Buongiorno Detroit!

Diario di un viaggio social. A raccontarlo è Vincenzo Sapienza, ordinario di Architettura tecnica al Dipartimento di Ingegneria civile e architettura

Vincenzo Sapienza

Alcuni mesi fa il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura ha incentivato la mobilità dei propri docenti mettendo a disposizione un fondo aggiuntivo per il finanziamento di periodi di studio e ricerca all'estero, con durata di almeno un mese.

Ciò anche al fine di agevolare il raggiungimento dell'obiettivo sull’internazionalizzazione fissato dall'Università di Catania nel Piano di Sviluppo Triennale. La circostanza mi è sembrata propizia per consolidare il rapporto già avviato con alcuni colleghi della Wayne State University di Detroit, finora coltivato solo in maniera epistolare. E così ho avviato la mobilità fisica.

Da subito ho sentito l’esigenza di condividere l’esperienza del soggiorno negli Stati Uniti con i miei studenti e anche con colleghi e amici. Per tale motivo ho avviato, sin dal primo giorno, la stesura di un diario social con post quotidiani sulle peculiarità architettoniche, urbane e di costume del luogo. 

L’iniziativa ha riscontrato un certo interesse, pertanto ho deciso di raccogliere i post nell’articolo che segue, per consentirne la lettura a chi se li fosse persi.

Buona lettura

Buongiorno Detroit!

Mi accingo a trascorrere un periodo di studio e ricerca a Detroit, alla Wayne State University. Una delle prime immagini della città che mi colpiscono è un brano di facciata, residuo di un edificio storico quasi interamente demolito, puntellato e in attesa di essere inglobato nell’elevato di un nuovo edificio. 

La circostanza è significativa della prassi edilizia qui vigente. Seppure la sostituzione edilizia sia la pratica più ricorrente, negli ultimi anni si è acceso un certo interesse per la salvaguardia della memoria, che sino agli ultimi decenni del secolo scorso, veniva invece cancellata senza alcuna remora.

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La lezione di Luis Sullivan

Come certamente si ricorderà, l’architetto Luis Sullivan fu uno dei protagonisti della ricostruzione di Chicago, colpita da un incendio distruttivo nel 1871, e ideatore di una veste architettonica nuova per gli edifici multipiano. Che la sua influenza sia ben presente a Detroit non sorprende; infatti Chicago è a soli 400 km da qui, e le due città, insieme a Toronto, formano uno dei principali distretti industriali del Nord America.

A Detroit vi sono quindi vari edifici di fine Ottocento molto gradevoli in cui traspaiono gli stilemi della Scuola di Chicago, fondata appunto da Sullivan. L’altezza di una decina di piani fa si che all'epoca della loro costruzione potessero definirsi grattacieli. Sono caratterizzati da una rigida gerarchia delle bucature e sono arricchiti da interessanti partiti decorativi, in laterizio o in pietra, che nascondono l’ossatura strutturale metallica. La lezione di Sullivan è ripresa ancora in molti edifici contemporanei, dove si riscontra una elevata cura del dettaglio.

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Autostrada Detroit

Le strade cittadine di Detroit sono vere e proprie autostrade. La mancanza di un tessuto storico, fa si che le arterie stradali possano mantenere ampie carreggiate, anche sino a sei corsie, in pieno centro. Questo rende Detroit una città priva di problemi di traffico (al contrario di Palermo, in cui come è noto, il traffico, in buona sostanza, è l'unico problema).

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Parcheggio Detroit

Alle enormi strade che attraversano il centro città, si associano enormi parcheggi sia multipiano che a raso, che affiancano tutti gli edifici, tanto pubblici che privati (dalle università agli ospedali, dalle strutture sportive agli hotel); i posti auto interrati sono al contrario molto rari. I parcheggi multipiano formano quindi una componente prominente del paesaggio urbano. Uno solo di essi sarebbe probabilmente sufficiente e risolvere i problemi di parcheggio di molte delle città europee.

Si arriva sino al no sense di palazzi in cui la cubatura destinata a parcheggio supera quella di effettivo utilizzo, come nel caso testimoniato dall’ultimo scatto.  

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La città verticale

Alla grandezza delle infrastrutture di Detroit (strade e parcheggi) corrisponde il gigantismo delle strutture edilizie, soprattutto nella Downtown, il quartiere del centro città. Palazzi alti e grattacieli veri e propri caratterizzano lo skyline e il lungofiume. D’altro canto, la crescita in altezza di questa e di altre aree cittadine da una ragion di essere al generoso dimensionamento della trama del tessuto urbano.     

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Le lobby

Al gigantismo dei volumi esterni, corrisponde la misurata ricercatezza degli interni. Molti dei grattacieli hanno un’ampia sala di ingresso (la lobby), condivisa con alcuni locali di ritrovo contigui. Negli edifici più importanti il basamento, articolato su più livelli con affaccio reciproco su volumi multipiano, ed è destinato ad attività aperte al pubblico. Questo accade sia negli edifici più antichi che in quelli contemporanei.

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I super-luoghi

Vi sono poi alcuni luoghi di socialità di dimensioni impressionanti, e l'Huntington Palace è uno di questi. Si tratta di un enorme edificio, articolato su pochi livelli che contiene una serie infinita di sale multifunzionali di dimensioni variabili. Nella principale di queste, quando mi sono recato per la prima volta, si volgeva un torneo di pallavolo femminile, con una trentina di partite giocate in contemporanea.

In un’altra occasione, ho visto una esposizione di auto d’epoca con centinaia è centinaia di modelli.

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Lo spopolamento

La combinazione tra grandi strutture e grandi infrastrutture crea un effetto dispersivo della popolazione: a Detroit non si formano nodi di traffico né assembramenti di persone in nessuna ora del giorno. Va considerato però che questa sensazione di spopolamento è dovuta anche al drastico calo demografico. Al di fuori della Downtown, il centro urbano, le case sfitte o abbandonate sono davvero tante. Stringe il cuore vedere edifici, anche di qualità architettonica elevata, in completo disfacimento.

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La Wayne State University of Detroit

La Wayne State University ha un campus sul bordo esterno della Midtown, ed altri edifici sparsi in città e in provincia. Il campus, non c’è bisogno di dirlo, è enorme. Alcuni edifici sono così fuori misura che la gestione dei volumi diventa difficoltosa, anche dal punto di vista architettonico. Non è raro che vi siano uffici, sale riunioni o aule completamente interne al corpo di fabbrica e quindi prive di finestre.

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La Wayne e le altre

Oltre la Wayne State University, a Detroit ci sono altre università. Le principali sono la Mercier University e la Michigan University. Quest’ultima ha alcuni edifici qui in città, ma la sede principale e un grande campus ad Ann Arbor, circa sessanta chilometri ad ovest di Detroit.

Le male lingue alla Wayne mormorano che le sedi aperte a Detroit servono solo a procacciare fondi e alunni. A parlar male si fa peccato… Ma spesso si indovina.

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Fronti ciechi

Il tema dei fronti ciechi qui assume una certa rilevanza, per il fatto che la pezzatura dei lotti fa si che anche edifici di grandi dimensioni si trovino ad avere uno o due lati al rustico, che attendono vanamente il completamento delle aree contigue. I fronti ciechi, se non restano scabri, sono l'occasione per murales artistici, di denuncia sociale o semplicemente per un inserto pubblicitario su larga scala.

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Henry Ford Museum

Il museo più importante di Detroit è lo Henry Ford Museum dedicato al progresso tecnologico, con un focus particolare al settore della automotive.

La sorpresa che ripaga il viaggio è quella di trovarsi improvvisamente davanti al prototipo originale della Dymaxion House di Backmister Fuller; una unità architettonica prefabbricata che precorreva i tempi.

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Less is more

Il celebre architetto tedesco Mies Van Der Rhoe, trasferitosi negli USA a seguito delle persecuzioni del regime nazista, ha costruito a Detroit il complesso Lafayette Park e il contiguo The Pavillion. Si tratta di un insediamento residenziale costituito da due torri di notevole altezza e varie schiere duplex; completano l’intervento alcune attrezzature di quartiere (asilo nido, negozi, parcheggio coperto). 

Il motto miesiano less is more si adatta perfettamente all’intervento, in quanto la composizione è sorretta da componenti edilizi asciutti ed essenziali. Mies cita sé stesso più volte, nell’uso del vetro, dei mattoni, del marmo e nel curtain wall, lanciato in verticale dai montanti continui dei serramenti.

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Sport monumentale

Detroit si allarga e sì raffittisce repentinamente. In corrispondenza del Grand Circus, a poche centinaia di metri dal cuore della città, ti trovi improvvisamente al passaggio tra la Downtown e la Midtown, tra la città densa e quella diffusa. Il Grand Circus gioca un ruolo di rilievo ed è significativo che il compito di trasformarlo da spazio in luogo sia affidato a strutture sportive, a scala monumentale: il Comerica Park (il campo di baseball), il Ford Field (uno stadio per il football al coperto) e il Little Cesar Arena (un palazzetto per basket e hockey).

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Let's go Pistons!

Quando ero un ragazzino guardavo la NBA in televisione, quando Canale 5 ci ha portato il resto del mondo a casa. Dal piccolo schermo però non si percepiva tutta la forza di questo spettacolo, in cui la partita pare essere solo un pretesto. La gente canta, balla, danza, oltre a mangiare e bere a quattro ganasce. 

Vari speaker sollecitano il pubblico, e tutti vanno in visibilio quando si è inquadrati dalle telecamere e rimandati sul grande schermo, che penzola al centro del palazzetto.

Per la cronaca i Pistons prendono un canestro a 8-10 di secondi dalla fine e il loro tiro sulla sirena rimbalza sul cerchio, ma il pubblico non ne fa un dramma... Evidentemente si sono divertiti lo stesso.

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Monster Jam

Il Ford Field è uno stadio per il football coperto con varie travature reticolari arcuate. Le tribune sono disposte su vari ordini di anelli, sino a contenere varie decine di migliaia di spettatori. Poiché la stagione del football è finita già da alcune settimane, per vedere la struttura dall’interno, ho preso il biglietto per l'unico evento disponibile: il Monster Jam

Si tratta di una gara tra trattori modificati che si esibiscono in brevi corse, salti, piroette, verticali, capriole e altre acrobazie. Vince chi accumula più punti, secondo il giudizio della giuria. Insomma, uno spettacolo piuttosto cringe, direi. 

D'altro canto... Americani sono e Americanate fanno.

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Hockey Town

Il Little Cesar Arena è un enorme palazzo con una fila di negozi lungo il perimetro esterno, per la vendita di gadget e di roba da mangiare. Lo spazio interno è riempito da un guscio a forma di uovo, rivestito di scaglie metalliche, che contiene il campo e i posti a sedere. Le poltroncine sono distribuite su 4 anelli, in gran parte scavati al di sotto del livello stradale. Nel parterre si alternano il parquet o la pista di ghiaccio, in base alla partita da disputare.

Se il basket, come ho già detto, è uno spettacolo, l'hockey è una religione... Una religione celebrata da dodici bestioni che scivolano leggeri sul ghiaccio, come fossero ballerine. L'hockey è uno sport velocissimo e il pubblico non può distrarsi un attimo. Infatti, se perdi di vista il disco, anche solo per qualche secondo, fatichi a raccapezzarti. Per cui tutti assistono concentrati e assorti in silenzio (salvo scatenarsi, si intende, quando segna la squadra di casa).

Prima della fine dell'incontro, immancabilmente, qualcuno del pubblico getta un polipo in campo, per una tradizione scaramantica dei tifosi dei Red Wing, la squadra di Detroit, che si ripete immancabilmente.

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Green mobility and...

Detroit ha due sistemi di mobilità sostenibile: la QLine e il People Mover. La QLine è un sistema tramviario di superficie che attraversa in linea retta i due quartieri principali della città, Downtown e Midtown. 

Circa cinque chilometri in 15 minuti, non è male. Se si considera però che la città è grossomodo un quadrato di 20 x 20 km, avere una sola linea di questo genere è un po’ poco. La cosa sorprendente è che grazie ad un accordo sperimentale tra gli enti e ad una ridistribuzione fiscale dei costi, i mezzi pubblici qui sono gratuiti, QLine compresa.

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…Green washing

Il People Moover è una linea tramviaria sopraelevata, a guida automatica, che circola su un anello chiuso a senso unico, intorno alla Downtown, il centro di Detroit. Si tratta più di una attrazione panoramica per turisti che di un sistema di mobilità sostenibile. Infatti il percorso a piedi tra le stazioni contrapposte è spesso più breve della percorrenza del mezzo. 

E ciò senza considerare la pericolosità di avere la sede dei binari sospesa, senza nessuna protezione da malintenzionati o squilibrati. Insomma, una operazione di green washing più che di green mobility.

Resta il fascino di vedere i due vagoncini correre all'altezza del quarto piano, tra i grattacieli, e spesso entrare nei palazzi quando le stazioni di sosta sono al loro interno; e poi la vista dal circuito e dalle stazioni è fantastica!

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Decròit

Lo sviluppo della città verticale si concretizza nei primi decenni del Novecento, con vari grattacieli di elevata qualità costruttiva, in stile Decò. Tra essi primeggia il The Guardian Building, che deve il suo nome alle due sculture antropomorfe in bassorilievo che affiancano l’ingresso principale.

Gli architetti del periodo, come accadeva del resto negli stessi anni nel nostro continente, avevano creato un sodalizio con le maestranze artigianali per arricchire interni ed esterni con mirabili decori in pietra, in laterizio smaltato, dipinti su intonaco e altro ancora, che rendono uniche queste architetture. 

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Link

Detroit è una città piena di sovrappassi e passerelle. In genere collegano i principali edifici con il parcheggio multipiano limitrofo, ma avvolte collegano due distinti edifici, specie se con destinazione d'uso pubblica o ad alta frequentazione. La proliferazione di questo genere di strutture si deve principalmente al freddo invernale, che suggerisce di muoversi il più possibile al chiuso, ma anche all'effettiva utilità di risparmiare in discese e in risalite. 

Il primo scatto, peraltro, si riferisce ad un caso di abusivismo edilizio, in quanto la passerella in questione è stata realizzata con un'autorizzazione provvisoria, ma è rimasta in sito in via definitiva, sia per gli elevati costi di dismissione sia perché le autorità locali non hanno saputo imporsi... E poi i meridionali saremmo noi!

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Un suk a nord

L'Eastern Market è un posto che fa somigliare Detroit a una città meridionale, con tanto di mercato ambulante, seppure coperto. Consiste in varie schiere, piuttosto ordinate, di bancarelle divise grossomodo in tre categorie merceologiche: frutta e verdura, street food, oggettistica e vestiario, anche con confezioni artigianali di pregio. 

A differenza dei nostri mercati però, qui tutto è contenuto in grandi padiglioni al chiuso (gli shed), in attesa che il calore estivo, spinga tutti all'aperto, ma sempre al riparo di ampie tettoie.

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Riverfront

La passeggiata bridge-to-brige, dal ponte dell'Ambbassador al MacArthur Bridge, è il riverfront di Detroit. Si tratta di una passeggiata di un paio di chilometri che affaccia la città sull'omonimo fiume, che segna il confine con il Canada. 

Il percorso è stato oggetto di un recente intervento di sistemazione paesaggistica. Al centro del riverfront si trova la Hart platza, il luogo dove nel 1701 sbarcò Cadillac, il fondatore della città; ed è anche il luogo da cui gli schiavi neri, scappati dagli stati del sud, si imbarcavano per il Canada, per conquistare la libertà, seguendo la cosiddetta Underground Railroad.

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Le lezioni americane

Durante il periodo di visiting alla Wayne State University, grazie alla disponibilità dei colleghi Giuseppe Vaglica e Myrsini Malgogianni, ho potuto svolgere due seminari per gli studenti dei loro corsi. 

I ragazzi mi sono sembrati molto attenti e interessati agli argomenti che ho trattato. Ma è probabile che tutto ciò che proviene dall'Italia, cultura compresa, riscuota sempre un apprezzamento elevato ... a prescindere!

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Design e degrado

A Detroit ci sono alcune opere di architettura contemporanea che stanno anche sulle pagine delle riviste patinate: la Wayne State University Mike Ilitch School of Business, realizzata nel 2018 su progetto dello Smith Group; l'edificio residenziale John R 2660, realizzato nel 2021 a firma Loha; la Rosa Parks Transit Station, completata nel 2008 da Binckerhoff. 

Si tratta di architetture pregevoli, ma purtroppo, pur essendo recentissime, già afflitte dal degrado.

Nella School of Business, un sistematico errore nella giunzione delle lastre di una copertina, ha causato una scolatura di sporcizia che si manifesta con impietosa regolarità su tutti i prospetti. L'edificio sulla John Road dimostra che l'impiego estensivo del legno come materiale di finitura è controindicato, in quanto propenso alle alterazioni cromatiche. Nella stazione dei bus uno dei moduli di copertura il materiale tessile non ha retto alla trazione e si è sbrindellato.

Vatti a fidare delle Archistar!

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Good bye Detroit!

L'ultimo post è dedicato al DTW (Detroit Metropolitan Wayne County Airport). Gli aeroporti, si sa, si somigliano tutti, ma ciascuno ha un suo modo. Il DTW è bianco e spazioso, secondo la norma, ed ha un "suo modo" nel sistema di controllo bagagli, con design da film di fantascienza. 

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Avrei voluto...

Avrei voluto fare altri di post sulla Detroit notturna, sulle pensiline smisurate, sui cartelli che raccontano la storia della città, sull'orgoglio della comunità Nera, sull'ossessiva presenza della bandiera americana, sui poveracci che per strada ti chiedono "change", qualche moneta, sulle chiese rigorosamente Neogotiche, sul vapore che esce da sotto terra, sul Masonic Temple ed altro ancora, ma va bene così!

Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito in questo diario di viaggio digitale, attraverso il quale ho condiviso le mie sensazioni. 

Questo è tutto. Alla prossima!

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