Il sistema di misura sviluppato al museo etneo è stato premiato all’International Multi-Conference on Systems, Signals and Devices
Innovativa, originale e di particolare interesse scientifico. E soprattutto già applicabile nelle strutture museali. Sono solo alcune keywords che stanno alla base del successo della ricerca dal titolo “Structural Holding Monitoring and Microclimate Measurements in Museum Showcases” che nei giorni scorsi a Mahdia in Tunisia si è aggiudicato il primo premio come “best paper award” all’International Multi-Conference on Systems, Signals and Devices.
Un riconoscimento che premia il lavoro dei gruppi di ricerca coordinati dai docenti Carlo Trigona, Barbara Mancuso, Valter Pinto e Anna Gueli dell’Università di Catania.
Uno studio finalizzato al monitoraggio microclimatico all’interno di musei mediante sistemi di misura miniaturizzati e IoT rispettosi per l’ambiente, non invasivi, mimetici e in grado di recuperare energia presente nell’ambiente. In particolar modo, in questa occasione è stato presentato il sistema messo a punto per il monitoraggio microclimatico del dipinto "Ritratto di gentiluomo" (1570), attribuito a Domínikos Theotokópoulos detto El Greco ed esposto nella pinacoteca del Museo Civico del Castello Ursino di Catania.
«L’opera, che ha visto un momento di celebrità negli anni Sessanta, quando è stata scelta come immagine di copertina dell’edizione francese del fascicolo dedicato a El Greco a cura di Anna Pallucchini della collana Maestri del colore Fabbri, era stata poi espunta dal catalogo dell’artista per essere nuovamente ricondotta al pittore in occasione di una mostra catanese del 2017 e di un convegno internazionale del 2019 – spiegano i ricercatori -. Il restauro e le indagini diagnostiche hanno confermato alcuni caratteri peculiari e l’uso di pigmenti frequenti nei lavori di El Greco, compatibili con la data 1571, già ipotizzata per motivi stilistici, emersa sul retro della tavola».
Al fine di garantire la salvaguardia dell’opera, nel rispetto delle normative vigenti, i docenti catanesi coinvolti si sono occupati del monitoraggio microclimatico, che prosegue tutt’oggi all’interno del museo, posizionando un nodo sensoriale wireless di dimensione centimetrica in grado di misurare temperatura, umidità e vibrazioni all’interno della teca ospitante l’opera.
Castello Ursino microclima monitorato grazie a una ricerca Unict
«Il sistema è predisposto per autosostenersi energeticamente mediante sorgenti presenti nell’ambiente, incluse le vibrazioni indotte dai visitatori ma anche radiazioni e gradienti termici – aggiungono i ricercatori -. Il dispositivo sotto opportune condizioni operative presenti nell’ambiente può funzionare anche in assenza di batteria, con conseguente riduzione delle dimensioni dei nodi e di manutenzione».
Un’attività multidisciplinare e innovativa svolta dai docenti coautori dell’articolo scientifico insieme con i giovani ricercatori e collaboratori che prosegue tutt’oggi grazie alla forte sinergia dei dipartimenti coinvolti - Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica; Fisica e Astronomia; Scienze Umanistiche – dell’Università di Catania.
«L’attività, finanziata grazie all’ecosistema dell’Innovazione “Samothrace”, coordinato dall’Università di Catania e finanziato con fondi Pnrr, prevede l’evoluzione del dispositivo verso una miniaturizzazione su scala micrometrica coadiuvando soluzioni complementari e innovative – concludono i ricercatori -. L’obiettivo finale è quello di monitorare, mediante approcci mimetici e rispettosi per l’ambiente, diverse aree del Museo Civico di Castello Ursino, location individuata per il task “Conservazione e manufatti” del work package Beni culturali dell’ecosistema Samothrace».