Secondo appuntamento del ciclo “Fritz Lang: l’ombra del futuro” al Zō Centro Culture Contemporanee nell’ambito del KinEstFest
Secondo appuntamento al Zō Centro Culture Contemporanee del ciclo “Fritz Lang: l’ombra del futuro” dedicato al regista austriaco e organizzato da KinEstFest - Festival internazionale del cinema dell’Europa centro orientale.
L’iniziativa ripropone la tetralogia antinazista di Fritz Lang, che visse in prima persona la dittatura nazista, dalla quale riuscì a scappare prima in Francia, poi negli Stati Uniti. A Hollywood realizzò quattro film politicamente impegnati che prendono il nome di tetralogia antinazista.
Pur rispettando i generi del cinema classico, in queste pellicole Lang riesce a organizzare un discorso contro il regime di Hitler: Duello mortale (1941), Anche i boia muoiono (1943), Il prigioniero del terrore (1944) e Maschere e pugnali(1946)
Andrea Rabbito, docente di Cinema, Fotografia e Televisione all’Università di Enna “Kore”, ha introdotto il contesto storico di queste opere, in particolare de Il prigioniero del terrore (1944), citando il personaggio di Mabuse, eponimo protagonista dei film tedeschi di Lang.
Andrea Rabbito, Università di Enna “Kore”, durante il dibattito
L’ospite ha spiegato come Mabuse assurga a metafora del male nel mondo, incarnando un criminale che ipnotizza la città al fine di controllarla, finendo per impazzire dinnanzi alle sue stesse azioni e diventare un fantasma che tormenta le menti dei pazienti di un ospedale psichiatrico. Il male sussurrato nelle orecchie dei pazienti non è altro che un simbolo della propaganda nazista, come dimostra il fatto che lo stesso Mabuse reciti alcuni dei monologhi di Hitler.
Il prigioniero del terrore fa ancora una volta i conti con quel regime, raccontando una vicenda di spionaggio a Londra, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista è Stephen Neale, interpretato da Ray Milland, che appena uscito da una clinica psichiatrica, si ritrova all’interno di una festa dai tratti onirici e surreali. Qui, grazie all’aiuto di una cartomante riesce a indovinare il peso di una torta, vincendola.
La torta viene però sottratta da un uomo, che poco dopo muore a causa di un bombardamento dell’aviazione tedesca. Grazie all’aiuto di Carla e Willi Hife, interpretati da Majorie Reynolds e Carl Esmon, il protagonista riesce a raggiungere la casa della signora Bellane, che si scoprirà essere la cartomante. La donna inviterà i tre a prendere parte a una seduta spiritica con gli altri ospiti. Durante il rito, Stephen si alza in piedi e lo interrompe, quando improvvisamente un colpo di pistola uccide uno dei partecipanti.
Il protagonista viene così ingiustamente accusato di omicidio, finché non si scoprirà che il proiettile era in realtà destinato a lui e di come lo abbia schivato alzandosi in piedi in modo imprevisto. Scampato a un secondo agguato, chiede aiuto dell’ispettore Prentice. I due scopriranno che la causa della concatenazione di strani eventi è proprio la torta, al cui interno si trovano nascosti i piani per l’invasione nazista del Regno Unito.
Il pubblico assiste alla scena iniziale de “Il prigioniero del terrore”
Il film dà grande risalto all’introspezione psicologica del protagonista, mostrandone gli stati d’animo e il senso di insicurezza e oppressione, ma gioca anche con le emozioni degli spettatori, che restano sospesi nell’incertezza fino all’epilogo. Viene mostrato solo alla fine che il passato di Stephen è tormentato dall’uccisione della moglie, motivo dell’internamento nel manicomio dal quale lo si vede uscire nella scena iniziale, accompagnato dal ticchettio di un orologio a pendolo.
Questo potrebbe essere un elemento autobiografico che Lang ha inserito nella pellicola, in riferimento alla brusca separazione dalla moglie Thea von Harbou, convinta sostenitrice del partito nazista. I due si erano sposati nel 1922 e divorzieranno dopo undici anni di collaborazione, anche lavorativa, proprio nel 1933 con la salita al potere di Hitler.
Come rivelato dal regista nel 1973, in occasione della celebre intervista a William Friedkin, da quell’esperienza inquietante nacque l’idea alla base de Il prigioniero del terrore. Infatti, nell’ultimo periodo trascorso insieme, la moglie lo portò a un incontro con i piani alti del partito nazionalsocialista. Lang confessò di aver fissato, per tutta la durata dell’incontro, un orologio a pendolo uguale a quello che si vede all’inizio del film.