Il regista, sceneggiatore e produttore Matteo Garrone ha presentato il film al cinema Eplanet Ariston di Catania
Attesissimo ospite al cinema Eplanet Ariston di Catania, Matteo Garrone - regista, sceneggiatore e produttore - è stato accolto con una standing ovation dal pubblico in sala commosso dalla visione del suo ultimo film, Io Capitano, recentemente premiato con il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia per la miglior regia, e scelto per rappresentare l’Italia come Best International Film alla 96^ edizione degli Academy Awards.
Con grande disponibilità, Garrone si è fin da subito concesso in un racconto sincero legato alla gestazione del film, dall’idea, al progetto, che nessuno prendeva in mano, fino, al momento in cui è tornato a bussare la porta proprio a lui.
Il regista aveva ascoltato la storia vera alla base del film proprio a Catania, nel 2018, dall'incontro con un ragazzo ospite della casa famiglia Prospettiva. Da allora quella testimonianza risuonava continuamente nella sua mente.
«Quasi come se fosse stato il film a cercare me», ha commentato. Da lì l’inizio della raccolta di testimonianze di coloro che hanno affrontato questa “avventura”, scegliendo di raccontarla da un punto di vista diverso rispetto a quello che siamo abituati a vedere, dando voce a chi di solito non ce l’ha, un volto a chi spesso è considerato solo un numero.
«Sono stato un tramite, mi sono messo al servizio loro, ho cercato di dare voce ai loro racconti», senza mai però perdere la propria cifra registica, lavorando insieme ai protagonisti per non tradire la loro cultura.
La sintonia con gli attori è stata ribadita più volte. «Durante le riprese [i protagonisti] erano spesso davanti al monitor a vedere quello che accadeva, e quando giravamo si accorgevano di quello che stavamo ricreando». E ha poi proseguito: «Ho fatto un film in una lingua che non conoscevo, il wolof, che è una cosa abbastanza anomala, perché dirigevo senza sapere quello che gli attori stavano dicendo» ha detto scherzando.
Un momento della proiezione del film "Io Capitano"
Il vero capitano
È Fofana Amara, un giovane ragazzo di 25 anni, ad essere il vero capitano che si nasconde dietro il titolo del film. È stata infatti la sua storia, insieme ad altre, ad essere stata d’ispirazione in particolare per l’ultima intensa parte del film, una storia che risale al lontano 2014, quando riuscì a portare in salvo 250 persone su un barcone guidato da lui stesso ad appena 15 anni, non sapendo neanche nuotare.
In collegamento video, Fofana ha incontrato virtualmente il pubblico catanese, riportando alla mente il suo viaggio che candidamente ha raccontato: «Io non sapevo cosa fare, avevo molto paura. Quando ho visto la nave della guardia costiera ero molto contento perché erano venuti a salvare la vita di molte persone. Mi sono messo a gridare “Je suis le capitaine, je suis le capitaine”; era un modo per dire che ce l’avevo fatta».
Garrone ha rivelato di averlo potuto reincontrare per la prima volta solo di recente in Belgio, in occasione di una proiezione del film in un festival lì, dove il ragazzo vive. Purtroppo il giovane non è riuscito ad essere presente alla Mostra del Cinema di Venezia lo scorso settembre. Il regista, inoltre, ha aggiunto che «ci sono tanti Io capitano che vivono il dramma di essere stati incarcerati dopo aver fatto un gesto eroico, essere riusciti a salvare la vita a tante persone».
È stata Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i Minorenni di Messina, a riportare la travagliata vicenda personale di Fofana: passato dal carcere per l’accusa di favoreggiamento di migrazione clandestina, nonostante fosse minorenne, all’accoglienza da parte della cooperativa sociale etnea Prospettiva, dove inizia un percorso di integrazione e di crescita.
Il regista Matteo Garrone in un momento della presentazione
Il diritto di viaggiare
Con la sua estrema delicatezza e poesia, il film riesce a restituire il sogno dei due protagonisti adolescenti, Seydou e Moussa, di viaggiare e muoversi in libertà.
Un diritto, questo, ancora oggi negato sotto i nostri occhi. Glauco La Martina, presidente della Cooperativa Prospettiva che da anni lavora per assistere i migranti, e associato alla rete Restiamoumani Incontriamoci, ha riconosciuto che «il film ci dà una visione vera di quello che è il viaggio», spesso, infatti, «le strutture hanno grandissima difficoltà a parlare con i ragazzi del viaggio perché è una cosa dolorosa. In quel percorso le contraddizioni sono enormi e i rischi grandissimi».
Tuttavia, Io Capitano è pervaso da un’aurea di ottimismo che non perde mai, e che ci permette di vivere di vivere il viaggio «con grande naturalezza».
Anche la sociologa del diritto dell’Università di Catania, Teresa Consoli, ha espresso una grande ammirazione per il lavoro di Garrone, definito un «atto di generosità», un film che pone l’attenzione sui giovani che hanno fame di futuro, invitandoci a riaprire il dibattito sui migranti.
La storia di Fofana è quella di tanti altri giovani che sono riusciti ad integrarsi grazie al ruolo fondamentale e formativo della scuola, ma soprattutto, come ha sottolineato con convinzione Mauro Mangano, presidente dell'Associazione nazionale dirigenti scolastici, «abbiamo sempre il desiderio di comunità», ed è proprio l’accoglienza della comunità locale a fare la differenza.
Un momento della presentazione del film "Io Capitano"
Il viaggio del film
Il film, che non smette di collezionare consensi, è richiestissimo nelle scuole di tutta Italia. Garrone riconosce nella struttura stessa del film la chiave del successo con i più giovani: «il film ha una struttura romanzesca, da racconto d’avventura quindi accessibile ai giovani, e potrà essere visto da molti giovani che non sarebbero mai andati al cinema».
Durante il secondo incontro il regista ha spiegato che nonostante la crudezza di alcuni momenti, vicini a film realistici come Gomorra e Dogman, lo spirito dei due protagonisti richiama quello della ricerca e della magia del suo Pinocchio.
Il percorso del film, intanto, non si limita ai confini nazionali. Candidato agli Oscar, il film verrà presto presentato anche in Senegal, dove raggiungerà tutti quei ragazzi che sognano di partire.
Quest’odissea contemporanea, intanto, raccontata attraverso una storia di formazione, continua a parlare a chiunque voglia lasciarsi trascinare dal viaggio. Come ha concluso la presidente Pricoco, «forse anche noi dovremmo coltivare un sogno [...] dobbiamo trovare strade per consentire che questi ragazzi possano coltivare il diritto ad avere tutti i diritti».
Un momento dell'incontro con Matteo Garrone