Beni culturali: un approccio multidisciplinare al restauro

Alla Città della Scienza, nel quinto incontro del ciclo "Aperiscienza" per “Il Mese della Ciminiera scientifica”, è intervenuta Mariangela Santella, specializzata in restauro di dipinti murali

Valentina Ribellino, Oscar Perspicace e Margherita Mantione
Un momento dell'incontro
Un momento dell'incontro
Un momento dell'incontro

Il restauro in ambienti ipogei e l'importanza del legame tra beni culturali e tecnologia. È il tema su cui è intervenuta Mariangela Santella (specializzata in restauro di dipinti murali, dipinti su supporto ligneo e tessile, manufatti scolpiti in legno, manufatti su carta), alla Città della Scienza, nel quinto incontro del ciclo "Aperiscienza" per “Il Mese della Ciminiera scientifica”.

A dialogare con lei anche la prof.ssa Germana Barone, ordinaria di Georisorse minerarie e Applicazioni mineralogico-petrografiche per l'ambiente ed i beni culturali e delegata al Sistema museale d’Ateneo.

Dopo aver discusso brevemente alcuni esempi di restauri in ambienti ipogei, Mariangela Santella si è soffermata – nel corso dell’incontro dal titolo Beni culturali: un approccio multidisciplinare al restauro - sul caso studio della necropoli Monterozzi di Tarquinia, nel Lazio. Una necropoli di particolare importanza per via della presenza di numerose pitture parietali di epoca etrusca soggette a fenomeni di degrado a causa di fattori naturali e antropici.

Tra le principali criticità del sito elencate vi sono quelle derivanti da fenomeni naturali come: condizioni meteorologiche estreme, bio-deterioramento, vegetazione infestante, distaccamenti e quelle causate dall’inefficienza dell’uomo come: documentazione parziale, mancanza di fondi e saccheggi illegali.

Tuttavia la ricchezza dell'area deriva dai materiali di cui sono composte le pitture parietali delle tombe, ricche di calcarenite marina, che prende il nome di “macco”, e di carbonato di calcio.

Rispetto all'ampiezza dell'area, il team ha scavato finora solo duecento tombe a fronte delle possibili seimila disperse in tutto il territorio. La stessa ha più volte specificato che è più importante saper mantenere ciò che è stato già trovato, invece, di continuare le operazioni di scavo senza poi poter garantire un'adeguata manutenzione.

Un momento dell'incontro

In foto da sinistra Mariangela Santella e Germana Barone

Alla ricercatrice Mariangela Santella abbiamo posto alcune domande per UnictMagazine

Come si è avvicinata al restauro degli ambienti ipogei?

«Le casualità della vita professionale unite alle conoscenze derivanti dal percorso di studi mi hanno portato a concentrarmi su questo particolare settore».

Quanto è importante la manutenzione di un bene?

«Lo è molto perché permette di non far peggiorare la situazione dei beni - ha spiegato – ma anche perché dopo il ripristino il bene comincia una nuova vita che va sorvegliata con interventi di manutenzione ordinaria».

Quanto è fondamentale oggi la multidisciplinarità nell'approccio al restauro di un’area o di un sito?

«È imprescindibile in tutte le fasi della conservazione e del restauro del bene, perché riesce a unire tutte le conoscenze necessarie per eseguire un intervento».

Qual è il rapporto tra l'area della necropoli e la popolazione residente di Tarquinia?

«I residenti comprendono il valore intrinseco e culturale della zona e, addirittura, molti di loro si appassionano al punto tale da voler contribuire concretamente alla tutela e alla conservazione della necropoli».

La dott.ssa Santella è anche membro dell'Associazione amici delle tombe dipinte di Tarquinia, nata del 2012, con lo scopo di sostenere e integrare l'attività di tutela e valorizzazione della Soprintendenza archeologica. L'associazione si è dotata di un sistema di auto-finanziamento tramite pubblicazioni di quaderni, riviste specializzate, in cui vengono aggiornati costantemente gli studi svolti sul sito.