L’opera di Goliarda Sapienza rivive in occasione della seconda edizione di Cantieri intermediali
Il 10 maggio 1924 nasceva a Catania Goliarda Sapienza: in occasione del centenario l’autrice è stata protagonista della seconda edizione del festival Cantieri intermediali, che ha delineato un ritratto composito di Sapienza, grazie anche alla formula dell’alfabeto enunciata già a partire dal titolo dell’evento L’alfabeto della gioia. Per una mappa dell’immaginario di Goliarda Sapienza.
Nell’ambito del convegno, che si è svolto dal 17 al 19 aprile, sono stati organizzati anche la performance «Il mio parlare a voi» al Centro Universitario Teatrale, la presentazione nei locali di Piazza Scammacca di due libri – Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza di Anna Toscano (Electa 2023) e Sapienza A-Z a cura di Maria Rizzarelli (Electa 2024) – e di un video reading, Parole da «spargere all’aria». Tre momenti che hanno integrato le sessioni che hanno avuto luogo nel Coro di notte del Dipartimento di Scienze Umanistiche.
L’evento ha preso le mosse dalla nuova pubblicazione curata da Maria Rizzarelli, Sapienza A-Z. Si tratta del nono titolo di una serie di monografie edite da Electa nella collana Enciclopedia. Una proposta editoriale, dunque, ma anche una scelta critica, perché propone una selezione di lemmi che si prestano a declinare l’opera e l’attività dell’autrice.
La docente del Disum, che ha ricordato come ogni tentativo di tematizzazione comporti inevitabilmente un atto interpretativo, ha affidato a relatrici e relatori trenta voci delle settantuno in volume: voci che, in una forma rielaborata, sono state esposte con estrema cura nel corso delle tre giornate di studio.
Al fianco di Maria Rizzarelli sono state presenti anche le altre due curatrici e organizzatrici del festival, Laura Pernice e Corinne Pontillo, con la premura di «raccontare la gioia dell’incontro con i libri di Goliarda Sapienza». Gioia è, per altro, come sappiamo, una parola chiave fondamentale nell’immaginario di Goliarda Sapienza.
Un momento dell'incontro
Com’è noto, dopo la morte dell’autrice, ha giocato un ruolo cruciale per la sua fortuna critica la Francia con il romanzo L’ Art de la joie, tradotto dall’italiano da Nathalie Castagné, traduttrice dell’intera opera di Sapienza e prima relatrice del convegno con la voce (Tra)Scrittrice.
Castagné si è definita la «traductrice d’une autobiographie de fiction», ammettendo anche le difficoltà nel tradurre termini dal siciliano al francese e spiegando come abbia trovato supporto nelle «allitérations», nelle assonanze che le hanno consentito di rinnovare il significato di termini in lingua francese.
Si è trattato di un «sicilien spécifique plein d’aspérité», che ha messo a dura prova Nathalie Castagné – tanto da farle qualificare la lingua siciliana come «étrangère» – ma che ha allo stesso tempo invitato la traduttrice ad accettare la sfida con «connaissance et reconnaissance».
Un convegno tanto polifonico quanto polifonica è l’opera di Goliarda Sapienza: alla relazione di Castagné hanno fatto seguito le voci di Federica Piana, Stefania Mazzone, Silvia Tripodi, Simona Inserra, Massimo Schilirò, Giulia Simi, Giulia Carluccio, Laura Mariani, Lucia Cardone, Laura Pernice, Chiara Tognolotti, Simona Scattina, Anna Toscano, Gloria Scarfone, Laura Fortini, Beatrice Seligardi, Alessandra Trevisan, Stefania Lucamante, Serena Todesco, Giuseppe Carrara, Alberica Bazzoni, Silvia Contarini, Mara Capraro, Giovanna Santaera, Marina Guglielmi, Stefania Arcara, Manuela Spinelli, Charlotte Ross.
Anarchica e partigiana, Goliarda Sapienza è stata ricordata da Stefania Mazzone.
Massimo Schilirò ha collocato la scrittrice in rapporto alla sua città, Catania, e più specificatamente alla Civita, «la città nella città», il luogo in cui l’autrice trascorreva la sua vita tra un cortile e uno studio; uno studio pieno di libri del quale ha parlato Simona Inserra, che ha pure evidenziato i nessi tra la biblioteca di Goliarda e le letture della sua «figlia di carta», Modesta.
Nathalie Castagné, Stefania Mazzone e Corinne Pontillo
Nell’arco delle tre giornate l’immaginario di Goliarda Sapienza è stato disegnato attraverso differenti temi e dispositivi: le carte manoscritte e dattiloscritte dell’archivio, rappresentato da Silvia Tripodi come «luogo della conservazione e della memoria»; il teatro, rispetto al quale Sapienza si configura, secondo Laura Mariani, come «attrice e spettatrice»; il cinema, analizzato da Lucia Cardone in relazione al mestiere di cinematografara di Sapienza; la poesia «come scelta di libertà, la poesia del fare, del corpo e del fare con il corpo», esaminata da Anna Toscano in riferimento alla raccolta Ancestrale.
Un ritratto, quello delineato durante il convegno, da cui è emersa l’immagine di un’autrice versatile e, secondo Laura Fortini, apparentemente «irraggiungibile e inarrivabile», eppure afferrabile come attrice e scrittrice di testi che, rispetto alla politica e alla storia, la raffigurano come «una figlia prodiga del Novecento che non appartiene a nessuno se non a sé stessa».
Relatrici e relatori hanno proposto una serie di rimandi tra i lemmi che sono stati loro affidati. In un clima di confronto, il convegno ha creato ‘alleanza’ tra studiosi e studiose e ‘rete’ tra università italiane ed estere, nella comune visione di una un’autrice «che ha scelto di non sottostare ad un messaggio ideologico predeterminato», come sostenuto da Alberica Bazzoni.
In Lettera aperta Goliarda Sapienza scrive: «si muore per lasciare il meglio di sé a quelli che ti hanno saputo leggere». Che il suo coraggio continui dunque a risuonare attraverso le sue opere, ispirando le generazioni presenti e future a creare alleanze e aiutandole a sottrarre l’autrice alla marginalità a cui per troppo tempo è stata relegata.
Un momento dell'incontro