Alzheimer, il ruolo dei recettori dopaminergici su malattia e invecchiamento

Lo studio sarà realizzato dai ricercatori degli atenei di Catania e Cattolica del Sacro Cuore di Roma grazie a un progetto Prin

Alfio Russo

La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza negli anziani, con effetti drammatici sulla vita dei pazienti, che perdono la memoria e altre funzioni cognitive, ma anche sulle famiglie e sugli operatori sanitari. Una delle sfide più significative e complesse per la salute degli anziani e per il mondo scientifico. L'età, infatti, è il principale fattore di rischio e l'aumento progressivo della longevità sarà accompagnato da una maggiore incidenza di questa malattia che rappresenta un grave problema sanitario e sociale.

Gli scarsi risultati delle terapie attualmente disponibili hanno spinto un team di ricercatori a esplorare nuove vie terapeutiche. In particolar modo l’attenzione si è concentrata su un sottotipo specifico di recettori dopaminergici noti come recettori di tipo 3 (D3-R). Questi recettori sono stati precedentemente associati a diverse malattie neuropsichiatriche, ma la loro rilevanza nel contesto dell’invecchiamento e della malattia di Alzheimer è stata finora poco compresa.

Alzheimer

Soggetti affetti da Alzheimer

Il ruolo dei recettori dopaminergici di tipo 2

Il progetto di ricerca dal titolo “Mechanisms underlying the role of dopamine D3 receptors at the hippocampal synapse: focus on aging and Alzheimer’s disease” - selezionato come Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca - mira a studiare il ruolo dei recettori dopaminergici di tipo 3 nelle sinapsi dell'ippocampo, una regione cerebrale fondamentale per la memoria e i processi di apprendimento. 

Esperimenti preliminari, svolti grazie a un precedente finanziamento dell’Università di Catania – tramite la Linea 2 Piaceri - hanno permesso di scoprire che l'inibizione farmacologica di questi recettori potrebbe potenziare la plasticità sinaptica e la memoria, ripristinando perfino le funzioni cognitive in modelli murini di invecchiamento. 

«Il nostro obiettivo è comprendere come i recettori dopaminergici di tipo 3 influenzino fisiologicamente il funzionamento dell'ippocampo e come la loro modulazione farmacologica e genetica interferisca con il processo di invecchiamento e con la malattia di Alzheimer» spiega la prof.ssa Daniela Puzzo, ordinario di Fisiologia al Dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche (Biometec) dell’Università di Catania e responsabile scientifico del progetto. 

«L’obiettivo della ricerca è di arrivare a scoperte che possano fornire le basi per lo sviluppo di nuove terapie, ma anche per effettuare una diagnosi precoce, altra importante limitazione nella gestione dei pazienti affetti da questa malattia debilitante» aggiunge la docente dell’ateneo catanese.

Il gruppo di ricerca dell'Università di Catania

Il gruppo di ricerca dell'Università di Catania

Il progetto si svilupperà in due anni, con diversi approcci sperimentali grazie alle competenze complementari delle due unità coinvolte appartenenti agli atenei di Catania e Cattolica del Sacro Cuore di Roma. 

«Sarà utilizzata una vasta gamma di tecniche di ricerca, tra cui elettrofisiologia, comportamento, immunocitochimica e microscopia elettronica, per affrontare la sfida con una prospettiva multidisciplinare. I risultati attesi di questo progetto potrebbero avere un impatto significativo nel comprendere come i recettori dopaminergici di tipo 3 modulino la comunicazione tra i nostri neuroni, influenzando i fenomeni di plasticità sinaptica che rivestono un ruolo essenziale nella formazione della memoria» afferma il prof. Marcello D’Ascenzo, associato di Fisiologia al Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Cattolica di Roma. 

«Grazie alla ricerca puntiamo a identificare i meccanismi molecolari coinvolti, in questo modo possiamo aprire nuove strade per lo sviluppo di terapie più efficaci» aggiunge il docente dell'ateneo romano.

Il gruppo di ricerca dell'Università Cattolica di Roma

Il gruppo di ricerca dell'Università Cattolica di Roma 

Il progetto sarà realizzato da un team di ricercatori in fisiologia appassionati e saranno coinvolti studenti, dottorandi e assegnisti di ricerca. 

«Crediamo fermamente che per comprendere una patologia sia necessario prima studiare i meccanismi di funzionamento in un cervello normale. Il nostro progetto, infatti, si sviluppa in diverse fasi che partono dallo studio dei recettori dopaminergici di tipo 3 nel cervello in buono stato di salute per poi comprendere cosa accade nelle patologie nelle quali la degenerazione neuronale compromette le funzioni cognitive» aggiunge il prof. Agostino Palmeri, associato di Fisiologia al Dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche (Biometec) dell’Università di Catania. 

Lo stesso progetto studierà, inoltre, l’interazione tra i recettori dopaminergici di tipo 3 e altre molecole coinvolte nella malattia di Alzheimer.

«Gli obiettivi sono ambiziosi, ma il potenziale impatto sulla lotta contro la Malattia di Alzheimer può essere significativo, anche perché alcuni farmaci che agiscono su questi recettori sono già in fase di sperimentazione clinica per altre patologie» conclude la docente Daniela Puzzo.

Daniela Puzzo

La prof.ssa Daniela Puzzo, responsabile scientifico del progetto