Denominato “Sampei”, rappresenta un’opportunità per i pescatori e per le imprese rurali
Ad oggi rappresenta un progetto ‘pilota’ di acquacoltura sostenibile, ma non è da escludere che in futuro ne possano essere attivati altri in Sicilia.
Si intitola Sampei, proprio in onore del ragazzo pescatore del cartone animato giapponese, acronimo di Valorizzazione delle risorse idriche per l’ottimizzazione dell’acquacoltura in ambiente lacustre: realizzazione di un modello intensivo auto-depurante per l’ingrasso negli invasi aziendali ed è il primo progetto sviluppato nel territorio siciliano.
A realizzarlo – grazie ad un importante finanziamento regionale (Misura 2.51. “Aumento del potenziale dei siti di acquacoltura” del Po Feamp 2014/2020) – è stata l’Università di Catania, tramite il Centro di ricerca interdipartimentale per l'implementazione dei processi di monitoraggio fisico, chimico e biologico nei sistemi di biorisanamento e di acquacoltura del Dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e tecnologie avanzate “Ingrassia”, con il prezioso contributo dell’Azienda agricola Arena Giuseppe.
L'impianto di acquacoltura a Ramacca realizzato nell'ambito del progetto Sampei
E lunedì scorso (20 novembre), il progetto interdisciplinare, proprio nella sede dell’azienda dove si trova l’impianto di acquacoltura, è stato presentato a conclusione delle attività di realizzazione di quaranta mesi.
Il progetto è finalizzato a implementare la pratica dell’acquacoltura e al tempo stesso a valorizzare le risorse di bacino non utilizzate ancora a tali fini con l’obiettivo, tra gli altri, anche di creare opportunità per le imprese rurali intenzionate a intraprendere un allevamento di pesci nelle aree interne con importanti risvolti socio-economici per il territorio.
Prevista anche la realizzazione di un modello intensivo multitrofico auto-depurante a ciclo chiuso per l’ingrasso di pesci allevati in invasi aziendali.
Il tutto nel pieno rispetto delle linee strategiche regionali per la gestione del ciclo idrico integrato e per il supporto alle aziende con proposte scientifico-strutturali mirate e capaci di incrementare gli utili correlati all’utilizzo delle acque interne e di fornire nuove opportunità di lavoro per le politiche agricole.
L'invaso realizzato nell'ambito del progetto Sampei
La risorsa idrica, infatti, ad oggi utilizzata solo per l’irrigazione, grazie ad un sistema di fitodepurazione e di disinfezione più ecocompatibili, verrà rinnovata e quindi riutilizzata per alimentare il bacino in cui saranno allevati pesci d’acqua dolce.
Grazie all’attività di acquacoltura sostenibile si assisterà alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura contribuendo alla sicurezza alimentare dell’Ue.
Al tempo stesso il progetto contribuisce alla crescita di un’economia blu sostenibile nelle aree interne e allo sviluppo delle comunità rurali con implementazione della pesca sportiva e dell’acquacoltura.
Diversi gli strumenti che favoriranno l’efficientamento energetico, la riduzione delle condizioni inquinanti dei processi produttivi e la diffusione dell’economia circolare.
Un nuovo modo di agire della ricerca che, oltre a sostenere i temi della sostenibilità ambientale, contribuisce in modo significativo al benessere degli ecosistemi a tutela della salute umana.
L'impianto di acquacoltura a Ramacca realizzato nell'ambito del progetto Sampei
Un progetto che, per la sua realizzazione, ha previsto il coinvolgimento di diverse aree di ricerca: dalla medicina a quella agraria, dalla biologia all’economia, dall’ingegneria alla chimica.
Ad illustrare il progetto è stata la prof.ssa Margherita Ferrante, direttrice del Criab di Unict, alla presenza di Alberto Pulizzi, dirigente generale del Dipartimento della Pesca Mediterranea Regione Sicilia, e del vice prefetto Maria Rosaria Giuffrè.
«Il progetto ci consente, rispondendo in pieno ad alcuni punti chiave del Green Deal e del Pnrr, di sostenere quelle piccole aziende che hanno minore possibilità accesso ai fondi europei e soprattutto il settore dell’acquacoltura vista anche come opportunità di sviluppo del territorio oltre che di promozione e valorizzazione della pesca sportiva con conseguenze per un particolare turismo», ha spiegato la prof.ssa Margherita Ferrante.
«Ottimizzare le risorse idriche, soprattutto in Sicilia, una delle regioni italiane a maggio rischio desertificazione, è di fondamentale importanza – ha aggiunto la responsabile scientifica del progetto -. È di fondamentale importanza sfruttare al massimo l’acqua e il suo riciclo grazie alla ricerca e all’innovazione».
Un momento dell'intervento della prof.ssa Margherita Ferrante. Al suo fianco il viceprefetto Maria Rosaria Giuffrè e il dirigente Alberto Pulizzi
Un progetto che consentirà anche di commercializzare i prodotti della pesca in modo ‘sicuro’ dal punto di vista alimentare.
Un’attività di ricerca che prevede anche un importante contributo a migliorare la salute grazie al cibo sano e salutare che verrà “prodotto” tramite le attività di acquacoltura. Il cibo “sano”, infatti, consente di ‘prevenire’ numerose malattie.
A seguire sono intervenuti numerosi docenti e esperti del settore che si sono soffermati sulle diverse “funzioni” del progetto evidenziandone l’importanza e la valenza multidisciplinare.
Sono intervenuti – moderati dalla docente Gea Oliveri Conti dell’Università di Catania - il presidente dell’Ordine dei Biologi Sicilia, Alessandro Pitruzzella, e anche rappresentanti della Guardia costiera.
Nel corso dei lavori il progetto Sampei è stato illustrato da diversi punti. Sull’organizzazione e gestione dei lavori del progetto sono intervenuti Piergiorgio Ricci, Enrico Parrinello e Arturo Mannino, mentre sulla valutazione di impatto sulla salute e sull’ambiente i docenti Margherita Ferrante, Gea Oliveri Conti, Nunziata Barbera, Maria Anna Coniglio, Chiara Copat, Antonio Cristaldi, Maria Fiore e Alfina Grasso.
Una parte dell'impianto del progetto Sampei
Sui sistemi di trattamento naturale dei reflui da acquacoltura, invece, i docenti Giuseppe Cirelli, Mirco Milani e Antonio Carlo Barbera, mentre Alessandro D’Urso e Roberto Purrello sui materiali ibridi auto-assemblati a base di porfirine per la bonifica delle acque.
Tra i temi trattati anche quelli relativi alla valutazione del benessere del pesce con gli interventi dei docenti Maria Violetta Brundo, Bianca Maria Lombardo, Elena Maria Scalisi, Francesco Tiralongo, Roberta Pecoraro e Antonio Selvaggio e anche sulla caratterizzazione qualitativa e microbiologica di pesce di allevamento Persico trota (Micropterus salmoides) con le relazioni dei docenti Cristina Restuccia, Rosa Palmeri e Luisa Biondi.
Sul monitoraggio della biomassa vegetale e impatti ambientali è intervenuta la docente Giuseppina Alongi, sull’avifauna ittiofaga e attività di piscicoltura i docenti Manuel Andrea Zafarana e Maria Teresa Spena.
E ancora i docenti Giuseppe Mancini e Agata Matarazzo sull’analisi di sostenibilità e ricadute economiche, sociali e ambientali del progetto Sampei, mentre sulle prospettive dell’Azienda Arena correlate al progetto sono intervenuti Giuseppe e Michele Arena.