Certezza delle regole, logica del “risultato” e IA nell’azione delle pubbliche amministrazioni

Intervento di Antonio Barone, ordinario di Diritto amministrativo all’Università di Catania

Antonio Barone

Certezza e effettività del diritto declinati nel contesto dello Stato digitale in cui le pubbliche amministrazioni utilizzano i nuovi strumenti dell’intelligenza artificiale a supporto delle proprie funzioni. Sono i temi che sono stati approfonditi, nei giorni scorsi, nell’aula magna del Dipartimento di Economia e di Impresa dell’Università di Catania grazie a due convegni dal titolo Costituzione e amministrazione oggi: nuovi percorsi di certezza del diritto e di effettività e Il Diritto amministrativo nella post-modernità: globalizzazione, digitalizzazione e cambiamenti climatici.

I temi

Sullo sfondo di queste tematiche di frontiera, v’è il sempre più indissolubile rapporto tra diritto ed economia. Non si tratta di riproporre i noti modelli di analisi economica del diritto di matrice nordamericana, che pure hanno arricchito il dibattitto scientifico dagli anni ’80 dello scorso secolo.

La questione del rapporto tra diritto ed economia, infatti, ha assunto significati più profondi, legati al diverso ruolo assunto dai pubblici poteri almeno a partire dalla crisi finanziaria del 2008.

Il modello dello Stato “regolatore” è ormai in larga parte affiancato dall’affermazione di uno Stato “promotore” e “salvatore”. Già dall’indomani della crisi del 2008, la mano visibile del diritto pubblico autoritativo (europeo e nazionale) ha incominciato a stringere la mano invisibile del mercato, come dimostra il profondo ripensamento della governance della vigilanza bancaria e della risoluzione degli istituti di credito.

Siffatte tendenze sono ancor più evidenti nel contesto della ripresa post-pandemica, che trova nel Pnrr l’emblema di uno Stato che torna a indirizzare lo sviluppo economico (d’intesa con l’UE) verso milestrones e target predefiniti, tra i quali spiccano l’ecosostenibilità e la digitalizzazione.

Oggi più che mai si avverte quindi l’esigenza di ridurre il divario tra le regole formali del diritto e la loro reale capacità di tradursi in effettivi -ed efficaci- strumenti di regolazione e incentivazione dei comportamenti economici e sociali. Proprio questi temi sono stati al centro dei due recenti convegni catanesi.

Un momento dei lavori, al centro il prof. Antonio Barone

Un momento dei lavori, al centro il prof. Antonio Barone

“Ogni cosa al suo posto” per l’effettività del diritto

Ogni cosa al suo posto è il titolo provocatorio del recente ed interessante volume di Massimo Luciani (Accademico dei Lincei ed Emerito nell’Università di Roma La Sapienza), relatore al convegno del 27 novembre, in cui viene correttamente posto l’accento sulla crisi della certezza delle regole giuridiche che caratterizza oggi il nostro ordinamento,  affermando al contempo la necessità di tornare al rispetto degli equilibri disegnati dalla carta costituzionale nei rapporti tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.

La certezza delle regole, del resto, è precondizione del diritto amministrativo “effettivo” (come sottolineato da Luca Raffello Perfetti, UniPegaso e direttore PA Persona e Amministrazione), terreno di azione per il corretto e fisologico esercizio della discrezionalità amministrativa, senza “paura della firma” (così Francesco Stornello, vicepresidente della Camera amministrativa siciliana). 

Anche a questi temi è dedicato l'interessante volume di Guido Corso (emerito nell’Università di Roma Tre), Maria De Benedetto (Università di Roma Tre) e Nicoletta Rangone (università Lumsa), che sono intervenuti nel convegno catanese per riaffermare la nuova centralità della logica del “risultato” nell’azione dei pubblici poteri

Il Pnrr è esemplificazione paradigmatica di un’azione amministrativa vocata al conseguimento di risultati di pubblico interesse, in cui l’effettivo raggiungimento degli obiettivi di piano (verificato dalla Commissione Europea) diventa condizione per il concreto trasferimento al nostro Paese delle risorse già stanziate in suo favore dal programma Next Generation EU. Il principio del “risultato”, non a caso, costituisce l’incipit del nuovo Codice dei contratti pubblici.

Amministrazione digitale e lotta al cambiamento climatico

PA digitale e tutela ambientale sono stati i temi al centro del convegno del 1° dicembre, legati da un evidente fil rouge con i temi della certezza e dell’effettività del diritto (come correttamente evidenziato nella sua introduzione da Angelo Giuseppe Orofino, Università LUM). 

Dopo i saluti istituzionali, il convegno si è aperto con la magistrale relazione di Jean Bernard Auby (emerito nell’Università di Parigi Science Po), il quale, di fronte ai gravi rischi collegati al cambiamento climatico, ha posto l’accento sulla necessità di costruire un nuovo global public law fondato sulla centralità della persona umana e della tutela dell’ambiente naturale in cui viviamo.

Un momento dei lavori nell'aula magna del Palazzo delle Scienze

Un momento dei lavori nell'aula magna del Palazzo delle Scienze

La tutela ambientale è strettamente collegata alla tutela della salute, che oggi può essere garantita in modo sicuramente più effettivo attraverso gli strumenti digitali e dell’intelligenza artificiale.

Basti pensare, ad esempio, alle grandi opportunità della telemedicina anche nel superamento dei divari territoriali, a garanzia di maggiore efficienza ed uguaglianza sostanziale (tra individui e territori) nel godimento di un diritto fondamentale come quello alla salute. Ciò, tuttavia, non senza garantire l’accesso effettivo di tutti i cittadini a queste nuove opportunità di diagnosi e cura, evitando che il digital divide si trasformi in un inaccettabile rifiuto di cura (come segnalato da Maria Alessandra Sandulli, Università di Roma Tre).

Sono quindi innegabili i vantaggi e le opportunità che la rivoluzione digitale offre alle pubbliche amministrazioni ed ai cittadini; tuttavia, occorre riflettere criticamente sui cambiamenti in atto (così Aristide Police, Università Luiss, e Francesco Manganaro, Presidente Aipda).

Ad esempio, accanto alla riaffermazione del ruolo dello Stato nei processi economici assistiamo alla tendenza verso forme di “neo-contrattualismo”, in cui lo strumento principale del diritto tende a non essere più la legge, ma il contratto tra le parti private. Come osservato nella sua relazione da José Esteve Pardo (Università di Barcellona), non si tratta del contratto caratterizzato dalla tradizionale parità tra contraenti, ma di uno strumento negoziale connotato (ad esempio, nel caso dei contratti riferibili alle piattaforme digitali) dalla notevole disparità nel bargaining power dei contraenti, che in tal modo finisce per derogare consolidati principi giuridici e - talvolta - anche i diritti fondamentali.

Un dibattito aperto

Per gli studiosi del diritto amministrativo (e non solo) si tratta di ripensare il concetto di umanesimo giuridico nel nuovo contesto dello “Stato digitale”, ponendo le basi per un nuovo “umanesimo giuridico digitale” fondato sulla necessità di bilanciamento tra umanità e automatizzazione, sulla necessaria “riserva di umanità” nei rapporti tra cittadino e Pa digitale.

I due convegni catanesi hanno suscitato il grande interesse degli studenti del corso di laurea in Economia (era presente il presidente del corso di laurea, Benedetto Torrisi) e del corso di laurea magistrale in Economia e Politiche pubbliche (era presente il presidente del corso di laurea magistrale, Isidoro Mazza) del Dipartimento di Economia e Impresa (erano presenti il direttore e la vice, Roberto Cellini e Dei Silvia Angilella). 

Non sono state offerte soluzioni, ma sono stati posti problemi che toccherà proprio ai giovani studiosi di diritto ed economia contribuire a risolvere.