Archeologia, team Unict impegnato nel restauro delle architetture in terra cruda a Tell Muhammad

Il Baghdad Urban Archeological Project sta sperimentando un approccio innovativo e sostenibile per la ricostruzione delle antiche città babilonesi

Mariano Campo
Stato di degrado dei muri del tempio
Studio preliminare del degrado
Lavori d’impasto del fango per la realizzazione di mattoni crudi
Mattoni crudi esposti in penombra per una prima essiccazione

Grazie al progetto Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society - Changes, finanziato dalla Missione 4 “Istruzione e ricerca” – Componente 2 “Dalla ricerca all’impresa” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con il sostegno dell’Unione Europea – NextGenerationEU, e coordinato dai professori Pietro Militello e Daniele Malfitana, archeologi del dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania, il team del Baghdad Urban Archaeological Project (BUAP) diretto dal prof. Nicola Laneri ha avviato da alcune settimane un’azione di conservazione e restauro delle antiche architetture in mattoni di fango essiccati al sole ritrovate nel corso dello scavo di Tell Muhammad nei pressi della capitale irachena.

Tali strutture, costruite circa 4 mila anni fa, sono infatti fortemente suscettibili a processi di degrado dovuti ad agenti atmosferici e antropogenici e richiedono un intervento immediato di tutela e valorizzazione, che affianchi le attività già in opera per quanto riguarda lo studio dei materiali e alla ricostruzione degli eventi storici associati al periodo Paleobabilonese (l’età della dinastia di Hammurabi di Babilonia), a seguito dei ritrovamenti effettuati nel corso dello scavo già avviato da alcuni anni in collaborazione con lo State Board of Antiquities and Heritage dell’Iraq (SBAH) e con il supporto del Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI).

Modello 3D del tempio paleobabilonese (Area A)

Modello 3D del tempio paleobabilonese (Area A)

L'iniziativa, che coinvolge un team multidisciplinare di archeologi, architetti, geologi e ingegneri dell’Università di Catania, comprende, oltre al restauro delle strutture, la protezione mediante coperture e la creazione di un parco archeologico da completare nei prossimi tre anni.

Il primo periodo di analisi e studio delle architetture esposte durante gli scavi archeologici è stato condotto a Baghdad per un mese, grazie anche alla consulenza della ditta Nearchos. Uno dei massimi esperti in architetture in terra, l’arch. Claudio Prosperi Porta (già dell’Istituto Centrale per il Restauro), ha coordinato i lavori preliminari insieme all’assegnista di ricerca Sergio G. Russo dell’Università di Catania. 

Architetture e mura di fortificazioni (Area D).

Architetture e mura di fortificazioni (Area D)

Questo team ha effettuato un’analisi del degrado delle architetture e avviato la produzione di mattoni in fango che verranno utilizzati nelle prossime attività di restauro, previste per la stagione autunnale, focalizzandosi sull’area sacra, il muro di cinta e la porta, databili alla prima metà del Secondo Millennio a.C.    

Al termine delle attività, il dr. Ahmed Abdul Jabbar, direttore della sezione del restauro architettonico dello SBAH, e il dr. Ali Mehdi, direttore della sovrintendenza speciale di Baghdad, hanno visitato il laboratorio di restauro, esprimendo apprezzamento per il lavoro svolto dal team dell’Università di Catania e auspicando future collaborazioni in altri contesti archeologici dell’Iraq.

Ispettori dello SBAH in visita a Tell Muhammad

Ispettori dello SBAH in visita a Tell Muhammad