglianisi.


