Una memoria rivolta al futuro

Al Dipartimento di Scienze politiche e sociali si è tenuta una conferenza in occasione della Giornata internazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione

Alfio Russo (foto Gerta Human Reports)

Una memoria rivolta al futuro è il titolo della conferenza che si è tenuta giovedì 5 ottobre nell’aula magna del Dipartimento di Scienze politiche e sociali in occasione della “Giornata internazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”.

Ad aprire i lavori nell’aula magna di Palazzo Pedagaggi è stata la direttrice del Dipartimento di Scienze politiche e sociali, la prof.ssa Pinella Di Gregorio, insieme con la prof.ssa Stefania Mazzone, delegata alla Inclusione, Pari opportunità e Politiche di genere del Dsps. 

Proprio la prof.ssa Pinella Di Gregorio, in apertura, dopo aver ringraziato la Rete Restiamo Umani e Pax Christi per aver scelto il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali come sede dell’incontro, ha evidenziato «la tradizione di studi interdisciplinare sul tema dei processi migratori del dipartimento, nonché l'impegno sul fronte della formazione e della terza missione rispetto alle sfide che tali processi lanciano alle istituzioni, agli attori economici e alla società civile».

Ha evidenziato, altresì, «il ritardo della politica nel comprendere il valore degli immigrati come risorsa per la demografia e per l'economia dell'Italia; oltre alla poca memoria rispetto alla storia del Paese quando ad emigrare erano italiane e italiani».

La conferenza – che ha registrato il coinvolgimento del corso di laurea magistrale in Politiche e Servizi sociali - è stata introdotta e moderata da don Nandino Capovilla (consigliere nazionale di Pax Christi) che ha ricordato le precedenti occasioni di Trieste (2022) e Bari (2021) scelte dal movimento cattolico internazionale per la pace per la ricorrenza del 3 ottobre.

Un momento dell'intervento della prof.ssa Pinella Di Gregorio

Un momento dell'intervento della prof.ssa Pinella Di Gregorio

Proprio don Nandino Capovilla ha sottolineato «la centralità, per i migranti, delle rotte balcaniche e del Mediterraneo» nel corso dell’incontro organizzato da Arcidiocesi di Catania, Chiese Battista e Valdese di Catania, Pax Christi, SOS Méditerranée, Circolo Laudato Sì Casa Comune di Catania, Rete Catanese Restiamo Umani Incontriamoci e con la partecipazione di Gerta Human Reports.

In continuo riferimento alle posizioni di accoglienza e inclusione rappresentate in più occasioni e pubblicamente dal Pontefice, don Nandino Capovilla ha ripetutamente invitato le associazioni presenti, così come le sedi universitarie, «all’impegno costante nella pratica della “resistenza” alla barbarie», come recita la stessa definizione della Rete, “Restiamo Umani”, tra i promotori dell’iniziativa.

A seguire Marco Caponnetto di Libera Catania, dopo aver fatto riferimento al lavoro di recupero alla legalità dei beni confiscati alla mafia e ai progetti di inclusione a questa attività collegati, ha ricordato «l’importanza della memoria anche nel momento della ricerca e del riconoscimento dei corpi migranti che hanno perso la vita, per l’essenziale esigenza di ritrovamento, post-mortem, dei propri cari».

Marco Gurrieri di Mani Tese, nel suo intervento, ha ribadito «l’importanza della cooperazione», denunciando - così come ha sottolineato con forza anche Valeria Gallitto di COPE, «la scarsa attenzione istituzionale in termini di risorse e di sostegno all’attività di cooperazione».

Un momento dell'incontro

Un momento dell'incontro 

La contraddizione evidenziata è stata quella determinata dalla narrazione dell’«aiutiamoli a casa loro», immediatamente negata dalle stesse politiche restrittive in termini di sostegno ai progetti in loco e dal finanziamento, nel medesimo capitolo di spesa, delle motovedette che fermano i migranti nel loro tentativo di raggiungere benessere e salvezza in Europa.

Valeria Gallitto ha, poi, dimostrato, con i dati delle rimesse dei migranti alle loro famiglie, come, in realtà, «inserire pienamente i migranti nel nostro tessuto sociale, migliori le condizioni di quei paesi e garantisca le nostre pensioni, come i bisogni di cura dei nostri fragili».

A seguire Stefania Mazzone, docente di Storia del pensiero politico dell’ateneo catanese, ha ragionato «sull’importanza dell’ospitalità che fonda la nostra civiltà giudaico-cristiana e che imporrebbe ai “giusti” di garantire l’accoglienza dell’altro in termini di “passante”, “residente” o, semplicemente “altro da sé”».

Il tutto analizzando le terminologie dell’esclusione e dell’internamento «che – ha sottolineato la docente -, con sfumature della “temporaneità” o del “restringimento”, costruiscono “campi” e “non luoghi” di disperati, “eccedenti” in quanto “clandestini”, “richiedenti”, “non accompagnati”, “economici”, nei nostri territori, fino all’estrema pratica della “reclusione” e della “espulsione”».

Carlo Colloca, Stefania Mazzone e don Nandino Capovilla

Da sinistra Carlo Colloca, Stefania Mazzone e don Nandino Capovilla

Silvia Dizzia di Gerta Human Reports ha esposto e commentato la recente sentenza della giudice Iolanda Apostolico della Procura di Catania che ha respinto il provvedimento restrittivo da parte della Questura di Ragusa nei confronti di un migrante richiedente asilo, con la conseguente applicazione su altre tre persone provenienti dalla Tunisia e nelle medesime condizioni, determinandone il rilascio.

Anche in questa circostanza, si è evidenziato come, in termini di legalità nazionale ed internazionale, la decisione della giudice abbia un solido fondamento pienamente in linea con la Costituzione italiana.

In chiusura Carlo Colloca, presidente del corso di Laurea Magistrale in Politiche e Servizi Sociali, ha ha fatto un excursus sulla storia della gestione politica e giuridica delle migrazioni in Italia, sottolineandone i fallimenti e la scarsa attenzione alle politiche sociali necessarie.

E ha evidenziato «come a fronte dei modelli di integrazione francesi, inglesi o tedeschi, diversi tra di loro e con punti di forza e di debolezza, in tanti anni sia del tutto mancato un modello di integrazione “italiano”».

L’incontro si è chiuso nel ricordo delle vittime di tutte le migrazioni, per mare e per terra, e con l’impegno comune e fattivo, da parte delle associazioni e del Dipartimento, di “Restare umani”.