Antonio Santacroce, un maestro d’arte nostrano

Sono dieci le opere dell’artista poliedrico che impreziosiscono il Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane dell'Università di Catania

Mary Bua (foto di Alfio Russo)

Dieci opere incastonate tra ceramiche e reperti archeologici, antichi testi e documenti, come le pergamene di laurea settecentesche. Ma anche tra scheletri e reperti anatomici, microscopi e strumenti di misurazione d’epoca, tavole e progetti di illustri architetti siciliani, minerali, insetti, sementi rappresentative delle biodiversità siciliane, animali impagliati e altro ancora.

Sono le dieci opere dell’artista poliedrico siciliano Antonio Santacroce che il visitatore può ammirare all’interno del Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane realizzato al piano terra del Palazzo centrale dell’Università di Catania e inserito nel più ampio Sistema Museale d’Ateneo.

Una struttura museale – adesso impreziosita anche dalle opere di Santacroce – che da qualche mese è stata arricchita dal percorso multisensoriale Il Museo per tutti i sensi: Viaggio nelle Collezioni Museali e nel Patrimonio Culturale della città, ideato e progettato dalla prof.ssa Germana Barone, delegata del rettore al Sistema museale d’ateneo, da Marilisa Spironello e Silvia Majorana, dottorande in Scienze del Patrimonio e della Produzione Culturale.

In particolar modo è stato studiato per promuovere l’accessibilità sensoriale delle collezioni, raccolte, patrimonio storico-artistico, ma anche tradizioni della ricerca e ritratti e testimonianze di grandi personalità dell’ateneo presenti al Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane – una panoramica di tutto ciò che è esposto nelle varie strutture museali universitarie già esistenti come il Monastero dei Benedettini, Orto Botanico, Museo di Zoologia e Casa delle farfalle, Museo della Rappresentazione nei locali di Villa Zingali Tetto, Torre Biologica e Città della Scienza – seguendo le regole del percorso espositivo: Toccare, Toccare con cura e Ascoltare.

E tra le protagoniste di questo bellissimo itinerario vi sono, da qualche settimana, alcune opere dell’artista nostrano Antonio Santacroce concesse all’Università di Catania per permetterne la fruizione al più vasto pubblico.

il Vaso Brunia Ulisse è tornato e il Vaso Brunia Festa

Il Vaso Brunia Ulisse è tornato e il Vaso Brunia Festa

L’artista e le sue opere in bronzo

Nato a Rosolini, nel Siracusano, Santacroce si è formato all’Istituto Statale d’Arte a Catania, dove ha frequentato anche una scuola di artigianato artistico.

Negli anni Sessanta si è trasferito nella Svizzera Tedesca, dove si è dedicato all’insegnamento e, inizialmente dedito alla pittura, intorno agli anni Novanta ha iniziato a confrontarsi anche con la scultura.

Nel 1996 il ritorno in Sicilia preso dalla nostalgia per la terra natìa testimoniata dalle opere che aprono il percorso espositivo del Museo dei Saperi e delle Mirabilia nell’area archeologica: il Vaso Brunia Ulisse è tornato e il Vaso Brunia Festa, realizzati in terracotta nel 2004.

L’artista spiega che queste opere «fanno parte del mio sogno archeologico». «Tutto è iniziato quando avevo sei anni, quando in campagna, vicino alla Noto antica, ho trovato dei cocci di cose greche; c’erano addirittura anche pezzi di vetro romano e statuine – aggiunge -. Allontanatomi poi non sono più riuscito a trovare questo posto, e poi mio padre mi ha riportato a Rosolini».

«Il tesoro che avevo trovato l’ho perso nello stesso giorno ed è rimasto questo vuoto da cui è nato il mio bisogno di essere un archeologo – continua l’artista -. Prima di realizzare queste opere sognavo di fare vasi dipingendoli, fin quando poi li ho fatti nella realtà. I soggetti raffigurati sono elementi del quotidiano che vengono un po’ mitizzati; infatti, uno dei due vasi raffigura Ulisse».

Santacroce racconta che, avendo frequentato la bottega di un ceramista, non ha realizzato questi vasi con il tornio, ma con una tecnica diversa: ha creato prima il corpo del vaso con la relativa decorazione su un piano disteso, per poi asciugare un po’ l’argilla con la fiamma ossidrica e metterla in piedi congiungendo le due estremità. Infine, ha creato il fondo del vaso e in ultimo il coperchio.

«Io raffiguro ciò che sogno o ciò che ho visto; mi baso sui ricordi, non mi serve avere il soggetto davanti a meno che non siano ritratti», racconta il maestro che evidenzia anche come «la contrapposizione bianco-nero e luce-ombra incarna un po' il mio essere», perché si contrappongono in lui le sue origini di Rosolini, zona in cui è diffusa la pietra bianca, con la crescita e formazione nella città catanese, nonché il nero della pietra lavica.

Altra opera dell’artista esposta nella stessa area del museo è il Satiro mutilo, una scultura in bronzo di piccole dimensioni realizzata nel 1993, quando il maestro ha iniziato ad approcciarsi alla scultura.

Il Satiro mutilo

Il Satiro mutilo

«Questa è la mia prima scultura che ho realizzato perché un gallerista, Mauro Lombardo, mi ha invitato a partecipare ad una mostra, nella galleria catanese La Vite, sulla scultura italiana del Novecento – spiega -. Avevo un mese di tempo, così ci ho provato e ho comprato della creta. Mi trovavo qui in Sicilia in vacanza. Questa scultura aveva sia le braccia che le gambe tutte intere, ma non mi piaceva. Il gallerista mi disse che andava bene, ma quando lui se ne andò io spezzai le braccia e le gambe, e l’opera mi è parsa più congeniale».

«Essendo la mia prima scultura va vista ancora con occhio da pittore», ci tiene a sottolineare. «Ci sono delle parti che si rifanno alla bidimensionalità propria della pittura – aggiunge -. E il poter toccare con mano l’opera consente di avvertire sulla propria pelle il freddo bronzo e le increspature create dall’artista con lo stesso materiale, significa poter instaurare un legame diretto con l’arte».

Altra opera da toccare con cura è una piccola scultura in bronzo realizzata nel 1994, il Bozzetto della Sibilla. Santacroce spiega che l’ha creato per un’opera di più grandi dimensioni, commissionatagli da «un industriale pugliese».

«Ho realizzato l’opera nel mio studio in Svizzera – racconta -. Era la mia prima esperienza di una grande scultura, ho fatto un po’ come faceva Michelangelo: ho preso una candela e ho proiettato il bozzetto da tutti i lati attraverso l’uso della luce. Ho ricostruito il tutto a grandezza naturale e poi ho cominciato a scavare. Non avendo amici del mestiere che mi dessero delle dritte mi sono trovato a sperimentare da solo».

È evidente nella Sibilla una delle caratteristiche dello stile del maestro: la torsione dei corpi, che rievoca le figure serpentinate del grande artista cinquecentesco Michelangelo Buonarroti, figure che con la loro torsione ricordano il movimento di una fiamma che arde.

Le opere descritte si legano perfettamente agli altri reperti presenti nella stessa area espositiva, quella Archeologica. Un profondo legame le accomuna ai Falsi centuripini che le circondano: sono oggetti testimonianza di storia, della nostra storia e di quella del nostro territorio.

Bozzetto della Sibilla

Bozzetto della Sibilla

Le altre opere in esposizione tra incisioni in zinco e formelle a bassorilievo

Il percorso espositivo prosegue, sempre lungo la sezione dedicata all’architettura nel Museo dei Saperi e delle Mirabilie siciliane, con altre importanti opere dell’artista. In particolar modo la matrice di acquaforte raffigurante L’angelo e la bambina, realizzata nel 1983 su lastra di zinco.

L’acquaforte è una tecnica antica, risale alla metà del XV secolo e prevede che la matrice venga realizzata non con incisione a mano, ma attraverso l’uso dell’acido, che crea la traccia sulla lastra “incidendola” con la propria azione corrosiva. Insieme alla matrice si può osservare anche il risultato della stampa, L’angelo e la bambina, realizzata sempre nel 1983 e tirata a mano su carta Rosaspina Magnani di Pescia.

«Questa è una delle ultime incisioni che ho fatto – spiega -. Prima di questa ho lavorato sempre con l’acquatinta, ma mi interessava un linguaggio nuovo. È un’opera disegnata molto spontaneamente che avevo fatto per il compleanno della figlia del gallerista de La Vite, Mauro Lombardo».

A “confrontarsi” con la sezione dell’architettura e con le opere di Piranesi realizzate nei suoi diversi periodi artistici (quello delle raffigurazioni accademiche e quello in cui dà sfogo la sua libertà d’invenzione) sono altre cinque opere di Antonio Santacroce, delle formelle a bassorilievo: Scena di danza (2007, formella azzurra in ceramica); Dialogo con l’albero (2008, bronzo); Due figure danzanti di cui una in maschera (2008, bronzo); Musici (2008, bronzo); Scena di danza (2008, bronzo).

L’artista racconta di aver portato la formella in ceramica in Puglia, a Grottaglie, proprio per farla ceramizzare. Lì, infatti, è ancora viva e forte una tradizione unica nell’ambito della ceramografia. Dopo aver creato formelle caratterizzate da una superficie liscia, Santacroce spiega di aver voluto «dare movimento alla materia».

Anche in queste opere è evidente la torsione dei corpi che contraddistingue lo stile del maestro, ricordando alcuni capolavori rinascimentali, non solo michelangioleschi, ma anche raffaelleschi, così come sono presenti le increspature del bronzo che caratterizzano anche il Satiro mutilo, e che permettono di toccare con mano il movimento della materia.

Queste opere, che arricchiscono la sala dedicata all’Architettura, sono legate agli altri pezzi esposti da un elemento comune: il disegno, cioè l’elemento fondamentale che sta alla base di ogni arte, da cui hanno origine non solo la pittura e la scultura ma anche l’architettura. Basti pensare ai bellissimi disegni di Piranesi che decorano questo spazio.

Le formelle esposte al museo

Le formelle esposte al Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane

Un progetto espositivo in continua crescita

Oltre ai suoi manufatti artistici che impreziosiscono il Museo dei Saperi e delle Mirabilia per tutti i sensi, un grande progetto espositivo di altre opere dell’artista è in cantiere e si spera possa vedere luce nell’arco del 2025. La città protagonista dell’evento sarà Catania, luogo in cui l’artista si è formato ed è cresciuto.

Il progetto è organizzato in collaborazione con il Sistema Museale di Ateneo che ospiterà l’esposizione in tre sedi distinte destinate ad accogliere alcuni dei capolavori del maestro che ripercorrono il suo percorso artistico dalle origini sino ai giorni nostri.

L’esposizione per aree tematiche, curata dal professore Simone Licari - in collaborazione con la prof.ssa Germana Barone, direttrice del Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane, e con il supporto della dott.ssa Ornella Maci dell’Area Terza missione e dell’arch. Daniele Leonardi - è prevista in tre edifici universitari di piazza Università: Palazzo Sangiuliano che ospiterà la sezione grafica, gli spazi del Centro Universitario Teatrale in cui sarà accolta la sezione scenografica e, infine, quelli del Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane destinati alle esposizioni temporanee e in cui sarà possibile ammirare la sezione antologica.

L'opera "Madre e figlio" in piazza Castello ad Aci Castello

L'opera "Madre e figlio" in piazza Castello ad Aci Castello

«Si tratta di lavori scenografici realizzati quando, rientrato dalla Svizzera, ho insegnato all’Istituto d’arte di Catania – racconta Antonio Santacroce -. Incontrai Leo Gullotta, che ha visto come disegnavo e mi ha detto che avrei dovuto lavorare per il teatro. Così mi ha trascinato nel Centro Universitario Teatrale dove abbiamo realizzato delle opere. Ho ancora una locandina con il primo disegno che ho elaborato per una delle compagnie teatrali e che è stato pubblicato».

Un disegno seguito da tante altre opere scenografiche dedicate ai vari spettacoli. L’artista, infine, spiega anche che ha lasciato quest’ambito «perché non soddisfatto, perché mi sono detto voglio essere io il regista, solo che anziché farlo nel teatro lo facevo nelle mie composizioni».

Tra i numerosi lavori dell’artista spicca anche la scultura in bronzo Madre e figlio che oggi abbellisce la piazza principale di Aci Castello realizzata nel 2002. L’iconografia dell’opera, molto apprezzata dai cittadini e dai turisti, sorge dai ricordi di Santacroce, quando, a Zurigo negli anni Novanta, fu ispirato dal vedere una madre con il proprio figlio.

Un’altra opera di particolare pregio, un vero e proprio omaggio alla donna, in particolar modo alla maternità, è la scultura Madre e figlio esposta in passato al centro dell'abside della Cuba tardo bizantina della Cappella Bonajuto. La scultura è la matrice in terracotta su cui è stato realizzato il calco di gesso per l'opera in bronzo esposta ad Aci Castello.

La scultura Madre e figlio esposta nei locali della Cappella Bonajuto

La scultura "Madre e figlio" esposta nei locali della Cappella Bonajuto

Il Museo dei Saperi e delle Mirabilie è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, martedì e giovedì anche dalle 14,40 alle 17,30 (ultimo ingresso), mentre il mercoledì anche dalle 14,30 alle 17 (ultimo ingresso) e sabato su prenotazione (solo gruppi).

Per info contattare il numero 095 7307030, oppure scrivere all’indirizzo mail museodeisaperi@unict.it