«Dobbiamo difendere la vita delle persone, imprese e istituzioni dagli attacchi informatici. Ad Unict da anni viene elargita una formazione d’eccellenza in questo campo» ha detto il rettore Francesco Priolo
Il settore della cybersecurity ad oggi conta una carenza di addetti pari a circa 3,5 milioni di esperti su scala mondiale, in Italia ne mancherebbero circa 100mila. Questo è il dato fornito da Palo Alto Networs durante la prima edizione della Cybersecurity Academy Conference.
Una conferenza, ospitata nei giorni scorsi nell’auditorium del Monastero dei Benedettini dell’Università di Catania, organizzata dalla Learning Academy di Catania in collaborazione con i principali Istituti tecnici professionali della provincia e dell’Academy di Palo Alto Networks negli Stati Uniti.
I principali ‘utenti’ della giornata sono stati proprio gli studenti che hanno aderito con curiosità e interesse spinti dalla novità degli argomenti, dalle concrete possibilità occupazionali e anche dal corso pomeridiano di introduzione ai concetti di Next Generation Firewalls e di Network Security.
Un’esperienza formativa che ha permesso loro di conseguire, gratuitamente, un attestato di partecipazione spendibile nella formazione professionale cyber. La Learning Academy del prof. Elio Di Mauro, infatti, ha intuito per prima la grande potenzialità della tecnologia di Palo Alto sul mercato e ha avviato il programma di formazione negli ITS etnei.
Gli studenti presenti all'iniziativa
Trasformazione digitale e sicurezza
I processi di trasformazione digitale da impiegare nel mondo della Pubblica amministrazione e delle aziende private richiede tantissima innovazione e garanzia di sicurezza, ma per mettere in pratica tutto questo «occorre dotarsi di personale qualificato» ha sottolineato Pietro Caruso, delegato Academy per Italia e Malta.
«Il percorso che sta portando avanti l’Academy Palo Alto Networks segue queste direttrici – ha aggiunto -. In collaborazione con l’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza della Repubblica, la Polizia Postale e l’esperienza del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede abbiamo cercato di trasferire questi concetti sottolineando il fatto che la tecnologia non basta se non è accompagnata dalle nuove competenze digitali».
Motivi che hanno spinto l’Academy Palo Alto a formare i docenti, mettere a disposizione strumenti di collaborazione, preparazione e formazione, dotando gli studenti di materiale e laboratori virtuali per sostenere il loro percorso di certificazione via via sempre più specifico.
A seguire, con un video messaggio, il prefetto Alessandra Guidi, vicedirettore Generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, si è rivolta agli studenti e alle autorità presenti evidenziando la missione dell’intelligence: tutelare la sicurezza nazionale e garantire i fondamenti della democrazia del nostro Paese.
«Grazie a questo l’Italia può sviluppare la propria economia e tutelare i principi fondamentali della democrazia per i propri cittadini – ha spiegato -. Per quanto attiene, in particolare, il cyberspazio, il compito dell’intelligence è quello di prevenire l’intervento di attori ostili, come l’azione di Stati che vogliono creare ingerenze nei processi democratici. Quindi, stiamo parlando, in termini tecnici, di attività di raccolta informativa e di monitoraggio della minaccia nell’ambito della quale si sta registrando la presenza di proxy, ossia organizzazioni dietro cui si nascondono ben altre teste».
«Un nome su tutti può essere NoName057 – ha detto nel corso del video messaggio il prefetto Alessandra Guidi -. In aggiunta, il nostro Paese sta cercando anche di rafforzare la propria capacità di deterrenze nel dominio cibernetico. Al riguardo, l’ultimo strumento di cui si è dotata l’intelligence è il cosiddetto “contrattacco”. Trattasi di una recente novella legislativa la quale attribuisce, al Presidente del Consiglio dei Ministri, il potere di autorizzare le agenzie di intelligence ad adottare misure di contrasto nel dominio cibernetico a fronte di una situazione di crisi ovvero di emergenza non fronteggiabile con la sola attività di resilienza».
Un momento dei lavori
Innovazione tecnologica e formazione
L’innovazione tecnologica ha cambiato totalmente il mondo del lavoro: il 60% dei lavoratori di oggi sono impiegati in mansioni che nel 1940 non esistevano. La tecnologia ha inciso per quasi l’85% sulla crescita professionale creando benessere e opportunità, ecco perché bisogna guardare verso il futuro delle generazioni di oggi stimolando l’interesse dei giovani che diventeranno forza lavoro da domani.
A confermare i dati è stato il prof. Bernardo Palazzi, consigliere dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
«Tutti siamo soggetti agli attacchi di cybersicurezza sotto il profilo professionale e anche nell’ambito personale, poiché tutti quanti utilizziamo dispositivi tecnologici, strumenti talmente pervasivi che ci espongono al rischio di attacchi informatici – ha spiegato -. Per questo è importante formarsi a tutti i livelli. La cybersicurezza non è solo un ambito tecnologico, ma multidisciplinare. Servono ad esempio legali, esperti di comunicazione e di relazioni internazionali. C’è una grande disponibilità di posti di lavoro in questo settore e studiare cybersecurity dà numerosi sbocchi professionali. L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale sta collaborando con altre istituzioni italiane per sviluppare e armonizzare i programmi in cybersicurezza di ogni ordine e grado a livello nazionale».
Una tecnologia che presenta lati positivi e negativi, ma che soprattutto necessita di una formazione d’eccellenza.
A soffermarsi su questi aspetti è stato il rettore Francesco Priolo dell’Università di Catania. «Il tema della sicurezza di oggi è di fondamentale importanza perché grazie alla tecnologia viviamo un mondo sempre più interconnesso e in cui le informazioni viaggiamo velocissime, basti pensare all’utilizzo della rete nel mondo del lavoro – ha detto in apertura dei lavori -. A noi, e a voi studenti, il compito di fare viaggiare le informazioni positive perché purtroppo c'è chi approfitta del web per rubare dati di ogni genere procurando ingenti danni alle persone, alle società e alle istituzioni. Dobbiamo difendere la vita delle persone, delle imprese e delle istituzioni e in questo contesto Unict da anni è impegnata con i corsi di laurea in informatica e anche con dottorati e master di eccellenza nel campo digitale e della cyber sicurezza».
Sulla stessa linea anche Marcello La Bella, dirigente del Centro Operativo Sicurezza Cibernetica Sicilia Orientale della Polizia di Stato.
«Assistiamo a una fortissima ascesa di tutti i reati commessi online, reati il più delle volte tradizionali commessi solo tramite pc come le truffe online, il trading online, la pornografia minorile, le estorsioni – ha detto -. Abbiamo la necessità di formare i giovani per fargli capire che il mondo della cyber security e, per l’aspetto che riguarda la Polizia, del cyber crime ha bisogno di operatori sempre più capaci in grado di contrastare efficacemente le condotte criminali».
Un momento dell'intervento del rettore Francesco Priolo
La garanzia di certezza delle fonti tra aspetti tecnici e etici
Il Vaticano, nell’ambito della comunicazione digitale, si misura quotidianamente con i rischi concreti che vanno mitigati per garantire autorevolezza nella produzione dell’informazione e nella garanzia della certezza della fonte per chi ne fruisce.
A spiegarlo al pubblico e agli studenti è stato Stefano Carta, Responsabile Network Security, Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Un settore, il suo, particolarissimo per i servizi che riguardano la comunicazione del Santo Padre (audio, video, stampa e social network), cioè l’evangelizzazione del Papa in termini telematici.
«Una superficie di attacco eterogenea da proteggere, ma più in generale la necessità di una politica di cybersecurity e di un approccio olistico – ha spiegato -. Non è solo un tema per aziende e professionisti del settore, non è solo un problema tecnico, ma anche etico. È necessaria una cultura della sicurezza che va disseminata a tutti i livelli, in primis agli utenti. Gli effetti, che molte istituzioni pubbliche e private conoscono, si possono manifestare nella perdita del patrimonio informativo a fini estorsivi, i ben noti ransonware. Nell’ambito della comunicazione digitale della Santa Sede, invece, si presenta come l’impedimento di fare libera informazione e diffondere in audio, video, immagini e testi il Messaggio del Pontefice, soprattutto nei momenti di festività cristiana».
E proprio sull’aspetto etico della problematica è intervenuto il neosindaco di Catania, Enrico Trantino, che ha lanciato una proposta agli esperti del settore: un caffè con gli haters.
«Sarebbe un’occasione per comprendere l’importanza dei valori etici che stanno alla base dei comportamenti, soprattutto a quelli sul web che spesso sono il risultato di tanta frustrazione, sintomo preciso di un disagio giovanile ed esistenziale – ha detto -. Da qui l’idea di rendere umana la figura istituzionale, di un sindaco ad esempio, con un caffè in presenza in grado di accoppiare un volto di persona a una carica e far capire, nel frattempo, che un’amministrazione ha bisogno dell’aiuto di tutti i suoi cittadini per ottenere risultati».
A chiudere la giornata, in collegamento da Tel Aviv, il Fondatore e Chief Technology Officer di Palo Alto Networks Inc., Nir Zuk.
Nel suo intervento ha ribadito «quanto sia fondamentale e attuale il tema della cybersecurity e che ci sono alcuni aspetti, come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, l’automazione o l’utilizzo del cloud, che sono importantissimi per la sua evoluzione». «Intanto perché sono utilizzati anche dagli attaccanti e poi perché consentono una flessibilità enorme – ha aggiunto -. Il cloud è forse l’esempio più calzante perché consente capacità di processo e di memorizzazione pressoché infinite. L’investimento fatto oggi in cybersecurity tornerà senza dubbio a favore degli studenti che hanno seguito il corso accademico».
Un momento dell'intervento, in video collegamento, di Nic Zuk